mario maffucci

“DOPO BAUDO PUNTAI SU CELENTANO. BIAGIO AGNES OSSERVÒ: ‘MA NON SA FARE TV’. E IO DISSI: ‘GLIELO INSEGNO IO’” – IL MITOLOGICO DIRIGENTE RAI MARIO MAFFUCCI RACCONTA IN UN LIBRO I SUOI 32 ANNI A VIALE MAZZINI, DAL "MOLLE-AGIATO" CHE SI BLOCCO’ DURANTE LA DIRETTA DI “FANTASTICO” E POI INVITO’ GLI ITALIANI A SPEGNERE LA TV (“MARIETTA, TI SEI DIVERTITO?”), ALLA PARODIA DEL TRIO SOLENGHI-LOPEZ-MARCHESINI SULL’IRAN CHE CREO’ UN CASO DIPLOMATICO - E POI LA BATTUTA DI GRILLO SUI SOCIALISTI (“NON FU CACCIATO, GUGLIELMI GLI OFFRÌ UN PROGRAMMA. FU LUI A DIRE NO”), “BIBERON” CON L’IMITAZIONE DEL “PERMALOSISSIMO” DE MITA, LE INCURSIONI DI CAVALLO PAZZO, NICOLETTA MANTOVANI CHE VIETÒ A PAVAROTTI DI CANTARE SUL PALCO DI SANREMO E BENIGNI CHE ASSALTO’ LA CARRA’… - VIDEO

 

Giovanna Cavalli per corriere.it - Estratti

 

 

mario maffucci

Manco il tempo di sedersi sulla poltrona di capostruttura che a Raiuno era già scoppiata la prima grana.

«Nell’ultima puntata di Fantastico 7 del 6 gennaio 1987, Pippo Baudo aveva risposto al presidente Enrico Manca che gli aveva dato del “nazionalpopolare”. Disse: “D’ora in poi mi sforzerò di fare solo programmi regionali e impopolari”».

 

Mario Maffucci, dirigente tv, 85 anni, di cui 32 vissuti in prima linea a viale Mazzini e dintorni, si racconta in Samurai. Le avventure di un Forrest Gump della tv dietro le quinte del potere (scritto con Andrea Scarpa, da oggi in libreria per Edizioni Fuoriscena). «Fu l’inizio di una clamorosa frattura».

 

 

Tripla. Il 20 marzo Raffaella Carrà se ne andò da Berlusconi, l’indomani vi salutò Pippo. Tempo un mese pure Enrica Bonaccorti.

«Il direttore Emmanuele Milano mi convocò nel suo ufficio: “Che facciamo?”. Risposi “Prendiamo Celentano”».

 

Perché il Molleggiato?

«Serviva un personaggio carismatico come Baudo, ma fuori dallo schema televisivo. E in quel momento Adriano era campione di incassi. Il direttore generale Biagio Agnes osservò: “Ma non sa fare tv”. “Glielo insegno io”».

adriano celentano

 

Alla puntata d’esordio di «Fantastico 8», andò in onda la prima, leggendaria e lunghissima pausa.

«Un ammiratore gli urlò: “Adrianooo sei forte!”. Lui si bloccò. Muto. In diretta».

 

Bel guaio.

«Da dietro le telecamere mi sbracciai, sperando che si riprendesse. Niente. Così anticipai il blocco pubblicitario. Nella pausa andai a parlargli. “Adriano, ti prego, fai qualcosa”. “Sì, Mario”. Era svuotato, scarico. Lo show ripartì, ma senza ritmo».

 

Poi andò persino peggio.

«Nello spazio pubblicitario dello sponsor, il caffè Splendid, non ricordando più cosa doveva dire, invitò a comprare il Lavazza. A fine puntata gli dissi: “È andata malissimo”».

 

Invece no.

«La mattina dopo mi telefonò Agnes. Pensai: “Adesso arriva la mazzata”. Disse: “Ho parlato con Ciriaco”».

 

De Mita.

solenghi marchesini lopez baudo

«Mi si gelò il sangue. Invece: “Ha detto che Fantastico gli sembra interessante”».

 

Ascolti stellari.

«Una media di 11 milioni di spettatori con picchi di 13».

 

Averceli, oggi. Qualche puntata dopo Celentano scrisse sulla lavagna «La caccia e contro l’amore», senza accento.

«Fu il caos. Il giorno seguente c’era il referendum. E in più invitò i telespettatori a scrivere al capo dello Stato “Io sono il figlio della foca”».

 

Sempre meglio.

