paolo villaggio

IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - 20 ANNI CON IL RAG. UGO FANTOZZI CI HANNO SEGNATO PIÙ CHE 20 ANNI CON IL CAV. SILVIO BERLUSCONI. PAOLO VILLAGGIO, CHE SI È SPENTO A 85 ANNI, HA DISPENSATO SAGGEZZA, IRONIA, INTELLIGENZA, COMICITÀ SEMPRE, ANCHE QUANDO SEMBRAVA VECCHIO, STANCO E MALATO - TUTTI I SUOI FILM: GASSMAN, FELLINI, MONICELLI, FERRERI, MA SOPRATTUTTO CORBUCCI, SALCE, E NERI PARENTI

 

Marco Giusti per Dagospia

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Vent’anni con il rag. Ugo Fantozzi ci hanno segnato più che vent’anni con il cav. Silvio Berlusconi. Perché l’italiano si è adagiato nel ridere di Fantozzi senza pensare minimamente che  stava ridendo di se stesso. Così facendo ha fissato in un altro da sé tutti i difetti fantozziani che erano i propri e questo lo ha reso ancora più ridicolo e più debole alle prese con i Cav.Grand.Uff. che hanno prodotto Berlusconi.

 

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Anche se Berlusconi è un personaggio più subdolo dei cavalieri fantozziani, quasi un Calboni mascherato, il collega che si tromba la Silvani, insomma. Anche simpatico. Paolo Villaggio, che si è spento a 85 anni, ha dispensato saggezza, ironia, intelligenza, comicità sempre, anche quando sembrava vecchio, stanco e  malato. Non c’è una volta che, davanti a una telecamera, non sia stato in grado di farci ridere o sorridere con una battuta.

 

Del cinema, adorava Gassman, Fellini, Monicelli, Ferreri.

Aveva anche avuto la fortuna di lavorare con loro, forse in film non sempre all’altezza, ma dove si era sentito finalmente considerato. Certo. I risultati migliori, i film cioè che tutti noi ricordiamo, in realtà arrivano con Luciano Salce, regista dei primi due incredibili Fantozzi, con Sergio Corbucci, che pur svelto e praticone, gira con lui grandi film comici, penso solo a Rimini, Rimini e da Neri Parenti, che non solo ha saputo portare avanti con intelligenza la saga di Fantozzi, ma ci ha dato due perle come Fracchia la belva umana e Fracchia contro Dracula.

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A Venezia, dove lo invitai qualche anno fa per una rassegna sul cinema comico italiano, “La situazione comica”, Villaggio introdusse due film, Fracchia la belva umana, appunto, e un primo film di Mario Monicelli. Non so perché, Villaggio non si considerava un attore vero e proprio. Si sentiva più autore, scrittore, forse alla Gianfranco Fusco. Pensava di non avere le doti tipiche e la duttilità dell’attore. Ma proprio Fantozzi ci dimostra il contrario.

 

FABRIZIO DE ANDRE E PAOLO VILLAGGIO FABRIZIO DE ANDRE E PAOLO VILLAGGIO

Va detto, però, che Salce riuscì a compiere il miracolo scegliendo attorno a lui degli attori e delle maschere incredibili, da Gigi Reder ad Anna Mazzamauro, da Plinio Fernando a Giuseppe Anatrelli, che gli fornivano non delle spalle, ma un panorama comico dove riusciva a muoversi con una grazia fantozziana perfetta. E va detto che non poteva che sentirsi attore nelle mani di Fellini, che lo trattava come un similFellini o un Mastroianni invecchiato e meno bello sia in La voce della luna sia negli spot bellissimi per il Banco di Roma. I primi film, sono davvero modesti se non bruttini.

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Eat It!-Mangiala, Il terribile ispettore di Giuseppe Orlandini, regista nobile che mangiava sul set con servizio d’argento di famiglia, Pensando a te. Lo salva l’incontro con l’amico genovese Vittorio Gassman, anche se nemmeno i film che gireranno assieme, Che c’entriamo noi con la rivoluzione? di Sergio Corbucci, e Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto, diretto a quattro mani, sono dei capolavori. Meglio con Nanni Loy, Sistemo l’America e torno.

 

E meglio, sicuramente con Luciano Salce, che lo vorrà per una black comedy poco riuscita scritta da Rafael Azcona e Luis Berlanga, Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno. Al pubblico non piacque per niente. Per fortuna Salce e Villaggio si rifaranno nel 1975 con il primo Fantozzi, presto seguito da Il secondo tragico Fantozzi, mentre in tv vedevamo, più o meno contemporaneamente, la serie di Giandomenico Fracchia. In quei due anni Villaggio diventò un gigante comico nazionale.

MAURO VESTRI E PAOLO VILLAGGIO MAURO VESTRI E PAOLO VILLAGGIO

 

Tutto quello che toccherà in quel periodo ci farà ridere. Pensiamo solo alla parodia della tv del dolore in Signori e signore, buonanotte, con i concorrenti che confrontano le loro disgrazie col Disgraziometro. O alla versione hemingwaiana di Fantozzi in “Sì buana”, sempre diretto da Salce. Diventa un caso l’episodio “Italian Superman” diretto da Nanni Loy, che per la vergogna si firmò “anonimo italiano” in Quelle strane occasioni.

 

Villaggio era un venditore di castagnaccio a Berlino, sposato con una sempre nuda Valeria Moriconi, che scopre di avere una sessualità mostruosa e diventa una star negli spettacolini hard proprio assieme alla moglie. Nanni Moretti ne parlò come massima depravazione del cinema italiano. Ma l’episodio faceva ridere parecchio.

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Nei venti anni che seguirono il primo Fantozzi, non sempre Villaggio fece le scelte giuste. Ci furono Fellini e Ferreri, ci furono Sergio Corbucci e Neri Parenti, ci fu la Lina Wertmuller di Io speriamo che me la cavo, grande successo, ma specialmente negli ultimi anni i film erano davvero poco riusciti. Segnalerei fra i tardi film di Villaggio che mi piacciono di più Denti di Gabriele Salvatores, dove è un dentista davvero pauroso, Camerieri di Leone Pompucci, Cari, fottutissimi amici di Mario Monicelli, Ho vinto la lotteria di Capodanno.

 

Scordiamoci gli ultimissimi titoli. Mentre rivaluterei i tardi Fantozzi, quelli che non riesco mai a distinguere l’uno dall’altro. Ci regala sempre un momento geniale di comicità. Come faceva del resto nella vita.

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