francesco corallo fini tulliani

GLI ORI DEL CORALLO - LO STATO SEQUESTRA 75 MILIONI DI EURO A FRANCESCO CORALLO, IL RE DELLE SLOT CHE AVREBBE TRASFERITO ILLEGALMENTE 215 MILIONI DI EURO, STORNANDONE BEN 7 AI TULLIANI - PROPRIO QUEL DENARO SAREBBE STATO USATO PER LA COMPRAVENDITA DELLA CASA DI MONTECARLO, A BENEFICIO DEL COGNATO DI FINI

Fabio Amendolara per “la Verità”

 

FRANCESCO CORALLO

Le ricchezze di Francesco Corallo, re delle slot che su provvedimento della magistratura da qualche tempo ha obbligo di dimorare a Roma, messe da parte, secondo il sospetto degli inquirenti, anche grazie alle protezioni politiche dell' ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, e al supporto della famiglia Tulliani, sono sotto sequestro.

 

Lo Stato si riprende ciò che gli era stato sottratto con il mancato versamento delle tasse sul gioco online legalizzato. Ieri mattina gli investigatori del Servizio centrale d' investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di finanza, prima che Corallo cedesse a terzi le quote societarie, hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo di beni chiesto dalla Procura antimafia e firmato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma.

 

E su 75 milioni di euro, riconducibili a tre aziende italiane della società concessionaria che grazie agli aiutini di alcuni esponenti di Alleanza nazionale era diventata leader del settore delle videolottery (Global starnet ltd, già B Plus giocolegale Ltd, società in liquidazione), sono stati messi i sigilli della magistratura.

FRANCESCO CORALLO TRA DUE AGENTI DI POLIZIA DI SINT MAARTEN

 

Si tratta di tre imprese completamente partecipate dalla concessionaria: la Bingo plus giocolegale Srl e la Skill plus giocolegale Srl, nonché del complesso aziendale della stabile organizzazione italiana della società di diritto olandese Happy games club Bv, operante in Italia attraverso cinque sale giochi e interamente di proprietà della Global starnet.

L' inchiesta è quella che ha smantellato l'associazione transnazionale dedita a reati fiscali, al peculato e al riciclaggio, capeggiata, secondo l' accusa, proprio da Corallo.

 

FRANCESCO CORALLO

Il quale, secondo gli inquirenti, avrebbe trasferito illegalmente 215 milioni di euro, stornandone ben 7 ai Tulliani. L'attività di sequestro, che riguarda sale giochi e sale slot presenti a Roma, Viterbo e Treviso, «è finalizzata», sostengono gli investigatori, «al recupero di profitti illeciti sottratti al fisco da Corallo e reimpiegati, tra l' altro, nell' acquisto della casa di Montecarlo».

 

La famosa casa di Montecarlo: quell' appartamento in via Princesse Charlotte svenduto dal partito di Fini e fruttato ai Tulliani (grazie ai soldi di Corallo) 1 milione di euro. Un affare che, però, stando a quanto ha svelato l' inchiesta, era solo la punta dell' iceberg.

 

Perché la ricostruzione complessiva che fanno i magistrati suona come una censura pesantissima sull' attività politica dell' ex leader della destra non berlusconiana, «per l' estrema delicatezza degli interessi che hanno visto un collegamento di soggetti, i Tulliani, con una figura istituzionale di elevato rilievo, quale era, all' epoca dei fatti, l' onorevole Fini, e con il titolare di un' impresa eminentemente criminale, qual e Corallo».

Francesco Corallo

 

La relazione tra Corallo e Fini, nata con una vacanza a Sint Maartin nel 2004 e proseguita con gli investimenti sulla famiglia Tulliani, ha «condizionato», secondo la Procura, «la vita parlamentare». Corallo, insomma, ha piegato l' attività istituzionale ai suoi interessi grazie a quel rapporto con il leader di An. Un collegamento «che ha lasciato tracce del transito di somme di denaro in occasione dell' adozione di provvedimenti di legge di estremo favore per Corallo». Ossia gli aiutini, da sempre negati da Fini davanti ai magistrati, che hanno permesso a Corallo in quegli anni di diventare il magnate del poker online.

 

GIANCARLO ELISABETTA TULLIANI - LABOCCETTA - GIANFRANCO FINI

Nell' indagine è subito emerso che le imprese di Corallo «erano qualificabili, in realtà, come strutture di sistematica violazione degli obblighi fiscali (non versavano il Preu, il prelievo erariale unico legato alla tassazione sul gioco d' azzardo legalizzato, ndr)». Insomma, evadevano le tasse. E infatti dopo le documentate pressioni sui vertici dei monopoli, che i giudici definiscono «gravissime interferenze», erano venute alla luce «sottrazioni, in tre anni, di somme inverosimili dalle casse dello Stato».

 

Grazie ai giri di denaro tra le società offshore create da Corallo, alcune delle quali gestite dai Tulliani, poi, sono spariti un bel po' di milioni.

Gli investigatori la definiscono «una sistematica strategia di riciclaggio mediante ripetuti trasferimenti di denaro». Con questo sistema anche Global starnet, le cui quote inglesi erano state sequestrate con un precedente provvedimento giudiziario, avrebbe accumulato enormi debiti nei confronti dello Stato.

 

GIANCARLO TULLIANI E FRANCESCA A DUBAI

Il sequestro complessivo, compresi i beni fermati con l' ultimo provvedimento, ammonta a 187 milioni (112 milioni nella prima tranche dell' inchiesta e 75 ieri). Ma il totale del profitto, secondo i magistrati, supera i 215 milioni, fatti sparire con il contributo dei «fiduciari» di Corallo, che avrebbero operato principalmente in territori esteri, «creando e gestendo», sostiene l' accusa, una complessa architettura societaria, che nel tempo ha mutato fisionomia e che ha operato con il solo scopo di veicolare, estero su estero, i proventi illeciti dell' associazione, dissimulati attraverso apparenti ragioni economiche».

GIANCARLO TULLIANI A DUBAI DA CHI

 

Parte di quei beni, secondo le toghe romane, erano stati imboscati per conto di Corallo dai Tulliani, che sono indagati per riciclaggio (reato contestato anche a Fini). E mentre Giancarlo Tulliani, da qualche giorno, dopo aver pagato una cauzione, è tornato libero a Dubai, dove attende la decisione delle autorità locali sulla richiesta di estradizione avanzata dalla Procura italiana, l' inchiesta arriva alle battute finali.

Stando ai calcoli tecnici sui tempi delle indagini preliminari fatti dai difensori, la richiesta di rinvio a giudizio è attesa a giorni. Anche per Gianfranco Fini.

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO