1. IL “BRAVISSIMO” PIERGIORGIO: VUOI VEDERE CHE SI SCRIVE PELUSO E SI LEGGE NAGEL? 2. SVEZZATO DA ARPE, IL “BRAVISSIMO” E’ PASSATO ALLA CORTE DELLA MEDIOBANCA DI NAGEL: COSÌ DOPO LA PARENTESI ALL’OMBRA DELLA CUPOLA LIGRESTI, DOVE È STATO DETERMINANTE PER ROVESCIARE IL TAVOLO IN CASA DI DON SALVATORE, È VOLATO A TELECOM 3. SI STA SGONFIANDO LA RETORICA SUI TRENI AD ALTA VELOCITÀ: BASTANO E AVANZANO I 250 CHILOMETRI ORARI. RAPPORTI CRITICI TRA I SOCI FRANCESI E ITALIANI DI NTV: I CONTI SONO PEGGIO DEL PREVISTO E UN’INIEZIONE DI CAPITALE APPARE INEVITABILE 4. GIUSEPPE BONO, L’AMMINISTRATORE DELEGATO DI FINCANTIERI, È FINALMENTE FELICE

1. SI STA SGONFIANDO LA RETORICA SUI TRENI AD ALTA VELOCITÀ: BASTANO E AVANZANO I 250 CHILOMETRI ORARI - RAPPORTI CRITICI TRA I SOCI FRANCESI E ITALIANI DI NTV
Gli uscieri del palazzo-obitorio delle Ferrovie hanno trascorso la domenica leggendo ad alta voce l'ultimo libro di Milan Kundera che ha per titolo: "La festa dell'insignificanza".
A dire il vero non hanno capito un cazzo di quest'opera, ma nella loro insaziabile voluttà di spaccare le ossa ai treni di Luchino di Montezemolo pensavano che la parola "insignificanza" fosse sinonimo di concorrenza.

Comunque nelle prime pagine di quest'opera, poco mirabile, hanno trovato una divertente esaltazione dell'ombelico e adesso sono convinti che questo seducente "buchetto tondo situato al centro del corpo" descritto da Kundera sia il punto sul quale si sono fermati l'attenzione e l'impegno di Antonello Perricone, il manager palermitano amico di Luchino che ha sostituito Sciarrone al vertice di Ntv. E forse non hanno torto perché le notizie che escono dal quartier generale della società ,messa in piedi nel 2008 da Luchino e dai suoi compagni di merenda, sono tali da paralizzare una strategia aggressiva.

Tanto per cominciare si dice che Sciarrone, dopo le dimissioni, stia cercando invano di vendere la propria quota e che la ricerca di un direttore generale sia bloccata. Pare infatti che l'abbronzato Perricone voglia tenere per sé tutte le deleghe pur sapendo di essere un uomo di finanza e non un esperto di trasporti come era Sciarrone che veniva dalle Ferrovie e voleva concentrare le attività di Ntv sulle tratte più redditizie.

Ad abbassare la febbre ipertrofica di Perricone ci sono però i numeri e alcuni problemi di non poco conto. Secondo gli uscieri delle Ferrovie dello Stato ,oppressi dall'intelligenza del loro capo Moretti, il 2013 si chiuderà con una perdita superiore ai 77 milioni di euro dell'anno scorso.

Nemmeno "l'ultimo regalo" dello Stato che ha imposto a Rete Ferroviaria Italiana di abbassare del 15% i pedaggi per l'utilizzo dell'infrastruttura ad Alta Velocità, potrà sollevare l'animo dei soci di Luchino rispetto ai quali Gianni Punzo, dopo aver incassato un bel po' di quattrini per l'officina di Nola, è letteralmente sparito lasciando la patata bollente nelle mani del povero Perricone e dl suo sponsor Luchino.

Come Dagospia nella sua infinita miseria aveva previsto stanno venendo al pettine gli errori compiuti nella scelta del treno "Italo", negli orari inadeguati, nelle tariffe (in alcuni casi assurde) e per colpa di quella stazione Ostiense che i viaggiatori continuano a snobbare.

