CREDIBILITÀ A PUTTANE – LA CAPA DELL’ANTIDROGA AMERICANA SI DIMETTE DOPO LO SCANDALO DEGLI AGENTI DELLA DEA IN COLOMBIA – ORGANIZZAVANO IN UFFICIO FESTINI CON PROSTITUTE PAGATE DAI NARCOS – ALCUNI HANNO ANCHE OSTACOLATO LE INDAGINI

Da “il Foglio

 

In Messico, in Colombia, e nei paesi dell’America latina dove il narcotraffico prospera, tutti i criminali sanno che i problemi iniziano sempre quando arrivano gli americani. I poliziotti locali si possono uccidere o corrompere, ma con gli agenti dell’antidroga americana, la Dea, è quasi impossibile trattare, quelli sparano e sanno come farlo, e le sole operazioni antidroga che riescono in America latina sono quelle in cui gli Stati Uniti ci mettono lo zampino – spesso con metodi impropri, dicono molte indagini.

MICHELE LEONHARTMICHELE LEONHART

 

Inoltre, se uccidi un americano non c’è più nessun poliziotto corrotto che possa proteggerti, negli anni Ottanta, quando il boss dei boss messicani uccise (si dice per errore) un agente infiltrato della Dea, la reazione di Washington fu così impressionante che il narcotraffico in Messico quasi rischiò di sparire. Quando poi alla fine un boss viene arrestato, la sua unica preoccupazione è quella di evitare l’estradizione al nord.

 

Nelle prigioni latine i narcos possono ancora comandare a distanza, corrompere il secondino e far entrare in cella ragazze di piacere e piatti dai migliori ristoranti, e tutti sanno che la carriera di un narcos finisce davvero solo con la morte o con l’estradizione.

 

Per questo l’unica cosa di cui un vero narcotrafficante ha paura sono gli agenti della Dea.

MICHELLE LEONHARTMICHELLE LEONHART

 

Di recente, però, i cartelli colombiani hanno scoperto che anche gli inflessibili americani hanno un punto debole: i piaceri della carne. Michele Leonhart, capa della Dea dal 2007, martedì ha rassegnato le sue dimissioni dopo che un mese fa un report ha accusato degli agenti della Dea di stanza in Colombia, alcuni dei quali avevano l’autorizzazione per missioni con il massimo grado di segretezza, di organizzare festini a base di prostitute negli edifici gestiti dall’agenzia.

 

Le prostitute, si legge nel report, erano offerte dai cartelli della droga – e gli agenti lo sapevano. Dieci uomini della Dea sono stati accusati di aver organizzato festini con le prostitute pagate dai narcos. Dei poliziotti colombiani facevano da servizio di sicurezza durante gli incontri e i cartelli, oltre alla compagnia, davano agli americani anche regali costosi, denaro e armi.

 

LA PROSTITUTA DI CARTAGENA IN COLOMBIA CHE HA DENUNCIATO IL SECRET SERVICE LA PROSTITUTA DI CARTAGENA IN COLOMBIA CHE HA DENUNCIATO IL SECRET SERVICE

Il report dice che per questa violazione gli agenti sono stati puniti con pochi giorni di sospensione, e che in seguito hanno ostacolato le indagini. Dopo un mese di polemiche, la Leonhart ha dovuto rassegnare le dimissioni, e per i narcos latini il fatto che i supereroi della Dea siano caduti per un errore così da principiante (i narcos sono feroci, ma circospetti quando si tratta di compagnia femminile) è quasi la fine di un mito.

 

Tanto più perché uno scandalo di prostituzione in Colombia nel 2012 ha abbattuto anche un’altra agenzia federale americana, il Secret Service, i cui agenti, invece di sorvegliare sulla sicurezza di Obama a Cartagena, trascorrevano il loro tempo libero con le prostitute locali.

DEADEA

 

DEADEADEADEA

Sono cadute teste anche in quel caso, ma quella della Leonhart colpisce per il ruolo fondamentale che la Dea ha negli affari e nell’immaginario del crimine latinoamericano. La Leonhart si era scontrata con la Casa Bianca anche su altri temi, come la legalizzazione della marijuana, ma niente aveva indebolito la sua posizione quanto l’idea che per ammorbidire la morale dei suoi agenti – e mettere a rischio operazioni vitali – non servissero valigette piene di soldi, basta un’esotica ragazza colombiana.

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