weinstein (1)

AMERICA FATTA A MAGLIE - FA RIDERE MERYL STREEP CHE OGGI SCHIFA WEINSTEIN DOPO AVERLO DEFINITO ‘DIO’: ‘NON TUTTI SAPEVANO’. MADDECHÉ: A HOLLYWOOD ERA UN ‘OPEN SECRET’ CHE OGGI TIRANO FUORI DECINE DI DONNE E UOMINI - TACCIONO I ‘LATE NIGHT’, SALTA LO SKETCH AL ‘SATURDAY NIGHT LIVE’. GLI STESSI CHE HANNO PASSATO MESI SULLE FRASI DI TRUMP ‘ACCHIAPPA-PASSERE’ DI 12 ANNI FA

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

meryl streep harvey weinstein

American Horror Story, eccovela servita quella reale, tutta ambientata nel bel mondo liberal tra Hollywood e New York, un bel mondo che non ha né le palle per difendere Harvey Weinstein, che pure è stato il loro mentore e finanziatore, e del quale naturalmente conoscevano il lato oscuro, ovvero che non soltanto si portava a letto tutte le femmine piacenti che gli capitavano a tiro, soprattutto aspiranti attrici, ma anche aspiranti giornaliste, anche impiegate e segretarie, e che a loro riservava speciali e perverse violenze e umiliazioni;

 

ma neanche il fegato di dire la verità, ovvero che la loro satira pungente dedicata in questi mesi incessantemente a Donald Trump, crocifisso per una frase volgarotta di 12 anni fa, le loro cattiverie taglienti riservate al fondatore di Fox News, Roger Ailes, bollato come stupratore sul lavoro, marchiato da una campagna mediatica terribile, costretto, peraltro giustamente, a ritirarsi (e alla fine ci è rimasto secco), o le accuse pesanti di reati analoghi sciorinate per il polemista conservatore Bill O'Reilly, che invece resiste, non sono in grado di tirarle fuori e utilizzarle per lo stupratore di famiglia.

meryl streep harvey weinstein

 

Anzi, come ha fatto Lorne Michaels, il boss di Saturday Night live, la più nota storica trasmissione di satira televisiva, sperano di cavarsela con una battuta cretina: è una cosa di New York, come dire una cosa limitata a un pezzetto di Paese, quello nel quale è nato Harvey Weinstein, peraltro proprio come Trump. Peccato che poi qualcuno abbia fatto la spia e abbia raccontato che invece lo sketch e le battute su Weinstein c'erano ma non sono andate in onda misteriosamente all'ultimo minuto.

meryl streep harvey weinstein

 

Così per il resto dei divi del cinema che attorno a Wenstein hanno fatto la coda e la ola per tanti anni, e così per i politici democratici che, capitanati dalla coppia Clinton e dalla coppia Obama, si sono fatti finanziare le campagne elettorali e organizzare e pagare i party di compleanno. Tutti zitti come spie.

 

 Eppure per quanto riguarda splendide donne come Penelope Cruz, Nicole Kidman, Gwyneth Paltrow, Kate Hudson, Julianne Moore, Cate Blanchett, Renee Zellweger, Angelina Jolie, Salma Hayek, Penelope Cruz, Toni Collette, Minnie Driver and Uma Thurman, sussiste il dubbio fecondo che il maniaco di sesso e di potere abbia messo le mani addosso anche a loro. Magari sono tra quelle dieci che hanno in questi anni hanno chiuso accordi di segretezza con Miramax e con la Weinstein con pacchi di soldi in cambio del silenzio sul ricatto subito.

meryl streep harvey weinstein

 

Meryl Streep che accettando un Golden Globe nel 2012 ringrazio’ Harvey Weinstein definendolo God, Dio, ci ha messo quattro giorni prima di fare una dichiarazione non personalmente, non con la sua bella voce, il volto sofferente e il tono drammatico che spesso ha usato in questi mesi per stigmatizzare l'elezione di Donald Trump e la sconfitta di Hillary Clinton come una caduta della democrazia; no, ha fatto parlare il suo ufficio stampa per dire che sicuramente “le donne coraggiose che hanno denunciato Harvey Weinstein sono le sue e nostre eroine, che le terribili notizie hanno addolorato coloro il cui lavoro lui ha così tanto valorizzato e le cui buone e degne cause ha sostenuto, ma che una cosa dev'essere chiara. Non tutti sapevano. Weinstein era conosciuto da lei per essere duro ed esigente sul set , ma niente di più”.

harvey weinstein

 

Excusatio non petita perché a Los Angeles tutti sapevano delle prepotenze, delle soperchierie, delle ire furibonde dell'uomo, che prendeva tutti a pugni, sbatteva contro il muro, minacciava di rovinare chiunque non gli piacesse o gli avesse fatto scappare la pazienza. Le avventure, per amore o per forza, con dive e aspiranti tali, tra loro per molti anni anche una famosa italiana, a tutti erano note.

