anna la guida non vedente venezia

VENEZIA COME NON L’AVETE MAI VISTA - ALLA SCOPERTA DELLA CITTA’ LAGUNARE INSIEME AD ANNA, GUIDA NON VEDENTE CHE SEGUE SUONI E PROFUMI - “SONO NATA COSI’ MA ORA INSEGNO A GUARDARLA IN MODO DIVERSO”

Andrea Pasqualetto per il Corriere della Sera

 

ANNA LA GUIDA NON VEDENTE A VENEZIA 3

Anna esce di casa, allunga l'orecchio e si mette in ascolto: «Oggi va di scirocco, sarà acqua alta a 90-95 centimetri. Lo senti il gorgoglio diverso?». Poi annusa l'aria della fondamenta: «Quando cresce la marea spariscono i cattivi odori dei canali, il fango e il resto». Il cielo è grigio sopra Venezia e anche questo, lei, lo sa.

 

«Ce lo dicono i gabbiani che volano bassi, ssst ascoltali..., questa è pioggia, i colombi non li senti perché scappano, hanno paura di essere mangiati dai gabbiani». Partiamo per questo viaggio straordinario alla scoperta di una Venezia sconosciuta.

 

Una città che può raccontarti solo lei: Anna Ammirati, 65 anni, ex bancaria e madre, nata e cresciuta fra calli e campielli senza mai vederli, immersa com' è nel suo buio. «Ma non farti problemi, scrivi pure che sono cieca, completamente cieca, che è più chiaro per tutti.

 

VENEZIA

È così dal 1992», dice con una voce squillante e il sorriso sulle labbra. «Fin dalla nascita ho avuto grossi problemi di vista, ero ipovedente grave, tutto sfumato, i contorni e i colori confusi». Anna gira toccando le pietre, seguendo gli odori, leggendo i rumori.

 

In questo periodo sta guidando i turisti per un evento collaterale alla Biennale d' Arte, «La Venezia che non si vede», organizzato dalla Catalogna, al quale hanno collaborato i ragazzi di «Venice on board» ai quali è molto legata. «Perché non voglio che se ne vadano i nostri giovani, c' è una memoria da tenere viva».

 

Anna è una guida unica, sensoriale, diversa. Lei studia ogni battito della città. «Intanto metti via il trolley, piccolo ma rumorosetto. Odio i trolley». Carattere deciso, capottino rosso, occhiali neri e bastone bianco. Siamo alla Turlona, in quest' angolo di Cannaregio che è un groviglio di calli e canali verso la laguna Nord.

ANNA LA GUIDA NON VEDENTE A VENEZIA 2

 

Punta il bastone sul grande palazzo del Rio della Sensa: «Un tempo è stato l' ambasciata di Francia, lì Casanova aveva chiesto asilo politico». Camminiamo sulla fondamenta, Anna batte il bastone in qua e in là, poi si blocca, struscia la scarpa sui «masegni» della pavimentazione e fa una smorfia: «Questa è sabbiolina degli intonaci che si staccano quando fa vento e forte umidità».

 

L' acqua inizia ad affiorare. «Nessun problema, fra un po' vedrai che torna giù, il vento sta cambiando da scirocco a bora, e se tira da Nord l' acqua scende. Senti... A volte penso che chi vede si distragga e non possa apprezzare fino in fondo la potenza della natura». Anna è una guida instancabile e informatissima della Venezia nascosta

 

Racconta palazzo Mastelli, il campo dei Mori, la darsena. «Fermati. Sai cos' è questo odore?». No. «È fumo, qualcuno ha acceso il caminetto e non potrebbe». Arriviamo al Sotoportego dell'abbazia e lo capisce dalla voce che rimbomba. «Guardati gli archi». Come fa a sapere che ci sono gli archi?

VENEZIA

 

«Me li sono fatti raccontare, mi sono fatta raccontare tutto di Venezia e così la conosco e la immagino. Quando ero piccola mio zio bussava ai padroni dei cortili e chiedeva se poteva farmi toccare le cose importanti, perché imparassi». Un tempo Anna si orientava con i mille profumi della città.

 

ANNA LA GUIDA NON VEDENTE A VENEZIA

«Quando sentivo quello della gommalacca sapevo che ero nella calle del lucidatore, adoravo i lucidatori, la pece mi diceva che mi stavo avvicinando agli squeri, quelli che facevano barche. L'odore del cuoio al campo dal caegher , il ciabattino. Tutti lavori scomparsi». E adesso come si orienta? «Con la memoria, le voci, i muri, i masegni.

 

venezia

Qualcosa è rimasto... Dovremmo entrare in calle del forno, senti l' odore del pane... Questa è la trattoria della Misericordia, peperone arrostito...». A un certo punto una freccia indica l' Istituto Ospedaliero Fatebenefratelli. «Lì in fondo c' è mio marito, ne ho avuti tre di mariti. Gli hanno amputato una gamba per il fumo.

 

Ai bei tempi faceva il calciatore e il ciclista. Era uno sportivo e anche a me piaceva lo sport. Qui alla Scuola Grande della Misericordia, andavo a vedere la Reyer degli anni d' oro, sentivo le urla, i canestri, era bello».

 

Adesso c' è una mostra di Giotto. «Ma a me piace l' impressionismo, i paesaggi, i fiori che ho conosciuto, che ho toccato». Cosa le manca di più? «I colori del mondo. Anche se il buio in cui vivo non è un disagio».

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