roberto palumbo

“TANTO A NOI DE ‘NA PAZIENTE CHE CE NE FREGA” – PER CAPIRE LO STATO DELLA SANITÀ IN ITALIA BASTA LEGGERE LE TRASCRIZIONI DELLE INTERCETTAZIONI TRA ROBERTO PALUMBO E I SUOI COLLABORATORI: IL PRIMARIO DI NEFROLOGIA AL SANT’EUGENIO DI ROMA, AI DOMICILIARI PER CORRUZIONE, “SMISTAVA” I PAZIENTI CHE DOVEVANO SOTTOPORSI A DIALISI IN CLINICHE PRIVATE CONVENZIONATE E A LUI "COLLEGATE" (DI UNA ERA ANCHE SOCIO). IN CAMBIO, AVREBBE RICEVUTO COMPENSI MENSILI E VARI BENEFIT: MASERATI, AFFITTO PAGATO, ASSUNZIONE PER LA COMPAGNA (2900 EURO AL MESE) E VARIE CARTE DI CREDITO GRAZIE ALLE QUALI SOGGIORNAVA IN HOTEL A 5 STELLE. IN TOTALE, HA RICEVUTO PIÙ DI 700MILA EURO DA UN SOLO IMPRENDITORE – “TU ORA MI RISCRIVERAI TUTTI I POSTI CHE NON MI SONO ANCORA VENDUTO”; “NON È CHE TU A UN DIALIZZATO PUOI DIRE: ‘GLIELO FACCIO FRA TRE MESI’. QUELLO MUORE. QUINDI, SE TU DEVI ABBASSARE LE LISTE D'ATTESA, IO TI AIUTO… TE LI FACCIO IO…”

CARTE DI CREDITO, L’AFFITTO, LA MASERATI: COSÌ IL PRIMARIO VENIVA CORROTTO

Estratto dell’articolo di Giulio De Santis e Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”

 

ROBERTO PALUMBO

[…] Maurizio Terra, colto in flagrante mentre in auto consegnava al primario, ai piedi del palazzo della Regione Lazio, una busta con 56 banconote, per un totale di 3.000 euro.  […] «Me li aveva messi nel cruscotto», dirà poi Palumbo.

 

Ma è solo uno dei pilastri dell’accusa, nata dalla denuncia di un altro imprenditore, Carmelo Antonio Alfarone e nei fatti conclusa con le ammissioni di Terra. Identici i loro racconti. Alfarone: «Nelle mie cliniche diminuiva l’affluenza dei pazienti dal Sant’Eugenio, mi rivolsi a Palumbo e mi fece intendere che avrei dovuto sborsare delle somme per risolvere il deficit».

 

ROBERTO PALUMBO MENTRE INTASCA LA MAZZETTA

Nello specifico, l’utilizzo di tre carte di credito, l’affitto da 1.600 euro mensili di un appartamento in zona San Pietro, il leasing di una Smart e di una Maserati, oltre al contratto di consulenza per la compagna, Germana Sfara (specializzanda in Microbiologia), 2.900 euro mensili.

 

Oltre 700 mila euro il totale dei pagamenti. Anche Terra ha dato uno stipendio di facciata alla donna, una Mercedes a Palumbo e i contanti. […]  Dei pagamenti effettuati con queste carte di credito ci sono agli atti già i riscontri. Un soggiorno in un casale del ’700 a Firenze, un weekend a Vico Equense, perla del golfo di Sorrento, una spa a Parma, l’hotel a 5 stelle in via Partenope a Napoli, cene e altro, sempre in compagnia di Sfara.

 

OSPEDALE SANTEUGENIO DI ROMA

Da ultimo, affinando questo sistema, Palumbo era arrivato a creare una società di comodo, la Omnia 2025 srl, dietro la quale schermare i pagamenti. Una «cassaforte» del primario, la definiscono gli inquirenti, il «vaso di Pandora» o lo «scrigno» nel linguaggio del mandatario, Federico Germani. «Ho inaugurato la scheda... la carta, sabato sera abbiamo deciso di andare a cena io e Germana» gli anticipa, rallegrandosi, Palumbo, quando inizia a utilizzare la tessera intestata alla srl per le sue spese: cena a due al Simposio, a Il porto di Ripetta, un hotel a Gaeta.

