
“SAPEVANO CHI ERAVAMO” – PARLA ANDREA DE DOMENICO, L’ITALIANO SOPRAVVISSUTO ALL’ATTACCO RUSSO SUL CAMION DI AIUTI ONU: “È LA PRIMA VOLTA CHE LE NAZIONI UNITE SONO COLPITE DIRETTAMENTE IN UCRAINA. SIAMO STATI SOTTO COLPI DI ARTIGLIERIA CHE VENIVANO CHIARAMENTE DA UNA PARTE. NON VOGLIO NEANCHE IMMAGINARE CHE GLI UCRAINI SPARINO CONTRO LA LORO GENTE, E C’ERANO SICURAMENTE ATTIVITÀ MILITARI RUSSE NELLA ZONA. ERANO ANCHE STATI AVVERTITI DELLA NOSTRA PRESENZA. E AVEVAMO UN DRONE SOPRA LA NOSTRA TESTA.." - VIDEO
Paolo Brera per repubblica.it - Estratti
Due mezzi umanitari dell’Onu attaccati e distrutti stamani in Ucraina a Bilozerka, nei pressi di Kherson, sono un segnale terribile. Il convoglio era agli ordini dell’italiano Andrea De Domenico: rientrato lo scorso dicembre dalla Palestina, guida l’Ufficio dell’Onu per il Coordinamento affari umanitari (Ocha) in Ucraina.
“Era una missione di Inter-agency convoy (un convoglio di più agenzie Onu, ndr) che usiamo in zone del fronte dove la sicurezza è molto instabile. Da giugno non si riusciva a raggiungere Bilozerka con programmi regolari, ma ci sono 7mila residenti. Stamattina molto presto siamo partiti con 4 camion e 3 blindati.
Approcciando Bilozerka abbiamo diviso il convoglio: cerchiamo di minimizzare la presenza nei punti di scarico. Due camion hanno continuato con due blindati, e due camion sono rimasti a due chilometri con il terzo blindato. Quando siamo arrivati, poco dopo è iniziata l’artiglieria”.
Tiravano contro di voi?
“Non posso dire fosse legato alla nostra presenza, Bilizerka è spesso oggetto di colpi di artiglieria durante la giornata. Non posso provare il nesso di causalità tra la nostra presenza e l’attacco con l’artiglieria. Però, insomma, dopo 10 minuti, un quarto d’ora che eravamo là sono cominciati ad arrivare in maniera sistematica colpi di artiglieria. C’era anche un drone sopra la nostra testa”.
Se era un sorvolo di ricognizione sapevano chi foste: avete le scritte sui mezzi, no?
“Sì. Non solo siamo visibili, per i convogli Onu avvisiamo sempre sia ucraini che russi. Dopo 30 o 40 minuti abbiamo saputo che gli altri nostri mezzi erano stati esposti al fuoco. Prima sono arrivati un paio di colpi di mortaio a 150 metri dai camion, poi a 50 metri. A quel punto entrano in gioco i protocolli di sicurezza: i camion non sono blindati, non possiamo lasciare i nostri autisti a rischio di essere uccisi.
Sono saltati giù dal camion, sono saliti sul blindato e si sono allontanati. Dopo un po’ siamo andati a verificare: abbiamo trovato entrambi i camion con le cabine esplose. Credo siano stati i droni Fpv (a controllo remoto) con piccole cariche. Siamo tornati indietro a riprendere l’autista, uno dei camion ancora si accendeva e volevamo recuperarlo. L’altro sembrava più in difficoltà…”.
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Cosa c'era a bordo?
“Kit di igiene personale e un po’ di materiale per riparare le case danneggiate, per tappare le finestre e altro. Siamo riusciti a scaricare una parte del materiale e i medicinali che avevamo portato con i primi due camion. Abbiamo dovuto interrompere lo scarico dieci volte perché… con l’artiglieria senti i colpi in partenza e hai tempo di andare a proteggerti, e poi il colpo arriva e puoi uscire un’altra volta. Abbiamo interrotto il lavoro una decina di volte perché c'erano nuovi arrivi. Alla fine i primi due camion sono stati scaricati, gli altri due non sono mai arrivati”.
Avete sentito i russi dopo questo attacco, attraverso i canali usati per avvertirli? Come funzionano le notifiche?
“Notifichiamo entrambe le parti. Con gli ucraini poi c’è un riscontro, in questo caso ci avevano avvertiti: ‘La zona è pericolosa, non dovreste andare’. Ovviamente vogliono proteggersi da responsabilità anche se non è un problema loro. La nostra intenzione, quando notifichiamo, non è chiedere il permesso. E’ dire: guardate che c'è un convoglio umanitario, non sparategli. Non pensate sia qualcuno che si infiltra o chissà cosa: siamo noi”.
E i russi?
andrea de domenico attacco a convoglio onu
"Ricevono le informazioni, ma da qualche tempo non rispondono più. Noi continuiamo comunque a informarli. Forse ora questo incidente, che è andato a finire relativamente bene perché non abbiamo avuto perdite umane, sarà un'opportunità per riaprire un dialogo. Per noi è importante averlo con entrambe le parti, russi compresi. Il coordinatore umanitario ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in cui accusa i russi. Noi come Ocha non attribuiamo responsabilità”.
Perché? Pensate possa essere una false flag?
“Non abbiamo i mezzi forensi per verificare. Poi non ci vuole forse tanto per capire chi lo fa. Siamo stati sotto colpi di artiglieria che venivano chiaramente da una parte. Non voglio neanche immaginare che gli ucraini sparino contro la loro gente, e c’erano sicuramente attività militari russe nella zona.
Abbiamo visto filmati di droni, anche sui social: si dice che sono russi, ma io non so chi è l'autore del filmato dal drone e non abbiamo questi sofisticati mezzi tecnologici per determinarlo. Per questo non attribuisco. Il coordinatore ha fatto una considerazione di carattere umanitario, dicendo: chi vuoi che spari? Sono loro”.
E’ la prima volta che si trova in una condizione simile?
“Non solo io: è la prima volta che le Nazioni Unite sono colpite direttamente in Ucraina. C'erano stati incidenti indiretti, eravamo magari in prossimità di bombardamenti e abbiamo ricevuto schegge o detriti, ma mai oggetto diretto di attacco. Questo è il primo caso”.
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