Sullo sfondo c'è però una questione di gran lunga più importante che riguarda l'atteggiamento dei soci francesi di Sncf, la Compagnia statale d'Oltralpe che possiede il 20% di Ntv. A quanto si legge sulla stampa di Parigi Sncf rischia di chiudere l'anno con un bilancio in rosso che provocherà un deprezzamento del parco treni ad alta velocità per più di 700 milioni di euro.

Questo risultato sta obbligando le ferrovie francesi a moltiplicare le promozioni per convincere la clientela ,ma a quanto pare (così scrive il quotidiano economico "Les Echos") anche i clienti business viaggiano sempre più spesso in seconda classe. A questa difficoltà bisogna aggiungere un fenomeno che dovrebbe far riflettere non solo il tandem Luchino-Perricone, ma anche quell'uomo ,divorato dalla virtù del grande manager, che si chiama Mauro Moretti.

Pare infatti che in giro per il mondo stiano aumentando le perplessità sulla velocità dei treni. In Germania hanno deciso che per i convogli dell'alta velocità bastano e avanzano i 250 chilometri orari. La retorica sull'aumento della velocità sui binari sta calando decisamente anche in Cina, Francia e Spagna dove ,per quanto riguarda quest'ultima, è ancora fresco il ricordo del deragliamento di luglio quando ci furono 80 morti e 170 feriti.

L'unico che continua a sostenere l'idea di portare l'alta velocità a 360 chilometri l'ora è Mauro Moretti. È chiaro che se il manager di Rimini continuerà a insistere con la sua strategia il risultato sarà la morte definitiva di Ntv che non potrà mai sostenere un confronto del genere. Infatti, quando i treni corrono nella forbice tra 250 e 300 km, i costi di manutenzione aumentano del 25%, ma crescono del 38% se passano da 250 a 350 km/h.

Se questo avverrà, nonostante la tendenza di molti Paesi a frenare la retorica "futurista" sulla velocità, il buon Perricone e i suoi compagni di merenda dovranno spostare il break even di almeno quattro anni. L'unica cosa certa è che in questa situazione il rapporto tra i soci francesi e italiani sta diventando critico. I conti sono peggio del previsto, non si prevede un incremento di passeggeri a meno di sconti speciali, la clientela business acchiappata per il 90% da Trenitalia sta ripiegando su classi inferiori, e un'iniezione di capitale appare inevitabile. E forse non basterà il prestito di 85 milioni di cui si sta parlando, ma si renderà necessario un aumento di capitale consistente. In questo caso c'è da chiedersi che cosa faranno i soci francesi di Sncf e molto dipenderà dal comportamento di Parigi nella vicenda Alitalia.

A Luchino e al suo amico Perricone non basterà certamente dedicare un vagone ai fumatori come suggeriscono i giovanotti che lavorano nel marketing di Ntv. Forse dovranno mettere mano al portafoglio oppure restare fermi guardando l'ombelico in attesa che lo Stato e l'Autorità dei Trasporti stabiliscano regole più convenienti.

2. IL "BRAVISSIMO" PIERGIORGIO: VUOI VEDERE CHE SI SCRIVE PELUSO E SI LEGGE NAGEL?
Nelle redazioni dei giornali si aspetta con ansia di conoscere la lista dei politici, magistrati, banchieri e direttori dell'informazione che hanno beneficiato della generosità "immobiliare" di Totuccio Ligresti.

Forse questa lista completa non uscirà mai e allora conviene prendere atto che la mamma è sempre la mamma, e che quando la mamma è ministra della Giustizia è anche una crocerossina umanitaria. C'è però un'altra domanda che gira negli ambienti della finanza e riguarda Piergiorgio Peluso, il "figlio bravissimo" della Cancellieri che è stato determinante per rovesciare il tavolo in casa Ligresti.

L'interrogativo riguarda la sua effettiva bravura in materia di banche e di finanza. Il giudizio della mamma crocerossina è importante, ma serve andare oltre l'affetto e ripercorrere il curriculum di questo 45enne romano che dopo la laurea alla Bocconi inizia a sgambettare in Artur Andersen.

