“HO PERSO L’UDITO, DOPO L’ACUFENE, SI È AGGIUNTA L’IPOACUSIA” - CAPAREZZA ESCE FUORI DAL TUNNEL DOPO UN PERIODO BUIO E PUBBLICA UN NUOVO DISCO: “DOPO CHE L’OTORINO MI HA DETTO CHE STAVO PERDENDO L’UDITO, MI SONO FERMATO. È STATO UN MOMENTO UN BEL PO’ NEGATIVO. FARE MUSICA NON MI RENDEVA PIÙ FELICE, MI SONO SENTITO PERSO. IL FUMETTO È RIUSCITO A FARMI TORNARE LA MENTALITÀ POSITIVA. OGGI HO GLI APPARECCHIETTI ACUSTICI, È IL PRIMO DISCO CHE VOI SENTIRETE MEGLIO DI ME…”
Estratto dell’articolo di Barbara Visentin per il "Corriere della Sera"
Caparezza lo ripete più volte: «Il disco è positivo, solare». Parla di «Orbit orbit», lavoro immaginifico che viaggia in parallelo a un fumetto di cui ha scritto la sceneggiatura […]
«È un disco felice, i tempi negativi sono andati», ribadisce prima di illustrare le 14 tracce.
La precisazione si spiega con i problemi di salute che hanno preceduto questo suo ritorno (che sarà anche live, da giugno dell’anno prossimo), complicando il suo rapporto con la musica, fino al punto da fargli pensare di smettere, portandogli «pensieri macabri», del tenore di «nel letto immagino una corda sul ramo più alto», come scrive in uno dei testi.
Quel che è successo, racconta Michele Salvemini, 52 anni, è che «dopo il problema dell’acufene, che ho ancora, ormai compagno di vita», di cui aveva parlato qualche anno fa, «si è aggiunta l’ipoacusia, una nuova rottura di palle, molto frequente per i musicisti, anche se non se ne parla quasi mai», spiega. «Dopo aver cominciato un po’ troppe volte a dire “scusa non ho capito”, il mio otorino mi ha detto che stavo perdendo l’udito».
Ne è seguito un periodo «di stop» che l’artista di Molfetta descrive come «un bel po’ negativo», in cui fare musica, visto lo scotto da pagare, «non mi rendeva più felice» e in cui si è sentito «letteralmente perso».
A venirgli in soccorso è arrivata quindi l’altra grande passione della sua vita, quella per il fumetto […] «Il fumetto è riuscito a farmi tornare la mentalità positiva che avevo perso, quindi ho studiato e ho scritto la mia prima sceneggiatura». Ne è venuto fuori un fumetto di 250 pagine che inizialmente non prevedeva un disco, «ma poi mi è scappata la mano. Così dal pensare che non avrei fatto più nulla, è venuto fuori il lavoro più complesso mai fatto».
Caparezza dice di sentirsi oggi «pacificato», anche nei confronti dell’ipoacusia: «Ho gli apparecchietti acustici, è il primo disco che voi sentirete meglio di me. Ma ci convivo e li consiglierei a chiunque fa musica. Non volevo ammettere di avere questo problema, ma mi hanno fatto notare che chi non vede bene, porta gli occhiali e chi non sente bene, ha gli apparecchi. È la stessa cosa, anche se non ugualmente accettata».
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Sul lato musicale i suoni guardano all’elettronica dei gruppi space di fine anni 70 e inizio anni 80, mentre sul piano narrativo c’è tantissima fantasia «che contiene però molta realtà».
Fra un campionamento di Gianni Morandi, un sample dei Rockets, la sua prima cover ufficiale, «di Enzo Del Re, fatta con sole onomatopee del fumetto» e un finale corale con un’orchestra da 76 elementi […]
La sua penna, sempre lucida e intelligente, si sofferma anche sul senso di fare rap alla sua età: «Non voglio fare il giovanilista, ho cercato di fare un disco onesto che aderisca alla mia età. Così come trovo normale che uno di 50 anni non comprenda il linguaggio di un artista molto giovane. E quindi a loro dico “ti auguro San Siro, ma la tua roba non la capisco”. Sono contento di diventare vecchio, il segreto della vita sta nella pacificazione con la nostra età».






