cesare pavese

E SE CESARE PAVESE FOSSE IL NOSTRO PICCOLO CÉLINE? – ESCE IN VOLUME IL “TACCUINO SEGRETO” CHE NESSUNO VOLEVA PUBBLICARE PERCHÉ GLI APPUNTI, SCRITTI TRA IL ’42 E IL ’43, SONO UNA BOMBA: LUI, ANTIFASCISTA E POI ISCRITTO AL PCI, SI LANCIA IN INVETTIVE CONTRO GLI ANTIFASCISTI, RIFLETTE SUL FASCISMO COME DISCIPLINA DI VITA, PARLA CON TONO INDULGENTE DI MUSSOLINI E DELLA REPUBBLICA DI SALÒ. ARRIVA PERSINO A GIUSTIFICARE GLI ECCIDI NAZISTI – CALVINO ALLA EINAUDI FECE SPARIRE IL BLOC-NOTES, MA…

Luigi Mascheroni per "Il Giornale"

 

cesare pavese

E se Cesare Pavese fosse il nostro minuscolo Céline? Ci sono tanti modi per celebrare l'anniversario del grande scrittore. La rievocazione, l'apologia, il ritratto poetico. Oppure una rilettura della sua parabola umana e intellettuale attraverso il ricordo, a lungo rimosso, di una «bizzarria della storia culturale italiana». Il caso Pavese. Ne parlarono, per un'estate, tutti i giornali italiani, e anche francesi.

 

il taccuino segreto di cesare pavese

E poi l'oblio. Era l'agosto 1990, trent' anni fa. E si celebrava, allora come oggi, la morte di Cesare Pavese, uccisosi il 27 agosto 1950, a Torino, in una camera dell'albergo «Roma». Dieci bustine di sonnifero. La bio-bibliografia letteraria di Pavese è nota, e non è il caso di citarla. Il suo percorso politico invece si può sintetizzare in poche date: nel '32-33 acquisì la tessera del Fascio; nel '35 fu condannato a tre anni di confino a Brancaleone Calabro per attività sovversiva; nel '36 rientrò a Torino in seguito a una domanda di grazia accolta dal Duce; nel '45 si iscrisse al Pci.

 

cesare pavese primo levi

Da lì in avanti il nome di Pavese torinese, einaudiano, comunista divenne il simbolo della miglior intellighenzia antifascista. Fino a quando poche pagine di un quadernetto, fino a quel momento ignoto, cambiarono l'immagine e il giudizio sullo scrittore. Di cosa parliamo? Del Taccuino segreto di Cesare Pavese. Un bloc-notes di una trentina di pagine al quale tra l'inizio del 1942 e il dicembre 1943, quando era rifugiato sulle alture della campagna piemontese, prima a Serralunga di Crea poi al Collegio Trevisio di Casale Monferrato, il poeta affidò alcuni appunti sparsi. Il quadernetto fu trovato dal giornalista Lorenzo Mondo fra le carte dello scrittore a casa della sorella Maria, nel 1962.

 

Ne fece delle fotocopie e poi lo consegnò a Italo Calvino negli uffici torinesi dell'Einaudi. Passò del tempo, del taccuino non se ne seppe più niente, Calvino non prese in considerazione la possibilità di pubblicarlo, e poi sparì (ma rimasero, per fortuna, le fotocopie). Finché l'8 agosto 1990 Lorenzo Mondo decise di rendere pubblici gli appunti di Pavese su La Stampa.

 

cesare pavese

E qui inizia un vero dramma esistenziale per l'intellighenzia italica. Le annotazioni di Pavese sono una bomba. Lui, antifascista e poi iscritto al Pci, in quei foglietti si lancia in invettive contro gli antifascisti e la loro stupidità, riflette sul fascismo come disciplina di vita utile agli italiani (il fascismo che ha il grande merito di dare al popolo italiano una vera visione dello Stato), parla con tono indulgente di Mussolini e della Repubblica di Salò (e spera che possa emergere vincitrice dalla guerra poiché questo nuovo fascismo rappresenterebbe un ritorno al progetto iniziale del primo manifesto di Mussolini), arriva persino quasi a giustificare gli eccidi nazisti (anche i rivoluzionari francesi facevano cose simili).

cesare pavese

 

Capite che non si tratta di vezzi di un intellettuale irregolare, di pose di un irriducibile enfant terrible Qui siamo di fronte a posizioni radicali. All'epoca l'estate 1990 si scatenò una polemica feroce. La pubblicazione del taccuino infiammò la stampa, scatenando una campagna diffamatoria senza precedenti (si accusò persino lo scopritore del quadernetto: meglio avrebbe fatto a starsene zitto).

cesare pavese

 

In una sorta di isteria collettiva i vecchi amici di Pavese, ex partigiani e critici letterari fecero di tutto per smentire, smussare, contestualizzare e addirittura confutare l'autenticità del documento (qualcuno arrivò a dire che magari si trattava di prove narrative: gli appunti come pensieri da mettere nella testa del protagonista di un romanzo).