 

 

ROBERTO PALUMBO

MAZZETTE, ASSUNZIONI E AUTO DI LUSSO “COSÌ IL PRIMARIO LUCRAVA SUI PAZIENTI”

Estratto dell’articolo di Irene Famà per “La Stampa”

 

Roberto Palumbo, primario di Nefrologia al Sant'Eugenio della Capitale, è un uomo di potere. «È direttore di una struttura che gestisce il più ampio bacino di utenza non solo di Roma, ma anche d'Italia». Lo sottolineano i giudici e lui lo sa bene. Palumbo è «conscio del prestigio e della posizione ambita e spendibile» che ricopre.

 

CENTRO DIALISI DIALEUR

Finito prima in carcere e ora ai domiciliari con l'accusa di corruzione insieme ad altri imprenditori amici, «smistava» i pazienti che dovevano sottoporsi a dialisi in cliniche private convenzionate. Nessun dubbio che «fornissero prestazioni di alto livello», ma Palumbo in quelle cliniche aveva precisi interessi. E nel caso della Dialeur aveva pure il 60% delle quote, anche se titolare risultava l'amico imprenditore Maurizio Terra (pure lui ai domiciliari).

 

Secondo gli inquirenti […] il primario aveva creato delle vere e proprie «corsie preferenziali». E al suo staff dava «disposizioni» precise. Le conversazioni intercettate […] parlano chiaro.

 

ROBERTO PALUMBO

«Non te preoccupa', il dializzato a Villa Pia nun ce va» diceva una collaboratrice a Palumbo. E lui a un altro: «Tu ora mi riscriverai tutti i posti che non mi sono ancora venduto». Le regole erano precise: «Quelli stanno là e non andranno da nessuna parte».

 

[…] E Palumbo, si legge negli atti di indagine, agli «amici» delle cliniche cercava di risolvere pure questioni pratiche come le perdite d'acqua. Alla Dialeur, gruppo di cui «Palumbo fa parte, ma non sulla carta», il primario forniva anche «ricette mediche per effettuare il quarto ciclo di dialisi». E non è cosa di poco conto perché si tratta di impegnative che richiedono un iter più complesso.

 

CENTRO DIALISI DIALEUR

[…] Potere, controllo e bella vita: è questo il modo di operare di Palumbo. Che pare disposto anche a minacciare per ottenere ciò che desidera. Almeno stando alla denuncia di Carmelo Alfarone, titolare del centro dialisi Diagest che si rivolge agli inquirenti e con la sua testimonianza dà il via all'inchiesta.

 

Alfarone nota che i pazienti che arrivano dal Sant'Eugenio sono sempre meno e chiede spiegazioni a Palumbo. «Mi ha fatto intendere chiaramente che avrei dovuto sborsare delle somme per risolvere il deficit». […] E così l'imprenditore gli consegna complessivamente 120mila euro.

 

ROBERTO PALUMBO

Palumbo si fa pure sovvenzionare l'affitto dell'appartamento nel centro di Roma, l'utilizzo di una Mercedes in leasing e si fa consegnare tre carte di credito con cui paga un garage per la sua Smart e la sua Maserati. A bilancio finiscono spese al supermercato, ristoranti, alberghi. La somma supera i 700 mila euro.

 

[…] Alfarone racconta che, se non avesse pagato, l'amico «avrebbe sconsigliato ai pazienti di proseguire le cure nella nostra struttura, oppure ci avrebbe sanzionato. Aveva anche minacciato di far aprire una nuova clinica vicino alla nostra così da farci diventare un acquario».

 

OSPEDALE SANTEUGENIO DI ROMA

L'altro giorno, Palumbo e l'imprenditore Terra si vedono poco lontano dal palazzo della Regione. Sono nella Smart del primario per uno scambio di tremila euro. Pure in contromano. Fermato dai poliziotti qualche metro più in là, spiega: «Ho chiesto aiuto a un amico. Dovevo pagare la consulenza per la causa della separazione». Palumbo si presenta come «persona corretta, rispettosa delle regole, dai sani principi morali» […]

 

“CHE CI IMPORTA DEI MALATI È UN PROBLEMA LORO SE QUI NON SI TROVANO BENE”

Estratto dell’articolo di Lu.Mo e A.Oss. per “la Repubblica”

 

CORRUZIONE

«Gli accessi vascolari … è una prestazione salva-vita. Non è che tu a un dializzato puoi dire: "glielo faccio fra tre mesi". Quello muore. Quindi, se tu devi abbassare le liste d'attesa, io ti aiuto… te li faccio io». Tradotto: la dialisi non si rimanda, chi non la fa muore. Il pubblico non ha posti a sufficienza, il privato accreditato è l'unica via. E, come nel caso in questione, può essere utilizzato come un bancomat.

