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BALLA CON TIM - “IL VIDEO ELETTRO-SWING DI SVEN OTTEN E’ STATA UNA FORTUNA. UN ANTIDEPRESSIVO PER I TEMPI CUPI CHE VIVIAMO” – IL BALLERINO TEDESCO AMMETTE: “NON HO MAI MESSO PIEDE IN UNA SCUOLA DI BALLO. HO IMPARATO TUTTO DAI VIDEO TUTORIAL. PASSO DOPO PASSO...” – VIDEO

 

 

G.B. per Rolling Stone

 

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È l’uomo che ha creato lo spot Tim: «Tutto è cominciato in quella fabbrica creativa che è la mia famiglia allargata: a casa mia si naviga, si guarda, si inventano cose», racconta Luca Josi, 51 anni, direttore Brand Strategy e Media di Tim.

 

«E quel video era lì: perfetto, quasi fosse sul comodino di Agatha Christie. Sven è il testimonial che tutte le nonne vorrebbero in casa. La sua storia è quella di un ragazzo che, grazie a un’ottima connessione alla Rete, scopre un talento che non sapeva di avere, una passione che fa esplodere nella sua cameretta.

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L’inquadratura era perfetta, con la luce che arriva dalla finestra, lui al centro, le mani che indicano gli spazi ai quattro angoli dello schermo e che ci hanno permesso di “far entrare” le parole delle nostre offerte commerciali». Infatti avete tenuto tutto, pure la musica.

 

«L’elettro swing è una musica contemporanea che rilegge lo swing, un genere allegro che nasce come reazione alla Grande Depressione del ’29. Non voglio fare sociologia a buon mercato: dico semplicemente che è perfetto per i tempi in cui viviamo. Anzi, diciamola tutta: trovare quel video è stata una grande fortuna. E non è stata l’unica».

 

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In effetti, quando una cosa funziona davvero, spesso si crea una specie di magia che porta, per l’appunto, a un’incredibile sequenza di gran botte di fortuna. «Prendi Sanremo: avevamo firmato il contratto, eravamo sponsor unici prima di scoprire Sven. Non pensavamo a un simile successo: siamo arrivati al Festival proprio nel momento di boom dello spot. Avevamo a disposizione delle telepromozioni. Normalmente vengono trattate come le parenti povere degli spot: vanno in onda una sola volta, a volte non ci si mette tutto l’impegno. E invece, grazie al via libera di Presidente e AD, abbiamo creato cinque momenti teatrali strepitosi».

 

LUCA JOSI ROBERTO DAGOSTINO LUCA JOSI ROBERTO DAGOSTINO

E poi c’era Mina… «Mina è una grande amica. Le era piaciuto lo spot e ha detto subito di sì. E qui mi fermo: amo la sua riservatezza e quindi non c’è altro da raccontare. Anzi, no, una cosa la aggiungo: dall’11 giugno la voce di Mina torna protagonista dei nostri spot, insieme a Sven e all’Uomo Ragno.

 

Un supereroe anomalo, non è sovrumano come Superman: lui e Sven sono due ragazzi della cameretta. Sono spot molto gioiosi». E poi Spiderman usa la rete… «Non solo, il suo costume rosso e blu ha i nostri stessi colori». Continuate con Sven. Ma non pensate sia ormai sovraesposto? In rete circolano moltissime parodie del suo balletto. «Le parodie sono il premio più bello per chi fa comunicazione: vuol dire che hai colpito nel segno, che hai creato quell’attenzione che è il nostro obiettivo. Abbiamo aperto il canale #BallaConTIM: i nostri utenti ci hanno sommerso di video. I migliori li abbiamo mandati in onda la sera della finale di Champions

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2. SVEN OTTEN E UN TRANQUILLO RAGAZZO DI PAESE

Gianluca Beltrame per “Rolling Stone”

 

Todo cambia: c’e un attimo speciale (credo ci sia nella vita di ognuno) che ti cambia radicalmente la vita. Una telefonata, un incontro, un’e- mail: dopo, niente e piu lo stesso, niente puo essere piu lo stesso. E come il  film Sliding Doors. Una ragazza con una vita normalissima prende la metropolitana al volo: la sua vita va da una parte. La stessa ragazza perde il metro e prende un taxi per tornare a casa: la sua vita  finisce in tutt’altra direzione.

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Sven Otten ha 29 anni ed e un giovane normalissimo. «Sono un tranquillo ragazzo di paese», continua a ripetere (quasi a scusarsi) durante tutta l’intervista. Nasce, cresce e continua a vivere a Heinsberg, 41 mila abitanti, vicino a Colonia, in Germania. Padre (Peter), madre (Anneliese), una sorella piu grande (Yvonne) e una piu piccola (Virginia). La scuola, il motorino, le ragazze. Il computer e i videogames, lo scambio di  le: i suoi amici, a cominciare da Yves che gli e piu caro di tutti, sono un po’ nerd, come lui.

