“MI AVETE MAI SENTITO PARLARE DI FRANCESCA NERI DA QUANDO CI SIAMO SEPARATI? NO. SONO AFFARI MIEI E SUOI” – CLAUDIO AMENDOLA: "NON HO I SOCIAL MA SE MI RACCONTO IN TV MI APPREZZANO, COME QUANDO SONO ANDATO A 'BELVE'. HO FATTO UN OUTING IMPORTANTE (SULL'USO IN PASSATO DI COCAINA, NDR.), DA ALLORA VANNO TUTTI LÌ A RACCONTARE I FATTI LORO" - LA FAMIGLIA SGANGHERATA DEI CESARONI (“MOLTO SIMILE ALLA MIA”), I RISTORANTI (“UN PIANO B. NON SI SA MAI. LASCIARE QUALCOSA AI FIGLI NON È MALE E I DIRITTI SIAE NON BASTANO” ) E I SOGNI: “NESSUNO POTRÀ DIRMI CHE LA ROMA NON VINCERÀ MAI LO SCUDETTO…”
Arianna Finos per la Repubblica - Estratti
Claudio Amendola, in "Fuori la verità" di Davide Minnella (in sala il 6 novembre con PiperFilm) è un padre che partecipa con la famiglia a un reality in cui si scoprono segreti e bugie sconvolgenti.
«Ho letto il copione d'un fiato: moderno, pieno di roba: sulla famiglia, la televisione, i rapporti, la verità e le bugie. E se ti offrono un film con Claudia Pandolfi e Claudia Gerini non dici di no. Ormai faccio tanta tv, il cinema mi deve proprio incuriosire. È successo con Noi e la Giulia, Suburra e questo. È un film che ci costringe a guardarci dentro. Penso al monologo iniziale della conduttrice Pandolfi: mentiamo due o trecento volte al giorno. Quando ci penso, almeno venti o trenta le riconosco».
Il suo rapporto con la verità?
«Sono stato un gran bugiardo, da ragazzino mi sono portato appresso menzogne per lustri. Quasi sempre bianche, qualcuna grigia».
Le più clamorose?
«Alcune reggono da quarant'anni. Al liceo ho finto un furto in casa. Negli anni Ottanta lo stereo auto si toglieva e metteva sotto il sedile. Io non lo facevo, me ne hanno rubati 12, papà Ferruccio ricomprava. Una volta prendo l'auto della moglie di papà, si raccomanda "togli lo stereo". Non lo faccio, me lo rubano.
Abitavamo a Formello in una bifamiliare. Organizzo una messinscena degna di un film, vetri rotti e tutto. Un'altra volta ho picconato il muro di una chiesa: ci avevano dato una sala della canonica per gli strumenti della nostra band rock. Il prete superiore, che era contro di noi, ci mura l'entrata.
Noi la buttiamo giù per riprenderci gli strumenti. Il prete mi vede. Va da papà e io nego spudoratamente, il giorno dopo e per non dargliela vinta porto un colpevole, un amico che se l'accolla, che dice di essere stato lui».
Sul set?
«Da regista ti capita ti dover tagliare scene per motivi produttivi, magari importanti per un attore. Non sai come dirglielo e così: "Purtroppo siamo fuori budget e la scena va tagliata". Ma da adulto ho più omesso che mentito».
Riconosce quelle dei figli?
«Sono una pippa. Credo a tutto, mi fido ciecamente. Ai miei figli ho detto sempre: "Accetto qualunque verità, a meno che non siate dei criminali". Sanno che qualunque sciocchezza facciano, è meno di quanto ho fatto io. Poi ho tre figli pazzeschi che non ne hanno mai fatte di grosse. Penso anche che, per citare Gaber, è meglio una comoda bugia di una scomoda verità».
Verità scomode ne ha dette?
«Sì. Fanno male. A meno che non ci sia proprio l'esigenza vera e totale di dirla. Forse una mezza verità a volte lenisce un dolore. La bugia è legata a un fatto, una situazione. Fa bene se non intacca un'amicizia profonda, un rapporto padre e figlia o marito e moglie».
CLAUDIO AMENDOLA E RICKY MEMPHIS - I CESARONI
Quando ne hanno dette a lei, ha pensato che sarebbe stata meglio una bugia?
«Sì. Certe bugie o mezze verità sono state peggio della verità cruda. Mia figlia Giulia me ne ha sbattute in faccia un paio che mi hanno fatto tanto bene. Anche Rocco un paio di volte mi ha detto la sua. Se un figlio ti mette di fronte a una tua mancanza, devi apprezzare».
