australia lockdown coronavirus covid

LA VARIANTE AUSTRALIANA – LE AUTORITÀ ANNUNCIANO UN NUOVO LOCKDOWN E LA GENTE SI INCAZZA: MIGLIAIA DI PERSONE SONO SCESE IN PIAZZA A SIDNEY E MELBOURNE CONTRO LE NUOVE RESTRIZIONI – COLPA DELLA LENTEZZA NELLE VACCINAZIONI. A OGGI È COMPLETAMENTE IMMUNIZZATO SOLO L’11 PER CENTO DELLA POPOLAZIONE. MA NON È COLPA SOLO DEI NO-VAX… - VIDEO

 

 

 

Irene Soave per www.corriere.it

 

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Migliaia di persone sono scese in piazza oggi nelle due principali città dell’Australia, Sidney e Melbourne, per protestare contro le nuove restrizioni imposte nel tentativo di contrastare la diffusione del Covid-19. In Australia ha ricevuto la prima dose circa il 22% della popolazione, a causa delle lentezze della campagna vaccinale.

 

E il nuovo severo lockdown annunciato ieri dalle autorità, che prolunga quello già in vigore da un mese, minaccia di protrarsi fino a ottobre. Dopo l’annuncio, sono partite le proteste di piazza.

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A Sidney, in particolare, si sono registrati violenti scontri: una marcia non autorizzata — di manifestanti in gran parte senza mascherina — ha violato gli ordini della sanità pubblica e diversi agenti sono stati colpiti con piante in vaso e bottiglie d’acqua. 57 gli arrestati. Migliaia di persone hanno anche affollato diverse strade di Melbourne dopo essersi riunite davanti al parlamento dello Stato. Sei fermi.

 

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Sydney, nuova «emergenza nazionale» Covid

La strategia di «eliminazione» del virus perseguita dall’Australia durante la pandemia — con interi quartieri quarantenati al manifestarsi anche di un solo caso — aveva avuto i plausi di molti epidemiologi; eppure il virus, con la variante Delta, è tornato a manifestarsi con violenza a Sydney, dove i contagi sono diventati una «emergenza nazionale» e nemmeno un nuovo lockdown è riuscito finora a fermarne l’avanzata. La Nuova Zelanda ha bloccato il «corridoio turistico» con l’Australia.

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Ancora a metà giugno, appena il 3% dei 23,6 milioni di australiani aveva ricevuto almeno una dose di vaccino: un passo assai più lento della maggior parte dei Paesi sviluppati, dovuto a un ritardo nella disponibilità delle dosi, a lentezze nella distribuzione nei diversi Stati della federazione, e anche ad alcune convinte sacche di popolazione contraria al vaccino.

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Non sono solo appartenenti a controculture no-vax: un terzo degli australiani, secondo un sondaggio governativo di giugno, «difficilmente» avrebbe accettato di vaccinarsi dopo una serie di marce indietro governative circa la formula AstraZeneca, che il governo australiano era stato tra i primi a ordinare (e le cui forniture sono state ridotte dal contenzioso della scorsa primavera con l’Unione Europea).

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Ma il problema più grosso è stata la disponibilità delle dosi: non è chiaro quante il governo ne abbia effettivamente a disposizione. I principali fornitori sono AstraZeneca e Pfizer; i regolatori hanno approvato anche Moderna e Novavax. Il governo ha annunciato «quaranta milioni di dosi di Pfizer entro fine 2021», ma al momento non è chiaro quante siano effettivamente state consegnate.

 

La rabbia a Sidney

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E così a oggi è completamente vaccinato solo l’11 per cento della popolazione, soprattutto in fasce ad alto rischio come anziani, ospiti di case di riposo e abitanti degli insediamenti di nativi. Il più colpito è lo stato del New South Wales, di cui Sidney è la capitale, con 163 nuovi casi in un giorno e duemila casi totali: poco tempo fa tutto il Paese era a zero casi. La rabbia contro il lockdown cresce, ma l’evento di oggi — migliaia di dimostranti in strada senza mascherina — rischia di diventare un nuovo focolaio di «superuntori».

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