 

E infatti Sven studia computer science all’universita di Aachen (vicino a casa): e sicuro che il suo futuro sia li. Poi, un giorno, sua sorella piccola condivide un video su YouTube e tutto cambia. Nel suo personalissimo Sliding Doors, Sven Otten non sale sul vagone della metropolitana. Per lui comincia una nuova vita: oggi e il ballerino dello spot Tim. Lo conoscono tutti. E il video, realizzato nella sua stanza e pubblicato in rete con il nick JustSomeMotion, ha superato i 40 milioni di visualizzazioni: «E come se meta Germania lo avesse visto», dice. E ancora non ci crede.

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E assertivo: «Ho imparato molto di piu con il computer che in tutti gli anni di scuola». Del resto, senza il computer e senza i social network questa storia non sarebbe mai esistita, nessuno di noi conoscerebbe Sven, che avrebbe fatto la sua carriera nel mondo della IT. La sua storia e la favola Millennial. Non ha mai messo piede in una scuola di ballo. «Ho imparato tutto dai video tutorial, vedevo un passo che mi piaceva e mi incaponivo, la prendevo come una sfida: dovevo riuscire a farlo».

 

RS Di’ la verita: studiavi le coreografie per fare colpo sulle ragazze in discoteca...

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OTTEN Non ho mai studiato un’intera coreografia. Vedevo un passo che mi piaceva e lo imparavo. Poi lo mettevo via: era come se riempissi di passi un enorme cassetto, che poi aprivo tirando fuori quello che volevo fare in quel momento.

 

 

RS Che cosa ballavi?

OTTEN Ho cominciato con il Melbourne Shuf e, una street dance nata in Australia negli anni ’80. Poi ho aggiunto un po’ di Tecktonik (electro dance) e Rebolation, che si balla nei rave brasiliani. Alla  ne sono arrivato al Charleston: mi piaceva quel suo essere retro e la sua ironia. Mi sono accorto che proprio le parti ironiche erano quelle che mi mettevano piu voglia di ballare. Se balli, e perche vuoi mostrare gioia e allegria. O, almeno, per me e cosi.

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RS La prima volta che hai ballato un pezzo intero?

OTTEN Mi c’e voluto un anno per metterlo insieme, ed era un pezzo di cinque minuti. Quando era pronto, alla  ne era Natale. Ho pensato di farlo vedere a mio padre: una specie di regalo.

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RS E gli e piaciuto?

OTTEN Molto. Quella sera avevamo la cena di Natale dalla nonna, e lui mi ha detto: «Perche non lo fai vedere anche a lei?». Cosi l’ho caricato su YouTube, per farlo vedere alla nonna. Anzi, l’ha caricato mia sorella Virginia, che poi l’ha condiviso. Lo stesso hanno fatto i miei amici. Beh, tempo una settimana era arrivato a 100mila visualizzazioni. Pazzesco. Cosi ho pensato di farne un altro: la musica era All Night di Parov Stelar, e ha fatto 40 milioni di views.

 

RS E hai pensato di darti alla pubblicita.

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OTTEN Ma  figurati! (ride). Li pero ho cominciato a vedere una cosa. Arrivavo a 100mila visualizzazioni e mi dicevo: piu in alto di cosi non potro mai arrivare! Le visualizzazioni arrivavano a un milione e mi ripetevo la stessa cosa. Poi a 10 milioni... Da quel momento non ho piu smesso di sorprendermi. E infatti un giorno mi e arri- vata una mail.

 

RS Dall’Italia?

OTTEN No, da Los Angeles. Un produttore di Hollywood aveva visto il mio primo video e vo- leva farci uno spot. Mi chiede di raggiungerlo.

 

RS E l’hai fatto?

OTTEN Certo. Sull’aereo per gli Stati Uniti, pero, continuavo a chiedermi se non fosse uno scherzo idiota messo su dai miei amici. E invece all’aeroporto c’era davvero un autista in livrea con in mano un cartello con il mio nome. Sono salito su una limousine e mi ha portato in un hotel pazzesco a Rodeo Drive. La sera ho cenato con un muffin, era l’unica cosa che potevo permettermi sul menu: costava 15 dollari e io ero uno studente universitario... Mi sono chiesto come avrei fatto a sopravvivere una settimana a Los Angeles.

 

RS Ma non era tutto pagato?

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OTTEN L’ho scoperto solo la mattina dopo. E a quel punto ho ordinato una gigantesca insalata di pollo. Buonissima.