Oggi il quotidiano "La Stampa" dedica un ritratto alla famiglia Peluso e spiega come il padre Nuccio sia nato a Tripoli 72 anni fa e i figli Piergiorgio e Federico (imprenditore nel digitale) siano sempre stati sotto lo sguardo severo e "pesante" di mamma Annamaria. L'unica indulgenza è la settimana di vacanze che trascorrono in Sicilia (non sembra a Paternò, paese d'origine di Ligresti) e a Champoluc. La ministra in più occasioni ha avuto modo di bacchettare "i giovani mammoni, fermi al posto fisso nella stessa città, magari accanto a mamma e papà". Le vicende di questi giorni fanno pensare il contrario, ma questa è malizia allo stato puro per cui conviene valutare le qualità di Piergiorgio secondo il curriculum.

Dopo Arthur Andersen lavora per quattro anni in Mediobanca e in Credit Suisse First Boston fino al 2000 poi nel 2002 approda al Medio Credito Centrale di Capitalia. E qui bisogna fermarsi un attimo per spiegare che Piergiorgio Peluso, l'uomo che agli occhi dei Ligresti è un traditore, è stato valorizzato e messo in orbita da Matteuccio Arpe, il braccio destro al quale Geronzi affiderà in Capitalia la pratica Ligresti.

È merito dell'ex-rothweiler della finanza (oggi in ombra) aver costruito uno staff di collaboratori di indiscusso valore. Tra questi oltre a Peluso spiccavano i nomi di Gianluca Oricchio, Vladimiro Giacche' e Fabio Candeli, forse la persona più intimamente vicina al giovane banchiere milanese.

Dopo la fusione del 2009 tra Capitalia e Unicredit, il figlio della ministra crocerossina passa nella banca di piazza Cordusio e un anno dopo è già responsabile per l'Italia della divisione Corporate e Investment Banking. Arriviamo al giugno 2011 quando Pelusino taglia i ponti con Unicredit e diventa direttore generale di Fondiaria Sai. L'idea di un mediatore tra le banche creditrici di Ligresti all'inizio è stata bene accetta e sembrava una sorta di commissariamento da parte di Unicredit e Mediobanca ansiose di recuperare i 1.050 milioni concessi alla società del costruttore e ai suoi voraci figli.

E qui, dentro il castello traballante di Fondiaria, il "bravissimo" Piergiorgio incontra di nuovo Arpe che insieme a Roberto Meneguzzo, amministratore delegato di Palladio, si candida a sostenere un piano di ricapitalizzazione per conquistare FonSai. Alla fine non se ne farà nulla per l'opposizione netta del pallido Alberto Nagel che fin dai tempi lontani di Mediobanca ha sempre considerato Matteuccio Arpe il suo vero nemico.

Il resto è storia di questi giorni, con il figlio di mamma Annamaria che ieri dichiara di non essere stato capito dai Ligresti quando passava le notti in piedi per salvarli. E forse nessuno ha capito come dopo la parentesi all'ombra della cupola abbia deciso di andare a Telecom.

Vuoi vedere che anche questa "benevola opportunità" è stata suggerita dalla mente diabolica del pallido Alberto Nagel?

3. GIUSEPPE BONO, L'AMMINISTRATORE DELEGATO DI FINCANTIERI, È FINALMENTE FELICE.

Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Giuseppe Bono, l'amministratore delegato di Fincantieri, è felice.

Con 21 voti su 29 è riuscito finalmente a diventare presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia. Il manager calabrese teneva moltissimo a questa medaglietta che gli serve per sedersi al tavolo di viale dell'Astronomia accanto ad altri manager pubblici che non sono imprenditori. A votargli contro sono stati gli 8 delegati di Udine che lo hanno bollato come "statale", ma Bono si è difeso dicendo che a Monfalcone il 75% del prodotto navale è realizzato da piccole e medie imprese".

 

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