 

È il 28 marzo quando Nicolò Lucio Vinciguerra, presidente del consiglio di amministrazione di Namur Srl, struttura del Gruppo Madonna della Fiducia, mette a fuoco, al telefono, il nucleo dell'inchiesta della procura di Roma. E, insieme, l'angoscia quotidiana di migliaia di pazienti.

 

OSPEDALE SANTEUGENIO DI ROMA

C'è una crepa nel sistema sanitario. Occorre rivolgersi ai privati, lo Stato deve stipulare convenzioni. Ed è in questo meccanismo che i magistrati collocano il nucleo del sistema che avrebbe trasformato un bisogno vitale in un canale di affari: i pazienti inviati non dove era più logico, ma nelle cliniche pronte a pagare pur di lavorare di più.

 

Pazienti fragili trattati come merce di scambio, pur garantendo prestazioni adeguate. «Tanto a noi de 'na paziente che ce ne frega, il posto in dialisi ce l'ha, sta comunque in un ospedale. Se se trova male, è un problema suo», dice la dottoressa del Sant'Eugenio Paola Tatangelo, che gestisce il raccordo tra ospedale e centri di dialisi. Negli atti si legge che seguiva «l'invio dei pazienti e il percorso clinico».

 

"Invio": come fossero pacchi.

 

«Le diciamo che qui non abbiamo posto… però abbiamo i nostri centri, la faccio contattare dalla responsabile», spiega Roberto Palumbo, il primario dell'unità operativa complessa di nefrologia e dialisi dell'ospedale Sant'Eugenio di Roma, l'uomo al centro delle indagini della squadra mobile.

 

corruzione

L'inchiesta rivela come i diritti delle strutture private diventassero privilegi elargiti a chi era disposto a pagare. Le funzioni pubbliche, piegate ai privati.

 

«Tu ora mi riscriverai tutti i posti che non mi sono ancora venduto», si legge in una delle intercettazioni attribuite a Palumbo.

 

I pazienti venivano così "inviati". A chi? Alle cliniche "amiche". E non certo secondo criteri di vicinanza al domicilio del paziente. «Diamo priorità a quelli un po' più vicini a noi, con cui collaboriamo quotidianamente, no?» è la logica di Palumbo.

 

Sfogliando le pagine che contengono le intercettazioni, sembra che tra i più favoriti, ci fosse il nefrologo Carmine De Cicco, della Clinica Madonna della Fiducia. Lui lo sa: «Palumbo su tutti favorirà sempre me… perché lui ha visto che con me guadagna e sta tranquillo». Secondo lui l'intero sistema delle dialisi gira intorno al primario del Sant'Eugenio: «Se Palumbo si sposta nel privato — dice — il mondo si sposta nel privato: è il capo del dipartimento più grande d'Europa».

 

Clinica Madonna della Fiducia

Ai privati servivano prescrizioni per ottenere i rimborsi dal sistema sanitario. Secondo la logica per cui ogni paziente frutta denaro, l'imprenditore Maurizio Terra, oggi ai domiciliari, racconta alla nipote che Palumbo gli dava ricette in bianco: «Ho fatto una faccia come il culo (ride ndr)» annotano gli investigatori. «Me ne ha date quattro bianche e m'ha detto: "se non bastano queste mi sentirai" (ride ndr)» prosegue.

 

Il flusso di denaro è continuo. Vinciguerra fa i conti: «Faccio dodici interventi al mese… 24 dialisi a 150 euro, o anche a 100, sono sempre 2400 euro». Chi fa l'accesso vascolare per la dialisi, poi inizia il trattamento. Un percorso lungo, altri soldi. E allora, quando arriva una nuova paziente, si brinda. Lo ammette Annalisa Pipicelli, la direttrice sanitaria della Dialeur, una delle strutture al centro dell'indagine della squadra mobile: «Quando inizia (una paziente ndr), preparati che andiamo a bere… brindiamo». —

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