
“IN ‘RIP - ROAST IN PEACE’ LA POCHEZZA DEI TESTI RENDE LO SPETTACOLO PRIVO DELLA NECESSARIA PERFIDIA E SPONTANEITÀ PER QUESTO GENERE DI SATIRA” - ALDO GRASSO CARBONIZZA IL PROGRAMMA DI PRIME VIDEO IN CUI SEI COMICI SIMULANO IL FUNERALE DI UN PERSONAGGIO PUBBLICO CHE VIENE MESSO ALLA BERLINA: “LE BATTUTE SONO MONOTEMATICHE. SONO ELOGI MASCHERATI DI CATTIVERIA. LA PRATICA DEL “ROAST” CONSISTE NELL’ESSERE COSÌ CORROSIVI DA TESSERE UN ELOGIO ALLA ROVESCIA. E INVECE LE BATTUTE SONO FIACCHE, LA RIBALDERIA MISURATA, LE ‘OFFESE’ GERMOGLIATE IN UN RETROTERRA DOVE TUTTI SI CONOSCONO E DOVE TUTTI S’INCONTRANO, AL BAR O IN RADIO O IN TV...”
Estratto dell’articolo di Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
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La premessa di «R.I.P. (Roast in Peace)» è interessante: cosa succederebbe se al tuo funerale, anziché elogi, venissero elencati tutti i tuoi peggiori difetti, senza possibilità di replica? La cerimonia del «funerale comico», dove una figura conosciuta viene «arrostita», canzonata e messa alla berlina, nelle intenzioni dei membri del Friars Club (1949), era un grande atto d’amore, un omaggio riservato solo ai grandi.
Il nostro «R.I.P.» su Prime Video vede sei giovani comici alternarsi nell’elogio del defunto: Stefano Rapone, Edoardo Ferrario, Beatrice Arnera, Eleazaro Rossi, Corrado Nuzzo e Maria Di Biase, guidati da Michela Giraud in gramaglie. I trapassati sono Selvaggia Lucarelli, Elettra Lamborghini, Roberto Saviano e Francesco Totti.
A parte il fatto che il più spiritoso di tutti alla fine risulta essere Totti, a parte il fatto che alcuni sono in evidente imbarazzo, come si trovassero fuori posto (Roberto Saviano), a parte che alcuni dei «defunti» interpretano con sospetta naturalezza il loro ruolo, è la pochezza dei testi letti che rende lo spettacolo privo della necessaria perfidia e spontaneità per questo genere di satira. Se per rimproverare Totti si attacca l’allenatore Luciano Spalletti significa che qualcosa non funziona.
E poi le battute sono monotematiche sempre, le stesse, sono elogi mascherati di cattiveria. La pratica del «roast», all’interno di una sgangherata verità, consiste nell’essere così corrosivi da tessere un elogio alla rovescia.
E invece le battute sono fiacche, la ribalderia misurata, le «offese» germogliate in un retroterra dove tutti si conoscono e dove tutti s’incontrano, al bar o in radio o in tv. E poi il ritmo della trasmissione è di una lentezza esasperante, tale da «uccidere» ogni verve satirica, ogni spigliatezza comica.
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aldo grasso
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