damilano levy

DAMILANO E’ GIA’ UN CAVALLO ZOPPO: L’AGCOM LO COSTRINGE AL “MEA CULPA” DOPO IL DELIRANTE COMIZIO ANTI CENTRODESTRA DI BERNARD-HENRY LÉVY: “VIOLATA LA PAR CONDICIO”. IL CONDUTTORE PER RIMEDIARE AL DANNO DOVRA’ FARE PUBBLICA AMMENDA (E MICA SE LA CAVA CON L'OSPITATA DEL LIBERALE ALLE VONGOLE GIOVANNI ORSINA) - PROCEDURE AVVIATE ANCHE PER TGLA7 E RAINEWS...

Laura Rio per “il Giornale”

 

DAMILANO BERNARD HENRY LEVY

Per rimediare al danno dovrà fare pubblica ammenda, recitare un «mea culpa». E dichiarare di aver violato la par condicio e le regole del pluralismo.

 

Si mette proprio male per Marco Damilano, incappato in un passo falso pochi giorni dopo aver messo piede in Rai alla guida de Il cavallo e la torre su Raitre.

 

Chissà se si sottoporrà alle decisioni dell'Agcom o valuterà altre strade più drastiche sulla sua esperienza nella tv pubblica. I commissari dell'Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni hanno stigmatizzato duramente le parole pronunciate dal filosofo Bernard Henry-Lévy ospite nella trasmissione dal giornalista contro Salvini, Berlusconi e Meloni paventando il pericolo di un ritorno del fascismo in Italia, teorizzando che si può non rispettare il voto popolare e dando del «traditore» al leader leghista colpevole di fare «viaggetti in Russia» per «definire il futuro suo e dell'Italia».

 

marco damilano il cavallo e la torre 7

L'Authority nella riunione di ieri sera ha ritenuto «sussistente, con il voto contrario della commissaria Giomi, la violazione dei principi di correttezza e imparzialità sanciti dalle disposizioni in materia di par condicio». Quindi «ritenendo insufficiente per riequilibrare e sanare le violazioni riscontrate nella messa in onda della puntata del 20 settembre, ha ordinato alla Rai di trasmettere, in apertura della prima puntata utile del programma, un messaggio in cui il conduttore comunichi che nella trasmissione del 19 settembre non sono stati rispettati i principi di pluralismo, obiettività, completezza, correttezza, lealtà ed imparzialità dell'informazione».

GIACOMO LASORELLA

 

Insomma secondo i commissari non è bastato rimediare al danno invitando martedì in trasmissione il professore Giovanni Orsina della Luiss che ha confutato le affermazioni del filosofo francese, soprattutto quelle sul pericolo del ritorno del fascismo. Per la verità Damilano aveva già provato lunedì a dissociarsi ma molto blandamente, probabilmente perché neppure lui non si aspettava delle affermazioni così fuori da ogni regola. Anche se le domande faziose poste non potevano che indirizzare le risposte verso certi ragionamenti.

 

Insomma Damilano si è azzoppato in poco tempo: in quell'azienda per stare in sella bisogna essere molto accorti, non basta il patentino dell'intellighenzia di sinistra per evitare errori e cadere sotto i colpi della propria ideologia. Ora si vedrà se, quando e come leggerà le parole imposte dall'Agcom. Nella puntata di ieri sera si è tenuto lontano dalla politica italiana tornando a trattare della guerra in Ucraina. Molti esponenti politici di destra hanno chiesto le dimissioni dell'ad Rai Carlo Fuortes.

ORSINA

 

Nella seduta di ieri il Consiglio dell'Autorità ha esaminato anche i dati di monitoraggio relativi alla penultima settimana della campagna elettorale dall'11 al 17 settembre. «Nonostante lo sforzo compiuto dalla maggior parte delle emittenti - ha verificato - per ripristinare la parità di trattamento, come specificamente previsto dalla legge, è stata riscontrata la persistenza di squilibri.

 

Pertanto, il Consiglio, all'unanimità, ha dato mandato agli uffici di avviare i procedimenti sanzionatori al fine di accertare la condotta delle testate editoriali per le quali ha emanato appositi ordini». L'Autorità torna ad «invitare le emittenti ad un rigoroso rispetto delle regole della par condicio nell'ultima settimana della campagna elettorale».

 

Quello che, appunto, non ha fatto Damilano nella puntata di lunedì. Le procedure avviate riguardano quasi tutte le testate giornalistiche, ma in particolare quelle che rischiano di più sono TgLa7 e Rai News. Le sanzioni possono variare da dieci mila a duecentocinquantamila euro da determinare in base alla gravità della violazione.

marco damilano il cavallo e la torre 4marco damilano il cavallo e la torre 5marco damilano il cavallo e la torre 3marco damilano il cavallo e la torre 6

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…