 

harvey weinstein e late night

Daniel Day-Lewis una volta gli disse davanti a tutti che l'unica cosa che giustificasse la sua esistenza era la capacità di produrre buoni film e portarli al successo, ma anche questo accadeva per amore o per forza, Nel senso che la Miramax fondata dai fratelli Weinstein mettendo insieme il nome di papà e mamma, Miriam e Max, ha fatto tanti ottimi film, da Pulp Fiction a Shakespeare in love, alcuni pessimi film, come La vita è bella, ma lo stile utilizzato per propagandare i film e ottenere loro degli ambiti riconoscimenti è stato sempre lo stesso: regali, denaro, prepotenza. E naturalmente l'aiuto determinante degli amici potenti del Partito Democratico.

 

barack obama harvey weinstein

 Ieri, a scandalo scoppiato e ormai maturo, appena arrivata la notizia che dell'autosospensione la sua azienda non sapeva che farsene, e che il consiglio di amministrazione, suo fratello Bob compreso, ha votato per licenziare Harwey Weinstein e nel contempo di continuare l'indagine interna, l'attore veterano di Broadway Nathan Lane, quello di The producers per intenderci, ricordava di quella volta in cui al party per i 53 anni di Hillary Clinton, tutto naturalmente organizzato e pagato da Weinstein, il produttore si altero’ per una gag che non gli era piaciuta, lo afferrò e gli sbatte la testa contro un muro minacciando di non farlo lavorare mai più, e Lane gli rispose di sentirsi libero perché non era nell'ingranaggio di Hollywood.

 

meryl streep harvey weinstein

Certo, l'uomo era potentissimo. Oggi Lauren Sivan, giovane reporter televisiva, nel raccontare allo show TV di Megyn Kelly l'umiliazione di essere stata messa in un angolo di una stanza rigorosamente privata di un ristorante e costretta ad assistere a masturbazione con eiaculazione in una pianta ornamentale, a domanda sul perché avesse taciuto per 10 anni, rispondeva che quello era un hollywood, avrebbe potuto rovinare la carriera e la vita di chiunque.

 

WEINSTEIN E MICHELLE OBAMA

Nel privè del ristorante a quanto pare si sono consumate decine di performance di questo tipo, ora testimoniate da una cameriera che ha raccontato che le donne ne uscivano sempre in lacrime con aria stravolta perché al nostro è ormai acclarato che piacessero coercizione, violenza, maniere brutali.

 

Sabato sera naturalmente tutti ad aspettare Saturday Night Live nella certezza che un pezzo di programma sarebbe stato dedicato all'infame ma anche gustosissimo scandalo. Invece niente: parte seria dedicata a las Vegas, con naturale violenta polemica sul controllo delle armi, parte comica dedicata al primo possibile appuntamento galante di OJ Simpson uscito di galera, ricordo doveroso di Tom Perry, tutti zitti su Weinstein.

 

weinstein georgina chapman

 La stessa cosa, ovvero gli è caduta la lingua, è toccata con gli altri cattivissimi conduttori Rai giornalistico e il comico dei Late Night Show. Jimmy Kimmel si è esibito in uno scambio di battute al vetriolo col figlio del presidente, Donald Junior, prima chiedendogli se si riferisse allo scandalo rivelato da quel giornale liberal e non credibile che è il Times, poi insistendo a chiedere se lo scandalo fosse quello delle frasi volgari di suo padre a proposito del prendere le signorine per le parti intime per conquistarle in fretta.

rose mcgowan

 

Non è bastato a evitare a lui e agli altri della notte il sarcasmo della rete, perché è chiaro che non si tratta di solidarietà per un amico, ma solo di imbarazzo per la causa liberal ferita abbastanza gravemente.

 

Quanto al New York Times, protagonista della rivelazione di alcune donne, tra le quali Rose mcGowan e Ashley Judd, che oggi ha rovinato la gran carriera di Harvey Weinstein, viene fuori ora che sapevano tutto dal 2004 avendo ricevuto le stesse testimonianze più altre in una inchiesta scritta dalla giornalista Sharon Waxman , che ora dirige un sito da lei fondato, The Wrap. La mancata pubblicazione le fu spiegata con le proteste del protagonista, il quale era uno dei più importanti inserzionisti pubblicitari del giornale, e che, saputo dell'articolo, si era personalmente recato in redazione per protestare rumorosamente.

ashley judd

 

Oggi il potere dei Weinstein è intaccato ed inferiore, probabilmente è questa la ragione del coraggioso scoop, assieme all'altra notizia che circola secondo la quale altri giornali avevano i materiali ed erano sul punto di pubblicarlo.

harvey weinstein e rose mcgowan leonardo dicaprio e il produttore harvey weinsteinharvey weinstein e georgina chapman harvey weinstein e marion cotillardWEINSTEIN AI TEMPI DELLA MIRAMAXashley judd in kiss the girls

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")