
È MORTO ALVARO VITALI – L'ATTORE, PROTAGONISTA DELLA COMMEDIA SEXY ALL'ITALIANA E INDIMENTICABILE "PIERINO", AVEVA 75 ANNI ED ERA STATO RICOVERATO PER UNA BRONCOPOLMONITE RECIDIVA – AVEVA RIVELATO IN TV DI SOFFRIRE MOLTO PER LA FINE DEL MATRIMONIO, DURATO 27 ANNI, CON LA MOGLIE STEFANIA CORONA (CHE LO AVEVA TRADITO CON L’AUTISTA) - GLI ESORDI CON FELLINI ("MI CHIEDEVA: 'TI È PIACIUTO “GIULIETTA DEGLI SPIRITI? E COSA CI HAI CAPITO?'; 'UN CAZZO, DOTTORE”. E LUI NE RIDEVA”) – "LE COMMEDIE SEXY? LE ELITE LE DISPREZZEVANO, OGGI PIACCIONO ANCHE AI PRETI" - LA FENECH, L’IMBARAZZO DI GLORIA GUIDA NEL TOGLIERSI IL REGGISENO, IL MARITO GELOSO DI NADIA CASSINI, LA DEPRESSIONE, GLI “SPINELLETTI" IN COMPAGNIA - “ERO UN MILITANTE COMUNISTA MA IL PCI NON MI HA MAI INVITATO UNA SOLA VOLTA ALLA FESTA DELL’UNITÀ” – I SOLDI SPERPERATI (“SONO STATO FREGATO”), CARLO VERDONE E “IL DOLORE” PERCHE’ LINO BANFI NON LO HA PIU’ CERCATO – VIDEO
E' morto Alvaro Vitali. L'attore, protagonista di una serie di film della commedia sexy all'italiana, aveva 75 anni. Nel ruolo di Pierino, in particolare, Vitali raggiunse l'apice della notorietà negli anni '70.
Vitali era stato ricoverato recentemente per una broncopolmonite recidiva. Recentemente l'attore aveva rivelato in tv di soffrire molto per la fine del matrimonio, durato 27 anni, con la moglie Stefania Corona, che aveva confessato in una trasmissione di essersi innamorata di un altro uomo.
Ospite oggi, martedì 24 giugno, a La volta buona, Corona ha risposto pubblicamente alla lettera scritta dall'ex marito, nella quale lui le chiedeva una seconda possibilità, nonostante il tradimento.
Stefania Corona ha letto in diretta la lettera che l'attore ha scritto per lei: "Proviamo a tornare insieme. Io ti devo molto e sono pronto a passare sopra al tuo errore di percorso. Non buttiamo via tutto. Sarò più presente sotto ogni punto di vista. Tu sei stato la mia roccia su cui mi sono più volte aggrappato. Sei crudele ma ti amo ancora. Te la senti di dare al nostro amore una seconda possibilità?". Secca la risposta di Stefania Corona: "No, grazie".
ALVARO VITALI
Dopo la notizia della morte dell’attore ripubblichiamo questa intervista del 9 gennaio 2023 – Concetto Vecchio per la Repubblica
Alvaro Vitali, cosa faceva prima di diventare attore?
“L’elettricista a Trastevere. Un giorno venne a trovarmi uno del mio quartiere, Pippo Spoletini, che di mestiere faceva il capogruppo sui set: reclutava le comparse per il cinema. Mi disse che Federico Fellini cercava un ragazzino magro come me. “Chi è Fellini?” gli chiesi”.
Fellini era già una celebrità mondiale.
“Sì, sì, ma capirai, io al cinema andavo a vedere i film con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia”.
Che anno era?
“Il 1969, avevo diciotto anni. Facevo il ragazzo di bottega in un negozio di piazza Mastai. Il principale, Gino Segarelli, mi passava 16mila lire a settimana”.
Il cinema quindi non fu una vocazione?
“No, fu un grande regalo della vita. Il sabato successivo mi ritrovai nel teatro numero 5 di Cinecittà, circondato da clown, mangiafuochi, ballerine. Mi fecero attendere sette ore seduto su una panchina. Poi fecero entrare me e un ragazzo napoletano in una sala enorme, avevo un faro puntato contro alle cui spalle scorsi una macchina da presa. Su una scala svettava un signore di cui, accecato, distinsi soltanto il cappello e una sciarpa”.
stefania corona e alvaro vitali 4
Fellini.
