sordi vitti

CANCEL CINEMA! LE BOTTE DI SORDI ALLA VITTI, IL BLACKFACE DI TOTÒ, LA PATATA BOLLENTE, LA MALAFEMMINA E IL "VIZIETTO". I FILM ITALIANI ALLA PROVA DELLA NEOCENSURA - E POI CI SONO I SELVAGGI SCHIAFFEGGI DI GIANNINI ALL'INFIDA BORGHESE MARIANGELA MELATO: “BOTTANA INDUSTRIALE!!” - NEMESI E PARADOSSO: LA CONTROFIGURA DELLA VITTI NELLA SCENA DEL PESTAGGIO DA PARTE DI SORDI ERA UNA GIOVANE FIORELLA MANNOIA... - VIDEO

 

Luigi Mascheroni per il Giornale

 

Sessisti, razzisti, misogini, omofobi. Quanto sono scorretti i film italiani

sordi vitti

L'ossessione per la correttezza politica a volte è pericolosa. Altre, ed è peggio, ridicola.

 

Gabriele Salvatores, un regista premio Oscar, è tranchant: non ho intenzione di girare un film con un gender manager sul set per garantire risalto alle interpretazioni femminili, ha detto poco tempo fa.

 

E ce ne sarebbero di cose da dire sui limiti alla libertà creativa, l'operettistico di certi diktat, le implacabili regole antisessismo e antirazzismo che sfogano nel grottesco... Del resto, se un fotogrammi sì e uno pure persino le fiabe già edulcorate della Disney, da Dumbo a Biancaneve, si impigliano nelle maglie del neomoralismo ideologico, cosa potrà accadere in futuro, magari molto vicino, a tanti vecchi scorrettissimi e divertentissimi film?

 

sordi vitti 2

È quello che prova a immaginare Alessandro Chetta, giornalista e videomaker, nel suo nuovo Cancel Cinema. I film italiani alla prova della neocensura (Aras edizioni) - non un pamphlet ma un saggio molto documentato sia su versante cinematografico sia su quello della storia della cancel culture e del politicamente corretto e delle loro derive - in cui il cinema italiano dell'età dell'oro è passato sotto la lente del moralismo autoritario d'ultimo conio sempre goffamente truccato da rivendicazione. Riusciranno i nostri eroi... (Ettore Scola, e tutti gli altri registi e sceneggiatori che hanno fatto della nostra cinematografia una delle maggiori al mondo) a sopravvivere a forbici, correctwashing, asterischi, divieti, alert e disclaimer vari?

 

 

chetta cover

A rischiare, del resto, sono in tanti. A partire dai titoli. Esempi: Il vizietto (nel 1978 non si era ancora capito se l'omosessualità fosse un vizio o un'inclinazione), La patata bollente (Steno, nel 1979, sbancò il botteghino, Vittorio Feltri, con lo stesso titolo, del 2017, si è reso una condanna per diffamazione), Le mogli pericolose (forse che Luigi Comencini ci sta dicendo che la colpa è sempre loro, mai dei mariti, qualsiasi cosa succeda?) oppure, il peggiore di tutti: Totò, Peppino e la... malafemmina, anno di pessime prospettive per il #MeToo 1956...

 

Un po' colto divertissement che irride i nuovi puritani, un po' j'accuse provocatorio per prevenire danni peggiori nell'immediato futuro (chi l'avrebbe immaginato, dieci anni fa, che negli Stati Uniti a Colazione da Tiffany avrebbero rinfacciato scivolate razziste verso gli asiatici?!)?, Cancel Cinema costituisce un impietoso stress test su oltre duecento film italiani per cercare di capire quanti e quali resisterebbero alla nuova censura retroattiva che pretende di processare il passato senza considerare le sfumature, il contesto, il significato del termine «parodia», la libertà della creazione artistica, le normali mutazioni del comune senso della morale... Lo tsunami che cancella tutto è partito da tempo oltre Atlantico e sta per abbattersi sull'Europa. Prepariamoci.

 

Bene: ma oggi, l'etica dell'annullamento, quali film di ieri colpirebbe?

 

giannini melato 19

Pensate, per un momento, se stasera in prime time su Rai1, prima di un intervento di Rula Jebreal a Rainews, o su Rai3, dopo il democraticissimo Che tempo che fa, dovesse passare un film (capolavoro, peraltro) come Amore mio aiutami, anno di femminismi, pacifismi, libertà sessuale e emancipazione della donna 1969, con la celeberrima sequenza in cui, sulla spiaggia di Sabaudia, Alberto Sordi insegue e malmena con violenza inaudita la moglie - Monica Vitti - innamorata di un altro uomo. Pugni, schiaffi, calci. Altrettanto nota la sequenza successiva: di fronte alla moglie, acciaccata ma tornata docile, un amico chiede al marito: «Incredibile. Ma come ci sei riuscito?». Risposta di Sordi: «Semplice, daje giù botte!». Nemesi e paradosso del bigottismo di ritorno, la controfigura della Vitti nella scena del pestaggio era una giovane Fiorella Mannoia, oggi petulante madrina del movimento transfemminista #NonUnaDiMeno. «La sequenza di schiaffi e botte che Sordi le dà sulla spiaggia? Quella ero io - minimizzò anni dopo - . Il massimo che poteva capitare era perdere l'equilibrio per una spinta».

giannini melato

 

 

Il minimo che può capitare, ora, sono editoriali indignati, post infuocati, appelli, richieste a distributori e reti televisive di tagliare, oscurare, segnalare...