«La Rai lo multò di 200 milioni di lire. Finimmo in Tribunale per violazione della legge elettorale. Il procuratore generale della Repubblica, per dimostrare che eravamo a conoscenza delle intenzioni di Adriano, chiese cosa c’era scritto sul “gobbo”».

 

Come se la cavò?

andreotti a biberon

«Gli spiegai che Adriano non lo usava. “Da lontano non ci vede”. Fummo assolti».

 

Infine invitò la gente a casa a spegnere la tv per 5 minuti. Dica la verità, ogni sera aveva i capelli dritti.

«Lo seguirono 8 milioni di italiani. Mi disse: “Tranquillo, Marietta. Ti sei divertito eh?».

 

Altro programma: «Biberon», con la compagnia del Bagaglino. Altra rogna.

«I vertici mi convocarono prima del debutto: “Nel copione ci sono delle criticità”. Ovvero l’imitazione del permalosissimo De Mita che parlava con la d al posto della t. E una battuta su Maria Pia Fanfani e i marinai. Proposero di registrare la puntata. Mi opposi, minacciando le dimissioni. E salvai la diretta».

 

De Mita si arrabbiò?

mario maffucci cover

«No, capì che avrebbe aumentato la sua popolarità. Andreotti andò addirittura al Salone Margherita e duettò con il suo sosia Oreste Lionello, una serata memorabile».

 

(...)

Nel 1986 Beppe Grillo a «Fantastico 7» fece la battuta: «Se in Cina sono tutti socialisti, a chi rubano?».

«Baudo si scusò in diretta. Mentre Celentano, collegato al telefono, sghignazzava. Ammettiamolo, quella sera godettero in molti».

 

Ma Beppe fu cacciato.

«No. Andò ospite a Sanremo e Guglielmi gli offrì un programma. Fu lui a dire no».

 

Le parodie del Trio Solenghi-Lopez-Marchesini.

«Quella sull’Iran, con Solenghi che faceva Khomeini e la Marchesini la sora Khomeini, creò un incidente diplomatico. Mesi dopo a una cena Prodi svelò a Tullio: “Quel vostro sketch è stato il più costoso della storia della tv, con quella scusa l’Iran non ci ha pagato un sacco di soldi”».

 

mario maffucci 22

Per 18 anni (1982-2000) ha seguito Sanremo.

«Gli ultimi quattro da direttore artistico. Misi insieme Mike Bongiorno con Piero Chiambretti, appeso al soffitto vestito da angioletto. All’inizio Mike non ne voleva sapere, preferiva una formula tradizionale. Lo convinse la moglie Daniela».

 

(...)

Il Festival del 2000.

«Accanto a Fabio Fazio ci voleva un personaggio internazionale. Proposi Luciano Pavarotti. Amava Sanremo, accettò subito».

 

Però.

«Si mise di mezzo Nicoletta Mantovani, che gli impedì di cantare sul palco, per non bruciare il Pavarotti & Friends di giugno. “Faccio come dice lei”. Così Luciano fu soltanto un valletto. Un disastro».

 

Eravate amici.

«Ogni tanto mi telefonava di notte, dall’estero. E attaccava “Nessun dorma”. Poi scoppiava in una risata fragorosa».

 

Baudo portò sul palco gli operai dell’Italsider.

beppe grillo

«Ci ritrovammo 2.500 lavoratori con megafoni e tamburi sotto l’Ariston. “Dottò, e mo che facciamo?”, mi chiesero. La trattativa l’ho condotta io».

 

L’attivista Mario Appignani, ovvero Cavallo Pazzo.

«Salì sul palco gridando: “Il Festival è truccato e lo vince Fausto Leali”. Poi dichiarò che era d’accordo con Pippo. Mai creduto che fosse vero».

 

La spallina di Patsy Kensit, il pancione di Loredana Bertè, il perizoma di Anna Oxa, ogni anno scoppiava uno scandalo.

«Lo scoprivo in diretta. Non mi agitavo, tanto sapevo che se ne sarebbe parlato per un giorno e via».

 

E quando nel 1991 Benigni si gettò addosso a Raffaella Carrà a «Fantastico 12»?

MAGALLI MAFFUCCI

«Il giorno dopo mi chiamò il dg Pasquarelli. “Si rende conto? Come è stato possibile?”. “Sa, i comici sono come i bambini, dicono e fanno quello che gli viene in mente”. Si arrabbiò ancora di più. Io invece ero contentissimo: avevo visto gli ascolti».

benigni carraENZO PORCELLI MARIO MAFFUCCI MARISA LAURITO RENZO ARBOREmario maffucci mario maffuccipippo baudo mario maffucci Mario Maffucci e Bruno Voglino Mario Maffucci fazio pavarotti

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....