1. CHI È CHE STA A QUATTRO ZAMPE? NOI O I NOSTRI ANIMALI? CHI E’ IL VERO “PADRONE”? 2. NEL 2012 GLI AMERICANI HANNO SPESO PER I LORO ANIMALI DOMESTICI 53 MILIARDI DI DOLLARI. UNA COPPIA BRITANNICA AL PROPRIO MATRIMONIO HA SBORSATO 8 MILA STERLINE SOLO PER ADDOBBARE COME GAGA’ I SUOI QUATTRO YORKSHIRE ALLA CERIMONIA 3. OGGI STIAMO ELIMINANDO DEL TUTTO LA BARRIERA FRA UMANO E NON UMANO: SOSTITUIAMO CANI E GATTI AI FIGLIE RITENIAMO I NOSTRI “PADRONI” ANCHE PIÙ EVOLUTI DI NOI 4. NIETZSCHE CHE DICE? “TEMO CHE GLI ANIMALI VEDANO NELL’UOMO UN ESSERE LORO UGUALE CHE HA PERSO IN MODO ESTREMAMENTE PERICOLOSO IL SANO INTELLETTO ANIMALE: VEDANO CIOÈ IN LUI L’ANIMALE DELIRANTE, L’ANIMALE CHE RIDE, L’ANIMALE INFELICE”

Foto dal "Daily Mail"

1 - ZOOCRAZIA: COSÌ GLI ANIMALI SONO DIVENTATI I NOSTRI PADRONI
Elena Stancanelli per "La Repubblica"

Il primo animale che l'uomo ha addomesticato è stato il cane, l'ultimo il criceto. Quanto al gatto, furono gli egiziani a farne quello che sappiamo, il dispotico e pigro padrone dei nostri cuscini, intorno al 3500 avanti cristo. Lo racconta il biologo, fisiologo, antropologo e quant'altro Jared Diamond, in Armi, acciaio e malattie. Breve storia degli ultimi tredicimila anni (Einaudi, premio Pulitzer per la saggistica nel 1997).

Una delle ragioni che hanno permesso all'uomo bianco (o eurasiatico) di prevalere sulle altre razze presenti sulla terra, spiega Diamond, è stato proprio il suo rapporto con cani, mucche, galline, buoi... Li abbiamo mangiati, cavalcati in guerra, hanno tirato i nostri aratri, trasportato i nostri viveri, addirittura ci hanno salvato da alcune terribili malattie, vaccinandoci con i loro germi. In cambio noi abbiamo offerto loro cibo, protezione, affetto.

Ma da un certo punto della nostra storia, questo rapporto si è incrinato, la semplice relazione utilitaristica si è trasformata in un complicatissimo groviglio etico-sentimentale. Scrive Usa Today che nel 2012 gli americani hanno speso per i loro animali domestici 53 miliardi di dollari. E nel 2013, secondo le stime, spenderanno anche di più.

Hanno comprato per loro cibi, cucce ipertecnologiche, vestititini /cappottini /tutine / impermeabilini /costumini da bagno / sandaletti e galosce per la pioggia. In quel mercato demente detto "pet economy", esistono profumi per cani, psicologi per gatti, chirurghi estetici che stirano le rughe dei bull dog e correggono le orecchie dei dobermann, estetiste che fanno massaggi ai conigli nani.

Ma anche collari tempestati di diamanti, trasportini Louis Vuitton, guinzagli nascosti in gusci ricoperti di Swarovski, pellicce di leopardo per pincher freddolosi, ciotole di Versace dai 700 dollari in su... E perché i nostri cuccioli capricciosi non si annoino, c'è anche un canale TV tutto per loro. Si chiama Dog TV e trasmette programmi di 5/6 minuti ciascuno (probabilmente la soglia di attenzione di un cane di fronte a uno schermo) che mostrano paesaggi rilassanti, colleghi cani impegnati in esercizi demenziali, tuoni e fuochi di artificio per convincere quelli che ne hanno paura a trovarli innocui.

Perché lo facciamo? Secondo Usa Today, in molte famiglie gli animali hanno sostituito i figli. Per chi non riesce o non vuole averne perché ritiene che allevare un cane, un gatto o un'iguana sia meno impegnativo e più divertente che accollarsi un figlio irriconoscente. Forse. O forse il nostro rapporto con gli animali è una cartina di tornasole che rivela la nostra fragilità e quella abitudine che ci contraddistingue a operare chirurgicamente per impiantare ossessività e nevrosi al posto di qualsiasi sentimento sano.

La questione, tra noi e gli animali, è dividersi lo spazio sulla terra, le risorse: convivere. E perché una buona condivisione di qualsiasi genere funzioni, occorre riconoscersi nelle proprie diverse identità, e assegnare i ruoli.

Negli ultimi diecimila anni più o meno, gli arbitri siamo stati noi. Abbiamo stabilito che gli altri erano "le bestie", quelli senza pollice opponibile, incapaci di un linguaggio articolato e di astrazione, e abbiamo comandato. Ma, paradossalmente, quanto più la nostra civiltà si raffina e si sposta verso l'inorganico e il virtuale, tanto più quella zona grigia tra noi e loro si assottiglia, le definizioni vacillano.

Scriveva Nietzsche, «Temo che gli animali vedano nell'uomo un essere loro uguale che ha perso in modo estremamente pericoloso il sano intelletto animale: vedano cioè in lui l'animale delirante, l'animale che ride, l'animale che piange, l'animale infelice».