Che idea ha oggi di famiglia?
«Sto ultimando I Cesaroni. Più famiglia di questa c'è poco. Quando lo dico mi attaccano, ma io più di famiglia parlerei di amore. Ci sono tantissime famiglie dove non c'è amore e altre disagiate e storte in cui c'è un amore pazzesco. Ci sono famiglie belle fatte da due donne o due uomini, altre fatte da amici. Bisogna riflettere sul fatto che le più grandi tragedie di violenza sulle donne nascono in famiglia. Non è un grado di parentela che fa una famiglia, ma l'amore e il rispetto».
Su "I Cesaroni" la voce s'incrina.
ELENA SOFIA RICCI CLAUDIO AMENDOLA
«Questa cosa non mi passerà mai. Come con mio padre, se nomino Antonello (Fassari, ndr) mi viene da piangere. La famiglia sgangherata dei Cesaroni è molto simile alla mia.
È la mia storia di figlio e poi di padre e adesso di nonno.
E, malgrado mille difficoltà e centomila persone entrate e uscite, c'è stato sempre amore. Mamma, che si è separata da papà cinquant'anni fa, dice che a Ferruccio ha voluto bene e che lui voleva bene a lei. Poi lei ha avuto altri tre mariti e papà altre due mogli. Io ho sorelle. I miei figli hanno fratelli. Alla base ci siamo voluti bene, la famiglia è questo».
Com'è stato ritrovarvi sul set?
«In questa stagione ho ritrovato tutti gli attori. Li ho visti crescere e diventare importanti, cadere e poi fare altro. Elena Sofia Ricci, Alessandra Mastronardi, Max Tortora sono parte della famiglia dei Cesaroni.
claudio amendola - max tortora- antonello fassari
Lo è chi è uscito e chi non è tornato, pazienza. E ci sono i nuovi, Ricky Memphis e Lucia Ocone, sono diventati Cesaroni in un attimo. Farlo da regista mi ha riempito il cuore. I Cesaroni non è una serie, è un racconto di noi.
Siamo diversi dal resto della fiction italiana e lo vedrete in onda. Non ho memoria di un simile fenomeno popolare. Vorrei che il viaggio fosse ancora lungo: se il set è la vita e si va a morire in scena, voglio morire da Giulio, mentre mi autodirigo».
Lei è cresciuto sotto i riflettori
«Ci sono nato. È sempre stato normale farci i conti. Ci sono prezzi da pagare, momenti in cui vorresti tenere le cose per te e te ne chiedono conto pubblicamente. Ma è un prezzo piccolo a fronte di enormi privilegi.
Chi fa finta che dia fastidio, mente. Diventa pesante se entri nelle polemiche. Non ho i social perché se parlo poi mi criticano ma se mi racconto in tv con lealtà mi apprezzano, come quando sono andato a Belve.
Ho fatto un outing importante (sull'uso in passato di cocaina, ndr.), Da allora vanno tutti lì a raccontare i fatti loro. Non ho paura dei miei fantasmi, so parlare dei miei sbagli, delle gioie e delle persone che ho amato. Poi ci sono le cose troppo grandi: mi avete mai sentito parlare di Francesca Neri da quando ci siamo separati? No. Perché sono affari miei e suoi. È la persona più importante, quella che ho amato di più nella mia vita. Non sporcherò mai questo con un commento».
Torniamo al concetto di famiglia.
«Francesca è famiglia più di tutti».
claudio amendola mario brega vacanze di natale
Dei giovani in piazza cosa pensa?
«Un afflato che mi ha entusiasmato. È una nuova rosa in un mondo grigio. Oggi mi cullo nella nostalgia. Sono legato a ideali e sogni che non si avvereranno. Nessuno potrà dirmi che la Roma non vincerà mai lo scudetto. Spero in un mondo migliore. Mi accontento del ricordo degli anni meravigliosi che ho vissuto da adolescente e giovane uomo. Non pretendo che tornino».
E la passione per i ristoranti?
«Il primo l'ho aperto nel Novanta. Mi piace la tavolata e la convivialità e questo successo soddisfa il mio narcisismo. Ed è un piano B. Non si sa mai. Se I Cesaroni vanno male? Che succederà? Lasciare qualcosa ai figli non è male e i diritti Siae non bastano».
claudio amendola cover
claudio amendola con francesca neri a cinecitta 2012
claudio amendola francesca neri
AMENDOLA E GIORGIA DIVA E DONNA
claudio amendola
francesca neri amendola
claudio amendola