“Disse soltanto, con voce stridula: “Chi di voi sa fare il fischio del merlo?” Fischiai a tutti i polmoni. La vocina sentenziò: “Maurizio, prendi lui che l’altro sta ancora aspettando il merlo”.
Non lo vide in faccia?
“Non quel giorno. Era come una figura che stava nell’aldilà”.
Chi era Maurizio?
“Maurizio Mei, l’assistente di Fellini. Non sapevo fischiare come il merlo, ma non importava, era un test su chi fosse più sveglio, più motivato. Vinsi io”.
Che film era?
“Satyricon. Ebbi una particina, dovevo fare un imperatore”.
Qual era il suo compenso?
“Settantamila lire al giorno, per sette giorni di lavoro”.
Prendeva al giorno più di quello che guadagnava come elettricista in un mese.
“Sì, ma dopo quella settimana tornai in bottega. Quando Fellini girò Roma Spoletini tornò e mi disse che stavolta avrei avuto una particina più importante: il ballerino di tip tap. “Ma io non so ballà!” obiettai. “Impari!”, rispose Pippo e mi spedì alla scuola di Gino Landi. Imparai in due settimane. Quando Fellini mi vide si complimentò”: “Sei un fenomeno, come hai fatto?”. “È la fame, dottò!”, risposi”.
Era fatta?
carmen russo alvaro vitali il tifoso l arbitro il calciatore
“Ci fu un terzo film, I clowns. Girammo a Parigi. Non ero mai uscito fuori da Roma, né preso un aereo. Fellini era divertito dal mio stupore di fronte a quel che vedevo. “Ti piace questa vita eh?”, diceva”.
Eravate diversissimi.
“Lo divertiva la mia indole popolare. Mi chiedeva: “Ti è piaciuto Giulietta degli spiriti?” “Sì”, mentivo. “E cosa ci hai capito?” “Un cazzo, dottore”. Fellini ne rideva”.
Poi arrivò Amarcord.
ALVARO VITALI - CARLO VERDONE - VITA DA CARLO 4
“Sì, girato interamente a Cinecittà. Era il 1973 e io avevo ormai 22 anni. Di fronte a quell’ennesima assenza dal lavoro Segarelli mi licenziò. Andai a dirlo a Fellini. “Ci parlo io”, disse”.
Lo fece?
“No, anche perché ormai avevano assunto un altro garzone al posto mio. “Facciamo così - disse Fellini - tu mi serviresti per quindici giorni, ma vieni lo stesso sul set, ti vesti, ti trucchi, e così figuri presente. Così feci, per sette mesi, per l’intera durata delle riprese. Guadagnavo 150mila lire al giorno”.
Erano bei soldi?
stefania corona e alvaro vitali 5
“Altroché. Fellini è stato di una generosità enorme con me. Vidi come gestiva la troupe. Come dispiegava il film. Aveva la sceneggiatura in testa. Un mostro di intelligenza”.
Di cosa parlavate?
“Nelle pause dipingeva gli attori. A me mi disegnava come una zanzara. Un giorno mi chiese di seguirlo sulla spiaggia di Ostia: doveva posare per la copertina di Vogue in Francia”
Con lei?
“Vestito da prete dovevo giocare con un aquilone. Quando arrivai a casa scoprii che mi aveva infilato ventimila lire nella tasca della giacca”.
(...)
Come arriva alle commedie scollacciate?
“Amarcord mi diede notorietà. Il regista Nando Cicero, che era stato l’aiuto di Francesco Rosi, stava preparando L’insegnante, con Edwige Fenech. Mi chiamò. Dovevo interpretare un alunno siciliano che le sbavava dietro. Non poteva chiedermi di meglio: mi ero sempre ispirato a Lando Buzzanca”.
La prese come una retrocessione?
“Dalle stelle alle stelle, eh (Vitali ride).
Fu l’inizio di una serie interminabile di commedie soft-erotiche.
“I cinema scoppiavano. La lavorazione durava tre settimane: costi all’osso e incassi mirabolanti. Una manna”.