 

Come non si può accettare del resto che sia trasmesso un film come Il mulatto di Francesco De Robertis, 1949, in cui un pacato sacerdote, Don Gennaro, di fronte a un ragazzino figlio di una violenza dei soldati alleati durante la guerra, esclama: «Che bel bambino, peccato sia nero», e pensate se avesse detto «negro». O come Hanno rubato un tram (1954) - bianco/nero magnifico, le quote rosa così così... - in cui Aldo Fabrizio racconta d'aver iscritto la figlia a un concorso per miss, «ma non di quelli in cui si sfila in bikini» ma dove la gara prevede che «Si cuce, si stira, si fanno le tagliatelle»: per diventare la donna perfetta, insomma. O come - per stare in tema - Totò e le donne (1952), dove il Principe sentenzia, senza appello: «Vi dico io chi sono le donne... due punti... Inopportune, prepotenti, malinconiche, incoscienti, maligne, superficiali, egoiste, invidiose, noiose, esose... sì anche esose!». E a proposito di Totò: ma quando in TotòTruffa, 1962, si tinge la faccia di nero e si mette l'anello al naso per fare ridere il pubblico italiano, non conosce il vietatissimo (oggi!) blackface?!

giancarlo giannini mariangela melato travolti da un insolito destino…

 

No, no... ci sono cose che non si possono (più) sentire. Pensa se su La7, subito dopo un talk sul femminicidio con Lilli Gruber e Michela Murgia andasse in onda Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca), gigantesco film diretto da Ettore Scola (sceneggiatura: Age&Scarpelli) dove la solita remissiva Monica Vitti, indecisa fra Marcello Mastroianni e Giancarlo Giannini, pugnalata al ventre, perdona il marito ma sussurra all'ex compagno che l'ha accoltellata: «A te, te amo di più». Non basterà la nomination alla Palma d'oro sulla Croisette, era il 1970, a salvarne la programmazione.

 

 

FIORELLA mannoia

E poi ci sono i selvaggi schiaffeggi di Giannini all'infida borghese Mariangela Melato: «Bottana industriale!!». Ci sono i film in cui le colf non si chiamavano nemmeno domestiche, ma «serve». Le mille commedie all'italiana in cui allusioni, mano morte, battute a doppio senso e catcalling (impareggiabile l'episodio «Gli italiani si voltano» nel film L'amore in città, 1953) erano ancora motivo di un sorriso e non di denuncia penale. Per tacere del machismo italico. Lando Buzzanca, per dire, oggi avrebbe l'ergastolo, senza processo. Ah: poi c'è Diego Abatantuono che in Eccezzziunale... veramente, era solo il 1982, canta «Se mi piace una donna/ ce sbrano la gonna».

 

È così. Il cinema italiano ne ha per tutti: «negri», zingari (Il carabiniere a cavallo, 1961), «terroni» (la filmografia è lunghissima), prostitute (altrettanto lunga), gay (prima di Ferzan Özpetek non è che fossero sempre belli, affascinati, indipendenti, affermati...), lolite (da Il sorpasso in giù), minorati e «diversamente abili», tipo Il gobbo, di Carlo Lizzani, 1960, o il finto paraplegico di Compagni di scuola, 1988, per non dire di grassi, nani, sfregiati, dislessici... Alla faccia del body shaming.

monica vitti alberto sordi

 

Il peggio, poi, è quando vecchi e nuovi ostracismi si saldano, e raddoppiano indignazione e divieti. Come Ultimo tango a Parigi. Prima contestato per le scene di sesso (finte), oggi per la (vera) costrizione dell'attrice.

 

Titoli di coda (se non offendiamo gli animali che non ce l'hanno).

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN AUTUNNO IN TUTTE E 6 LE REGIONI CHE ANDRANNO AL VOTO, QUINDI ANDARE AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD A GENNAIO 2026 PER POI FARSI INCORONARE LEADER DEL CENTROSINISTRA ALLE POLITICHE DEL 2027 (CONTE PERMETTENDO) – A FAVORE DI ELLY GIOCA IL FATTO CHE LA MINORANZA DEM E' FRANTUMATA CON BONACCINI E LO RUSSO TRATTATI DA TRADITORI DELLA CAUSA DEI RIFORMISTI E PICIERNO E GORI GIUDICATI TROPPO EX RENZIANI – NEL CENTRODESTRA GIRA GIÀ LA BATTUTA: “LUNGA VITA AD ELLY SCHLEIN”, CHE RESTA PER "LA STATISTA DELLA GARBATELLA" LA SUA MIGLIORE POLIZZA PER FARSI ALTRI 5 ANNI A PALAZZO CHIGI...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…