 

RS E cosi sei entrato nel grande giro degli spot.

OTTEN Ma no, stavo ancora studiando e quella per me era la cosa piu importante, la computer science, il mio futuro. Ammetto di aver pensato: “Magari posso fare qualcosa di piu con la musica e con YouTube”. Cosi ho pensato di fare un altro video: sono uno preciso, ho cominciato a chiedere i diritti per le musiche.

 

E li mi sono scontrato con le regole dello showbusiness. Jamie Barry e stato carinissimo, mi ha detto subito: “No problem”, anzi era felice che la sua musica  finisse in un video. Altri sono stati meno carini. Cosi ho lasciato perdere. Anche perche, nel frattempo, avevo trovato lavoro come project manager in an’azienda di IT. Poi e arrivata una mail.

 

RS Da Tim...

OTTEN No, da una banca tedesca. E mi avevano scritto in inglese...

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RS La banca tedesca ti ha scritto in inglese?

OTTEN Si, perche nel frattempo su Internet era successo di tutto. Un mucchio di gente giurava di conoscere chi fosse veramente JustSome- Motion: una delle voci piu accreditate era che fossi francese. C’era per no chi aveva scritto che avevo avuto problemi, ma che sarei tornato presto... Tanti si erano preoccupati (ride).

 

RS E come l’hai gestita con la banca?

OTTEN Ho pensato che avevo bisogno di una manager: ha fatto tutto lei. L’accordo prevedeva che avrei mantenuto il mio lavoro, che la campa-gna pubblicitaria mi avrebbe impegnato solo nel tempo libero. Poi, invece, e successo di tutto: mi hanno invitato perfino nel piu importante talk show televisivo tedesco, in prima serata. Non ce l’ho piu fatta a gestire tutto. Anche perche un giorno e arrivata una mail.

 

RS Da Tim.

OTTEN Stavolta si. Le prime mail sono tutte uguali: “Ti abbiamo visto in rete, vorremmo incontrarti...”. Per fortuna ora ho una manager che si occupa di me: io non ci starei dentro. An- che perche, hai presente quella cosa che dicevo prima, quando pensi: “No, piu di questo non e possibile”, ecco Tim riesce sempre a stupirmi con le sue proposte e la capacita di realizzare cose incredibili.

 

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Parti con lo spot (il video con la musica di Parov Stelar), poi un giorno ti chia- mano: “Devi venire a Roma a ballare in piazza di Spagna con 300 ballerini sulla scalinata”. Trecento ballerini, ti rendi conto? Poi un altro giorno ti dicono: “Guarda che devi andare al Festival di Sanremo”.

 

RS Sempre un passo oltre quello che immagini?

OTTEN Ma si. Sono appena tornato dal Brasile, dove ho girato uno spot per Tim Brasil. E io non ero mai stato in Sudamerica. Poi gli spot con Spiderman, li vedrete presto.

 

RS Ce ne parli?

OTTEN Da bambino guardavo i cartoni animati di Spiderman. Era il mio supereroe preferito: non un grande corpo, mica una bestia fisicata come Hulk o Thor. Uno un po’ sfigato, ma intelligente, ironico, che faceva tricks geniali. Mi hanno detto che avrei fatto degli spot con lui e ho lavorato con Chris Silcox, lo stuntman: riesce a fare salti e robe incredibili, come lo Spiderman che vedevo da bambino. Ha 21 anni, siamo di- ventati un po’ amici. Lui sta in America, ci siamo scambiati i numeri di telefono, ci rivedremo.

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RS Tutta questa storia ti ha cambiato la vita?

OTTEN Sono sempre un tranquillo ragazzo di paese, i miei amici sono sempre gli stessi. Mi colpisce, pero, tutta quella gente che mi scrive sui social e mi confessa storie anche molto personali.

 

C’e il papa che racconta della sua bambina di 3 anni che guarda la televisione e aspetta lo spot Tim perche vuole ballare con me. C’e la signora di 67 anni che mi contatta in privato e mi parla come se fosse mia nonna: “Guarda che in quell’intervista avevi i capelli messi male, fatteli sistemare!”. C’e la ballerina americana che ha dovuto abbandonare la danza per un problema al ginocchio e dopo avermi visto ha ripreso a ballare, non per professione, ma per puro divertimento...

 

RS Pero sarai diventato ricco, ti sarai comprato una mega casa e...

OTTEN No, guarda, mi sono comprato un appartamento, due piani sopra i mei: soggiorno, camera da letto, bagno e cucina. Che pero non uso: cucino e mangio dai miei. Poi torno su, e la cucina la sistemano loro.

 

 

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LUCA JOSI E la compagna Allegra LUCA JOSI E la compagna Allegra

 

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