Quanti film ha fatto?
“Circa centocinquanta”.
Ed è diventato ricco?
“Cambiavo macchine ogni tre mesi. E donne”.
Ha avuto molti flirt?
“Abbastanza”.
alvaro vitali pierino contro i mostri
Era la spalla delle dottoresse, delle insegnanti.
“Ho lavorato con le principali sex simbol degli anni Settanta. Ero invidiatissimo”.
Edwige Fenech in La poliziotta fa carriera (1975)
Com’era Edwige Fenech?
“Una sorella. Veniva con noi in mensa. Aveva un bimbo piccolo, Edwin, che mangiava solo perché io lo facevo ridere. Da grande è diventato un produttore, purtroppo non mi ha mai chiamato”.
Gloria Guida?
“Mi ricordo l’imbarazzo che provò la prima volta che si dovette togliere il reggiseno sul set”.
Michela Miti?
“La scelsi per la serie di Pierino, perché era acqua e sapone mentre io ero un paraculetto”.
Nadia Cassini?
“Aveva un marito molto geloso, che preferiva tenerla lontana dalla troupe”.
Lei ha lavorato anche con Sofia Loren.
“Oh, Sofia, grandissima! Un’altra che non se la tirava”.
Ma chi li vedeva quei film?
“Il popolo! L’Italia profonda. Soprattutto comitive di ragazzetti. L’élite invece ci disprezzava”.
Si stupisce?
“Beh, oggi invece in tanti anche delle classi colte li guardano volentieri quando passano in tv. Erano prodotti con tempi comici ben fatti. Piacciono molto ai preti”.
I preti?
ALVARO VITALI LA RIPETENTE FA L’OCCHIETTO AL PRESIDE
“Sì, me lo confessano loro stessi. Faccio ancora molte serate in provincia, talvolta sono organizzate dalle parrocchie. Spesso il sacerdote mi prende in disparte e mi confida la sua ammirazione”Le cito alcuni titoli: “La liceale nella classe dei ripetenti”; “La ripetente fa l’occhiolino al preside”; “La dottoressa del distretto militare”.
“E La dottoressa sotto le lenzuola, con Karin Schubert. O Per amore di Poppea, con Maria Baxa” (Vitali ride e continua l’elenco dei tanti film che ha fatto).
Recitava sempre una sola parte: quello del ragazzino imbranato turbato dalla bellona di turno.
“In quell’Italia provinciale molti si identificavano in me: rappresentavamo un immaginario erotico”.
Oggi non sarebbero politicamente scorretti?
alvaro vitali a oggi e un altro giorno
“Erano una presa in giro, a bene vedere, del maschio italiano: della sua doppia morale. Tutto casa e famiglia in apparenza, e fuori invece gran peccatore”.
Denunciavano un’ipocrisia democristiana?
“La presa in giro del latin lover nostrano”.
Ha lavorato con Alberto Sordi?
“In Polvere di stelle. Poi mi voleva in Un borghese piccolo piccolo. Ma poi il mio agente non si è messo d’accordo. Peccato, poteva essere l’inizio di una storia diversa”.
Come ripensa a quell’Italia?
“Con nostalgia. Mangiavano tutti. E noi abbiamo fatto ridere un’intera generazione”
Erano anni di forte impegno.
“Lo so bene. Io sono di sinistra, all’epoca votavo Pci”.
Alvaro Vitali comunista?
“Sì, tutta la mia famiglia votava Pci. Ho più volte attaccato i manifesti, giravo con l’auto con l’altoparlante sul tetto e davo gli annunci: “Stasera parlerà l’onorevole Pajetta!”.
In molti si sorprenderanno.
“Avevo uno zio che lavorava a Botteghe Oscure. Andava spesso a Mosca. Ma il Pci non mi ha mai invitato una sola volta alla festa dell’Unità: a me piaceva andarci, ci sono sempre andato da privato”.
Oggi vota Pd?
“No, per me il Pd è la Dc. Volevo votare per i partiti minori della sinistra, ma poi mi sembrava una preferenza persa. Mi sono astenuto. Quando tornerà la vera sinistra tornerò al seggio”.
È famoso più per i film di Pierino o per le commedie sexy?