 

cesare pavese premio Strega

Giancarlo Pajetta definì Pavese «vigliacco e disertore». Fernanda Pivano confessò: «Io l'ho sempre idealizzato come un antifascista puro. Leggere questo taccuino mi fa sentire come se mi avessero pugnalato alla schiena». Mentre Luisa Sturani definì Pavese «un eterno adolescente, un uomo tormentato, nevrotico». Soprattutto né la Einaudi né altri editori se la sentirono di pubblicare lo scomodo taccuino. Che rimase confinato in ritagli di giornale e fotocopie pirata. Fino a oggi.

 

cesare pavese

Un altro editore torinese, meno ideologizzato e più elegante di Einaudi, ha portato a termine un'operazione filologicamente inappuntabile pubblicando in volume la trascrizione degli appunti con l'anastatica delle 29 pagine del bloc-notes, un intervento di Angelo d'Orsi che fa da introduzione, la testimonianza di Lorenzo Mondo, una lunga nota della curatrice, Francesca Belviso, e un'appendice con gli articoli di stampa che nel 1990 diedero corpo al caso Pavese (fra gli altri, di Mario Baudino, Pierluigi Battista, Franco Ferrarotti, che parla dei letterati italiani come «i campioni del pettegolezzo e delle grandi cene intellettuali in terrazza», Gianni Vattimo, Natalia Ginzburg, forse la più indulgente con il vecchio amico). Ed eccolo qui l'ultimo inedito pavesiano a non aver mai visto la luce in un libro Einaudi: Cesare Pavese, Il taccuino segreto (Aragno, pagg. CXXVI+174, euro 25).

 

cesare pavese e constance dowling

Da notare che il testo del Taccuino è stato raramente oggetto di analisi da parte di critici e specialisti, che hanno preferito dimenticare le contraddizioni - altri direbbero le fragilità - di uno dei nomi più alti del nostro 900 letterario.

 

cesare pavese

Il quale, grandissimo poeta e romanziere, fu incapace come nota Francesca Belviso nel suo imperdibile ritratto in chiaroscuro dello scrittore di sciogliere il suo vero dilemma: «esser nato nella culla dell'antifascismo italiano, crescendo accanto a uomini della tempra di Leone in uno dei bastioni della lotta partigiana e della cultura engagé e costituendo in tal modo una sorta di eccezione». La realtà, leggendo il taccuino e ripensando alla biografia dello scrittore, è molto più sfumata di quanto gli opposti furori ideologici vogliano insinuare. «È dei nostri, no è dei nostri...».

cesare pavese

 

Come l'iscrizione al Partito fascista per Pavese era stata priva di un vero significato ideale o ideologico, così l'iscrizione dopo la guerra al PCI fu un'adesione senza militanza. «Pavese è persuaso che tutto sia concesso, tutto si possa perdonare al poeta: egli compie ognuno di quei gesti con una sorta di purezza; ovvero, inconsapevolmente, cioè senza una coscienza politica» scrive Angelo d'Orsi. Un Pavese impolitico, dunque, del tutto lontano da ogni forma di impegno politico autentico. Che, forse, è la cosa peggiore che si possa dire di un intellettuale di quell'epoca. E cioè che Pavese non fu fascista fino in fondo. Ma neppure un vero antifascista.

cesare pavese 1cesare pavese 2cesare pavesecesare pavese 3

Ultimi Dagoreport

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

C’È FRANCO E FRANCO(FORTE) - SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI IN ITALIA PESA COME UN MACIGNO L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - GIÀ OGGI, PUR AVENDO IL 30 PER CENTO DI MEDIOBANCA, I DUE RICCONI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE DELLA BANCA PERCHÉ NON SONO “HOLDING BANCARIE” REGOLATE DALLA BCE (E CE MANCHEREBBE CHE PER FARE OCCHIALI O CEMENTO UNO SI METTE IN CASA GLI ISPETTORI DI FRANCOFORTE) - DOMANI AVRANNO IL CONTROLLO DI MPS E SI TROVERANNO NELLE STESSE CONDIZIONI, CIOÈ SENZA POTER TOCCARE PALLA. COSA SUCCEDERÀ ALLORA IN MEDIOBANCA E GENERALI DOPO L’8 SETTEMBRE? SI PROCEDERÀ PER ACCORDI SOTTOBANCO TRA AZIONISTI E MANAGER CON LA BENEDIZIONE DEL GOVERNO, O SI PROCEDERÀ ALLA LUCE DEL SOLE SEGUENDO LE REGOLE EUROPEE? AH, SAPERLO…

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)