Già Montaigne, nei saggi, si diceva convinto che l'uomo non fosse affatto ai vertici della natura. Si interrogava sulla crudeltà che esercitiamo su di loro e immaginava quali potessero essere i diritti da concedergli. Così Voltaire e Rousseau, che addirittura, rifacendosi a Pitagora - proto-vegetariano per ragioni filosofiche - dibatterono già nel settecento sull'opportunità o meno di mangiare carne.

Nel 1871 Giuseppe Garibaldi subito dopo aver fondato l'Italia fondò la Società per la protezione degli animali, ma è nel novecento, il secolo d'oro del senso di colpa, che la nostra relazione con gli animali prende la forma di una vera psicosi.

Che si raggruma nel 1975 nelle tesi esposte da Peter Singer in un celebre saggio chiamato "Liberazione animale". Ogni sofferenza, sostiene Singer, deve essere valutata in quanto tale. Se infatti attribuiamo dignità soltanto al dolore provato da esseri razionali e capaci di parola, come dovremmo comportarci con "gli esseri umani marginali": i neonati, certi malati mentali? Questa posizione conosciuta come "anti-specismo", si oppone all'idea che esseri di specie diverse abbiamo un diverso valore o status morale.

Nel 1978, presso la sede dell Unesco, fu proclamata la "Dichiarazione universale dei diritti dell'animale" il cui primo articolo dice: «tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita, e hanno lo stesso diritto all'esistenza». Così, oggi, assistiamo al boom di denunce per maltrattamenti di animali e alla moltiplicazione di "fascicoli" aperti in tutte le procure d'Italia.

Quindi siamo tutti animali, senza distinzione? Per i delfini, per esempio, capaci di riconoscersi in uno specchio e di pensare al futuro, con una massa cerebrale seconda solo alla nostra, è stata proposta la definizione di "persone non umane".

Nel 1996, poco prima di morire, Anna Maria Ortese pubblica un romanzo molto strano, Alonso e i visionari, che fu accolto con l'imbarazzo che si prova di fronte alle cose quasi incomprensibili. Parla di America, di terrorismo in Italia, e di un puma: Alonso. Ma nessuna di queste cose, come sempre nei suoi libri, ha una verità oggettiva. Tutto sfuma, perde i confini, si ridefinisce e poi si disfa di nuovo. Alonso, il puma eventuale, «una specie di piccolo sacco di pietre, con un naso grande, ma pacioso e le orecchie corte», è un animale? Forse.

Come il cardillo e l'iguana, protagonisti di altri suoi libri, ha una doppia identità, umana e bestiale. È «l'imponderabile, il senza spiegazione che è della natura della vita», la coscienza della società moderna che «dopo la rivoluzione dell'ottantanove, vede la sua vita sprofondare nel pozzo sempre più stretto del disamore universale». Questo sono diventati gli animali: esseri a metà tra l'eterno e noi, l'impaccio della memoria, la coscienza di quello che dovremmo essere? Per questo li nascondiamo dentro borse griffate, li copriamo di profumi e gli offriamo diritti che forse non chiedono di avere? Prima di cedere e consegnare di nuovo a loro il potere.


2 - FOLLIE DA MATRIMONIO: UNA COPPIA SPENDE 8.000 STERLINE PER GLI ABITI DEI CANI
Da "Donna.fanpage.it"

Louise Harris e Daniel Hill sono una coppia di neo sposi che per organizzare il matrimonio ha speso la bellezza di 130.000 sterline, 8.000 sterline sono servite solo per abbigliare i loro quattro Yorkshire.

Nel giorno più importante della vita Louise e Daniel hanno voluto i quattro cuccioli al proprio fianco per questo motivo hanno speso un'ingente somma per vestirli con papillon in satin, per adagiarli su cuscini coordinati e per ordinare una serie di torte e cibi adatti agli amici a quattro zampe.

Durante la cerimonia il quartetto di Yorkshire terrier, composto da Lola, Lulu, Larry, e Lolly, ha sfilato insieme alle damigelle della sposa, ogni cane era abbigliato di tutto punto, con micro vestiti, fiocchi e cravatte in viola e verde.

Dopo la cerimonia i cagnolini hanno potuto accomodarsi come tutti gli altri invitati, per loro era stato preparato un tavolo apposito e non solo. Un intero parco giochi, con piscine e giocattoli, è stato allestito nella location del matrimonio, solo per i piccoli amici, i quali avevano a disposizione persino dei piccoli letti a baldacchino per potersi rilassare.

 

UNO DEI QUATTRO YORKSHIRE AL MATRIMONIO DI LOUISE HARRIS E DANIEL HILL TORTA CANINA LOUISE HARRIS E DANIEL HILL E I LORO QUATTRO YORKSHIRE LOUISE HARRIS E DANIEL HILL E I LORO QUATTRO YORKSHIRE I QUATTRO YORKSHIRE AL MATRIMONIO DI LOUISE HARRIS E DANIEL HILL UN CANE CE I QUATTRO YORKSHIRE AL MATRIMONIO DI LOUISE HARRIS E DANIEL HILL PIZ resize I QUATTRO YORKSHIRE AL MATRIMONIO DI LOUISE HARRIS E DANIEL HILL PIZ resize PIZ resize MUC CE I QUATTRO YORKSHIRE AL MATRIMONIO DI LOUISE HARRIS E DANIEL HILL LOUISE HARRIS E DANIEL HILL E I LORO QUATTRO YORKSHIRE UNO DEI QUATTRO YORKSHIRE AL MATRIMONIO DI LOUISE HARRIS E DANIEL HILL

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