“Non so. Certo Pierino fece il botto. Pierino contro tutti frantumò tutti i record d’incassi. Era il 1981. E io avevo 31 anni”.
E viveva ancora con la nonna.
alvaro vitali pierino torna a scuola
“Sì, sì. Viziato eh?” (Ride)
Quanto era famoso?
“Non potevo entrare in un ristorante. Non avevo vita privata. Il successo può diventare una prigione: devi stare attentissimo, essere sempre disponibile con la gente”.
E poi a un certo punto lei è scomparso.
“Sì, il telefono ha smesso di squillare”.
Quando è successo?
Per Paulo Roberto Cotechino centravanti di sfondamento, nel 1983, presi cento milioni di lire di anticipo, ma il film incassò molto meno rispetto alle attese. Uscii di scena”.
Un filone si era esaurito.
“Non è vero. In quegli anni partì quello dei cinepanettone. Potevo entrarci. Invece niente.
Nessuno mi ha fatto più lavorare”.
Come mai?
teo teocoli alvaro vitali janet agren l’onorevole con l’amante sotto il letto
“Non me lo spiego. Ero popolarissimo. E lo sono ancora a 72 anni. Mi fermano per strada, mi chiedono i selfie. “Alvaro, tu sì che ce facevi divertì”, dicono”.
Erano B-movie, cinema di serie B?
“Ma se ho pure vinto il Leone d’Argento alla carriera”.
Qual è il rimpianto?
“Mi piacerebbe rifarli, ma non ci sono più gli attori di quel tempo, Renzo Montagnani, Mario Carotenuto, che è stato il mio maestro. Ho scritto due sceneggiature, ma non trovo un produttore che le finanzi. Il cinema l’ho salvato io”.
Esagerato.
“La commedia italiana sì, dai. Stava morendo negli anni Settanta”.
Chi le è rimasto amico dei vecchi sodali, Lino Banfi?
“No, Banfi non mi ha più cercato. E ne provo dolore. Abbiamo recitato insieme in non so quanti film. Per Capodanno mi ha fatto gli auguri Carlo Verdone. Dovevamo fare un film insieme, ma poco prima di firmare il contratto mi sono rotto il malleolo, e non se ne è fatto nulla”.
È vero che ha sofferto di depressione?
“Sì. Non me annava de fa' gnente. Non volevo più vedere nessuno. Non rispondevo più nemmeno al telefono”.
È stato doloroso?
“Mi mancava l’aria. Un periodo terribile”.
Un attore è sempre precario?
“È la sua dannazione”.
Come ne è uscito?
“Mi è stata vicina con pazienza mia moglie, Stefania Corona. Mi portava con sé alle sue serate, lei canta; era un modo per riportarmi nell’ambiente. E’ stata una ripresa lenta, faticosa”.
nadia bengala alvaro vitali pierino torna a scuola
La droga non l’ha mai tentata?
“No, al massimo qualche spinelletto in compagnia”.
Ora che cosa fa esattamente?
“Arrotondo facendo spettacoli, nei teatri, soprattutto al Sud. A Roma poco, non c'è il culto della serata”.
Quanto prende di pensione?
“1200 euro”.
Non è tanto, visto quel che ha guadagnato.
“Mi hanno fregato un sacco di contributi”.
Com’è stato possibile?
“Le case di produzione mi pagavano a giornata, ma su trenta me ne segnavano dieci al massimo. Così per anni. Non c’era internet, non c’erano i controlli di adesso, ed io mi sono fidato”.
Quando si sta sulla cresta dell’onda non si bada al dopo?
“Quello è stato il mio errore. Ogni sei mesi mi arriva però un assegno per i passaggi televisivi dei miei film, per il resto campo delle serate”.
alvaro vitali pierino medico della s.a.u.b
Le reti Fininvest li hanno passati per tutti gli anni Ottanta e Novanta.
“La Rai quasi mai invece”.
Ha lavorato con Striscia la notizia.
“Imitavo Jean Todt della Ferrari. Quando andavo davanti a Montecitorio, quelli di sinistra mi evitavano, invece Ignazio La Russa andava matto per me: “Intervistami tu!”, diceva” (fa l’imitazione di La Russa). "Ma io l’ho sempre pensata all’opposto”.
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