timothee chalamet bob dylan a complete unknown

IL CINEMA DEI GIUSTI -  DAGO HA RAGIONE A DIRMI CHE “A COMPLETE UNKNOWN”, IL BIOPIC SU BOB DYLAN, È UN FILM CHE NON RACCONTA GLI ACIDI CHE LO PORTARONO DAL FOLK AL ROCK - IO ME LO SONO BEVUTO FINO ALLA FINE - CREDO CHE DYLAN, A 83 ANNI, VOLESSE RACCONTARE QUESTA PARTE DELLA SUA VITA COME UN SANTINO UFFICIALE, DOVE LUI RIMANE L’OGGETTO MISTERIOSO, IL COMPLETO SCONOSCIUTO, SENZA VOLERCI DIRE MOLTO SU DROGHE, ECCESSI, CASINI. UNA FIGURINA MAGARI FALSA MA LA SUA OPERA RIMANE IMMORTALE… - VIDEO

 

 

 

 

Marco Giusti per Dagospia

 

ELLE FANNING E TIMOTHEE CHALAMET CHE INTERPRETA BOB DYLAN - A COMPLETE UNKNOWN

Quando sento cantare I miei eroi, o li vedo rappresentati al cinema, che siano Woody Guthrie, Pete Seeger, il giovane Bob Dylan dei primi anni ’60, ma anche Dave Van Ronk, mi emoziono sempre.

 

Al di là di come sono i film, ahimé. E degli errori e delle semplificazioni che un regista o uno sceneggiatore debba fare per chiudere dentro due ore tutta una vita o quasi.

 

E quindi, visto che mi emoziono al punto da trattenere le lacrime perfino sui titoli di testa quando sento “So Long, It’s Been Good To Know You” di Woody Guthrie, non sono forse il miglior critico di questo biopic, “A Complete Unknown" diretto da James Mangold, già regista del biopic strepitoso su Johnny Cash, che lo ha scritto assieme a Jay Cocks, già critico, poi sceneggiatore dei progetti più complessi di Martin Scorsese (“L’età dell’innocenza”, “Silence”, Gangs”), ma fortemente voluto e controllato dallo stesso Bob Dylan, anche produttore esecutivo del film.

screenshot 2023 04 09 at 18.52.06

E’ evidente che “A Complete Unknown” non ha l’eleganza, l’intelligenza, la complessità di due progetti fondamentali sullo stesso tema, “I’m Not There" di Todd Haynes, che scompone il personaggio Dylan in tante parti  con tanti attori diversi, e “Inside Llewyn Davis” dei Coen, che, pur parlando di un cantautore folk alla Dave Van Ronk, gira attorno a Dylan, per dimostrarne la sua grandezza proprio nel periodo del suo esordio al Gaslight e al Folk City. E che differenza poteva esserci tra l'artista di talento e lo studioso.

 

timothee chalamet a complete unknown

 

No. E’ un biopic tradizionale, con una New York e un mondo musicale benissimo ricostruiti, con degli interpreti favolosi, a cominciare dal Dylan di Timothée Chalamet, dal Pete Seeger di Edward Norton, alla Joan Baez di Monica Barbaro, alla Suzie Rotolo di Elle Fanning al Woody di Scott McNairy, al Johnny Cash pippatissimo di Boyd Holbrook, e tutti in grado di cantare benissimo. Cosa che ne fa un oggetto prezioso, come fu la colonna sonora di “Inside Llewyn Davis”.

 

Semplifica molto, è vero. Taglia o presenta di sfuggita personaggi fondamentali, a cominciare da quello di Dave Van Ronk, che fece ascoltare tutti i suoi dischi al giovane Dylan, o Alan Lomax, ridotto un po’ a macchietta, elimina del tutto quelli, importanti, di Richard Farina e di Mimi Farina, la sorella di Joan Baez.

 

BOB DYLAN AL Newport Folk Festival CON LA CHITARRA ELETTRICA

La morte in moto di Richard Farina, al tempo miglior amico di Dylan, anticipa di pochissimo il terribile e analogo incidente di Dylan in moto, come se tra droghe e eccessi, i due cercassero una morte clamorosa che fermasse la loro corsa verso il vuoto e il loro furor di vivere alla James Dean.

 

E, comunque, il film si ferma proprio un attimo prima della corsa in moto che spedirà Dylan quasi all’altro mondo.

 

Per tutto il film, essendo un fan di quella musica e di quel periodo, avendo conosciuto sia Dave Van Ronk che Alan Lomax, capivo che Jay Cocks e James Mangold avevano forse in testa qualcosa di diverso e per questo riempiono il film di accenni e indicazioni a cose non dette o poco dette (ci sono anche Sonny Terry e BRownie McGhee!), perché la sostanza del biopic va da un’altra parte.

