1. COMINCIANO I PROBLEMI. ANCHE PERCHE' I FILM DI IERI, "JOE" E "THE CANYONS" NON SONO PIACIUTI QUASI A NESSUNO E LA BOLLA DEI FILM ITALIANI CHE DIMOSTREREBBERO LA VITALITA' DELLA NOSTRA INDUSTRIA REGGE QUANTO IL CERONE DI BERLUSCONI. ANZI. MENO 2. IL CASO RENATO BERTA, IL DECANO DEI DIRETTORI DELLA FOTOGRAFIA, CHE MOLLÒ EMMA DANTE AL PRIMO GIORNO DI RIPRESA, E ORA SE LA RITROVA IN CONCORSO DA GIURATO 3. NULLA SI MUOVE IN "NIGHT MOVES" A PARTE I CRITICI CHE NON RIESCONO A DORMIR BENE SULLA SEDIE. ANCHE CHI NON E' SCIVOLATO NEL SONNO SI DIVIDE. BELLO, TERRIFICANTE 4. "PHILOMENA" DI STEPHEN FREARS CON LA SUA VENERATA PROTAGONISTA JUDI DENCH, ORMAI SEMPRE PIÙ UN LINO BANFI-NONNO LIBERO CON LA PARRUCCA È UN FILM ULTRA-ACCHIAPPONE. OVVIO CHE PIACCIA SOPRATTUTTO AI CRITICI OTTANTENNI CHE RINFRESCANO I NOSTRI GIORNALI 5. CHIAMATE LA CROCE VERDE! L’ARTISTA MARINA ABRAMOVIC SEGUITA A FARE AUTOGRAFI NON SI CAPISCE A QUALE TITOLO, HA UN OCCHIO BLU E CINGUETTA "COME YVES KLEIN"

"Night Moves" di Kelly Reichardt
"La moglie del poliziotto" di Philip Groning
"Philomena" di Stephen Frears

Marco Giusti per Dagospia

Venezia 70. Cominciano i problemi. Il conte Volpi si lamenta che la statua del padre non trova pace e Baratta e Barbera la spostano di qua e di la'. Marina Abramovic, più presente della comparsa Medusa Isabelle Adriani che seguita a fare autografi non si capisce a quale titolo, ha un occhio blu e cinguetta "come Yves Klein".

Qualche critico ci ripensa su "Via Castellana Bandiera" di Emma Dante. Proprio capolavoro? Boh!? Senza scordare il non piccolo caso Renato Berta, il decano dei direttori della fotografia - ha lavorato con Godard, Chabrol, Martone - che ha mollato Emma Dante al primo giorno di ripresa, non erano in sintonia diciamo, e ora se la ritrova in concorso da giurato.

Certo il film di Emma Dante sara' sempre meglio di "Zoran" o de "L'arbitro" che l'Aspesi ha benedetto con palle su palle. Quelle di molti critici sono stati frantumati ieri sera dal primo vero film estetizzante e soporifero del concorso, "Night Moves" della raffinata Kelly Reichardt. 117 minuti di belle immagini fermissime dedicate all'azione rivoluzionaria di tre giovani militanti ecologisti americani, un ex marine, una ragazza alto borghese, un duro e puro, interpretati dai bravissimi Jesse Eisenberg, Dakota Fanning e Petet Sargaard.

Decidono di fare scoppiare una diga. Si nascondono, tramano. Ma nulla si muove in questo "Night Moves" a parte i critici che non riescono a dormir bene sulla sedie. Anche chi non e' scivolato nel sonno si divide. Bello, serissimo, una palla terrificante. Sara' contento Quentin Tarantino che da giurato aveva odiato il film precedente della Reichardt, "Meek's Cutoff", western estetizzante e rigidissimo.

Malamente accolto pure "La moglie del poliziotto" di Philip Groning, mammut di tre ore girato in stile simil documentaristico su un caso di violenza casalinga. Non e' piaciuto neanche a Mereghetti, ne' ai fan di Groning, regista de "Il grande silenzio", altro infinito film sui monaci in silenzio mistico.

Certo i ragazzi più accorti notano quanto sia precisa la macchina da presa che lo stesso Groning tiene in mano. Visivamente ricchissimo, ma non governa nello stesso modo gli attori. E i critici lo mollano in gran parte alla prima ora definendo il film insostenibile e pesante.

Inoltre nello stesso giorno Barbera aveva sistemato le ultime quattro ore di "Heimat" di Edgar Reitz, proiettate in una sala mezza vuota con solo critici tedeschi in estasi, e le tre di Groning. Eccessivo? E cominciano le lamentele sul Concorso, anche perche' i film di ieri, "Joe" di David Gordon Green e "The Canyons" di Paul Schrader non sono piaciuti quasi a nessuno e la bolla dei film italiani che dimostrerebbero la vitalita' della nostra industria regge quanto una bevuta di Zoran. Anzi. Meno.

Il grande applauso commosso che ha segnato la prima proiezione stampa di "Philomena" di Stephen Frears, lancia sicuramente verso qualche gran premio il film e soprattutto la sua venerata protagonista Judi Dench, ormai sempre più un Lino Banfi - Nonno Libero con la parrucca.

Intelligente, scritto benissimo da Steve Coogan, che ne e' pure produttore e co-protagonista, e' un film ultra-acchiappone che vi fara' piangere e ridere a comando come una bella sitcom. Anche troppo, forse. Ma ne e' totalmente cosciente. "In questa storia chi sono i buoni? Chi sono i cattivi?", chiede da subito la capo-redattrice Sally al suo Curzio Maltese che segue il caso con un buffo mix di distacco e cinismo inglese e di passione comunista.

In realta' le battute del film sono quasi tutte perfette, specialmente quelle legate a come gli inglesi vedono l'America, e alleggeriscono parecchio questa triste storia di suore cattive e ragazze irlandesi povere. "Maledetti cattolici" dice Martin, cioe' Steve Coogan, giornalista, anzi ex-giornalista della BBC, che cerca di aiutare la vecchia signora irlandese Philomena, ovviamente Judi Dench, alla ricerca del figlio, ormai cinquantenne, che le e' stato strappato via piccolissimo dalla cattive suore di Roscroe, dove era stata rinchiusa dalla famiglia per espiare il suo terribile peccato di aver ceduto al richiamo sessuale.

"Non sapevo neanche di avere un clitoride", confessa lei a Martin. Per cinquant'anni Philomena si e' talmente vergognata della sua colpa che non ha fatto nulla per cercare che fine avesse fatto il figlio, venduto per mille dollari a qualche ricca famiglia. Ora le cose sono cambiate e si mette alla ricerca di Anthony. Assieme a Martin scoprono che vive a Washington, che ha fatto carriera politica nel Partito Repubblicano e che e' gay.

"L'ho sempre saputo che era gay, da come portava la salopette". Tutta la costruzione della ricerca e' sostenuta da una sceneggiatura perfetta (altro che i film italiani), da una regia attentissima a dosare commedia e dramma, a non esagerare mai e da questa meravigliosa coppia di attori che si riconoscono loro, senza esserlo, madre e figlio, e che creano come un film a parte all'interno della tragica storia. Ovvio che piaccia a tutti. Soprattutto ai critici ottantenni che rinfrescano i nostri giornali.

 

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