 

BOB DYLAN AL Newport Folk Festival CON LA CHITARRA ELETTRICA

Credo che Dylan stesso volesse raccontare questa parte della sua vita, l’unica davvero eroica, come un santino ufficiale dove lui, toccato solo visivamente dall’eccesso di droghe (vedete mai l’eroina? vedete la cocaina, acidi e Lsd? solo qualche spinello).

 

Rimane l’oggetto misterioso, il completo sconosciuto che tutti sappiamo, che si polverizza umanamente col successo esplosivo del tempo, ma viene benedetto in egual misura dalle figure paterne di Woody Guthrie in ospedale, malato di Huntington Disease, e di Pete Seeger, che si erge qui con una statura morale che raramente Hollywood ha voluto riconoscergli, e dalle figure femminili che più ha amato e che più lo hanno amato, Suze Rotolo, qui ribattezzata Sylvie, che lo costruisce culturalmente e politicamente, e Joan Baez, che lo lancia nel mondo dello spettacolo e della controcultura americana.

 

Oltre alla paternità dei maestri, oltre all’amore delle ragazze, il film si gioca tutto sulla grande storia che ci tormenta da quando eravamo sui banchi di scuola. Il suo “going electric”, che era poi il primo titolo del film quando era in lavorazione. Cioè il tradimento/non tradimento che Dylan fa della cultura folk e della musica folk a Newport quando si presenta con il suo gruppo elettrico e suona “Maggie’s Farm”.

 

woody guthrie

Storia che abbiamo sentito e riletto mille volte e che qui prende forse fin troppo tempo. Ma è quello che tutti i fan di Dylan e di Pete Seeger vogliono sentire.

 

Qui, più che un tradimento, ci sembra che si metta in scena il tentativo di liberarsi della scena folk che lo aveva costruito come super-eroe della sua generazione. Hai vinto, gli dice Joan Baez, che non uscirà mai dal mondo del folk e dai limiti che aveva rispetto al rock.

 

Ma la figura di Pete Seeger e la benedizione di Woody, e qui non sappiamo davvero la verità rispetto a quel che accadde a Newport perché troppe sono le versioni, ci indicano quel che in fondo è la principale tesi del film.

 

Bob Dylan non era solo un musicista folk, non era Dave Van Ronk, non era un bluesman, era una rockstar e doveva aprirsi musicalmente “going electric”.

 

 

johnny cash bob dylan

Era necessario per sopravvivere. In fondo lo sapeva anche Pete Seeger, che negli anni ha sempre detto che per lui andava bene la svolta di Bob. Aveva da dire solo sul volume degli strumenti elettrici.

 

E’ col tradimento che Dylan trova se stesso? Onestamente è oltre mezzo secolo, complice anche il suo geniale personaggio di “Pat Garrett e Billy The Kid” di Sam Peckinpah, chiamato solo Alias, che lo stesso Dylan gioca sui suoi tradimenti per salvarsi dal successo e dalle etichette e dalle responsabilità.

TIMOTHEE CHALAMET INTERPRETA BOB DYLAN - A COMPLETE UNKNOWN

 

Ci sembrano più interessanti i tentativi che il film e quindi lo stesso Dylan fanno per ricostruirsi una verginità grazie alle figure paterne di Pete e Woody. Specialmente oggi, con il ritorno del puzzone Trump. Una società che ha combattuto la segregazione, che ha digerito gli omicidi di Kennedy, Malcolm X, Martin Luther King, saprà anche come disfarsi di Musk e Trump, che dite?

 

Ma credo che Dylan, a 83 anni, senza volerci dire molto su droghe, eccessi, casini dovuti al successo e al processo creativo da artista, voglia ritornare lì con Woody e Pete e costruirsi quella figurina magari falsa ma immortale che noi stessi vorremmo.

 

TIMOTHEE CHALAMET INTERPRETA BOB DYLAN - A COMPLETE UNKNOWN

E forse avremmo voluto vedere nel film anche il viaggio che fece tra Perugia e Roma alla ricerca di Suzie Rotolo che lo portò a cantare al Folkstudio di Harold Bradley.

 

Ma tutte le canzoni che sentiamo, e sono davvero tantissime, sono ancora bellissime e il lavoro che fanno tutti gli attori e i musicisti è impressionante. Detto questo Dago ha ragione a dirmi che è un film che non racconta tutto, che se l’accomoda parecchio. Io me lo sono bevuto fino alla fine…

timothee chalamet bob dylan 5

TIMOTHEE CHALAMET INTERPRETA BOB DYLAN - A COMPLETE UNKNOWN

johnny cash bob dylan 2bob dylan al newport folk festival del 1965 BOB DYLAN AL Newport Folk Festival CON LA CHITARRA ELETTRICA

timothee chalamet a complete unknown timothee chalamet a complete unknown timothee chalamet bob dylan 3timothee chalamet bob dylan 2TIMOTHEE CHALAMET INTERPRETA BOB DYLAN - A COMPLETE UNKNOWNtimothee chalamet a complete unknown

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?