TERZOMONDISMO CHE FA PENN - QUANTO SONO RIDICOLE LE SUPERSTAR MILIONARIE DI HOLLYWOOD, DA OLIVER STONE A SEAN PENN, DA ANGELINA JOLIE A GEORGE CLOONEY, CHE SVENTOLANO IL LORO RADICALISMO FINO A IGNORARE I PRESUPPOSTI DI LEGALITÀ E PERFINO LE CONDANNE DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE, E POI VANNO A SBRACARE NEI VILLONE DI MALIBÙ? - STONE È DIVENTATO SEGUACE DEL NEGAZIONISTA AHMADINEJAD E SUO FIGLIO SEAN SI È APPENA CONVERTITO ALL'ISLAM SCIITA IN UNA MOSCHEA DI ISFAHAN…

Massimo Gaggi per "il Corriere della Sera"

«Da sincero anticolonialista quale sicuramente è, Sean Penn si sbrighi a restituire al popolo messicano la sua lussuosa tenuta di Malibù: la sua occupazione di un terreno che è stato sottratto dagli Stati Uniti al Messico con un'aggressione spietata e imperialista è inaccettabile». Quella del Daily Telegraph è la più ironica e anche una delle più pacate tra le reazioni britanniche alle sortite dell'attore americano a favore delle rivendicazioni di Buenos Aires sulle isole Falklands.

«Le Malvinas sono argentine» ha detto giorni fa, incontrando nella capitale sudamericana il presidente Cristina Kirchner. «Londra accetti di negoziare davanti all'Onu. Il mondo trova ormai intollerabili simili manifestazioni di colonialismo ridicolo e arcaico».

Davanti alla reazione furente dell'opinione pubblica e della stampa britannica che l'hanno accusato di giustificare una guerra a suo tempo scatenata da una giunta militare contro un pezzo di territorio legittimamente posseduto da una democrazia liberale, il protagonista di «Dead Man Walking», «Mystic River» e «Milk», un premio Oscar noto per le sue posizioni radicali, ha rincarato la dose: se l'è presa con la stampa («il buon giornalismo salva il mondo, quello cattivo lo distrugge») e col principe William, definendo la sua presenza nell'arcipelago dell'Atlantico meridionale (dov'è in servizio come pilota dei velivoli di soccorso) una «gratuita provocazione».

Nel mondo del cinema gli attori e i registi che sposano cause di estrema sinistra - personaggi a volte etichettati come «radical-chic» - sono molti. Di polemiche contro le «star» che inneggiano al riscatto del proletariato dalle loro mega-ville a Cortina, in passato ne abbiamo viste molte anche in Italia. Negli Usa c'è, però, un piccolo drappello di artisti che, oltre a chiedere più giustizia sociale in America, entrano «a gamba tesa» sulla scena internazionale, spingendo il loro radicalismo fino a ignorare i presupposti di legalità e perfino le condanne della comunità internazionale.

Insieme a Penn, in questi giorni a offrire ai giornali titoli da prima pagine ci sono Oliver Stone e suo figlio Sean, che si è appena convertito all'Islam sciita in una moschea di Isfahan. Sean, che ha da poco realizzato un documentario sulla vita e la cultura iraniana e che starebbe preparando il terreno per un film del padre su Ahmadinejad (Oliver dovrebbe arrivare presto a Teheran), era noto da tempo per le sue posizioni negazioniste sull'Olocausto e per aver messo in discussione la legittimità dello Stato di Israele.

Ora si spinge ancora più in là, sostenendo la piena legittimità del programma nucleare iraniano anche nella sua parte militare. Quella delle conversioni non è una storia nuova nella famiglia Stone: Oliver, ebreo in gioventù, è diventato poi un cristiano episcopale per poi approdare al buddismo.

E il figlio ora musulmano che ha cambiato il nome in Sean Alì, sostiene di non aver ripudiato cristianesimo ed ebraismo. Ora, però, si comporta soprattutto da seguace del presidente Ahmadinejad che lo ha premiato per il suo cortometraggio e ha partecipato con lui a Teheran a un convegno sull'«hollywoodismo» come fattore di degenerazione culturale.

Da George Clooney ad Angelina Jolie, di attori «liberal» impegnati nel sociale e che sostengono le cause dei popoli che considerano oppressi, ce ne sono molti. Personaggi ammirati che conducono battaglie spesso nobili e, comunque, sempre legittime. Ci sono, poi, i militanti sempre pronti a prendere posizioni di rottura come Jonathan Demme, il regista del «Silenzio degli innocenti» e di «Philadelphia» che ha fatto molto discutere col suo documentario sulla questione palestinese «Jimmy Carter, Man from Plains».

Ma solo Stone, Penn e Michael Moore hanno portato il loro radicalismo fino al punto di raccontare storie in modo totalmente unilaterale. Dalla Cuba «paradiso» della sanità pubblica di Moore al regista di «Platoon» e «Nato il 4 luglio» che è addirittura arrivato a rifiutarsi di ascoltare le voci dei dissidenti quando, con «A Sud del confine», ha esaltato la figura del dittatore venezuelano Hugo Chávez.

La «rinascita socialista» dell'America Latina narrata da Oliver Stone affascina anche Sean Penn, pure lui a suo agio tra Cuba, il Venezuela e la Bolivia di Evo Morales con quale si è fatto ritrarre pochi giorni fa, un poncho sulle spalle e l'elmetto da minatore in testa.

«Chissà perché tanta gente dello spettacolo si fa incantare da dittatori che presentano le loro scelte come ragionevoli e inoffensive» si chiede la National Review, organo della destra intellettuale. «C'è un termine per descrivere questo fenomeno: potemkinizzazione. Un processo al quale farà ora ricorso anche il regime cubano, in vista della visita del Papa».

 

 

SEAN PENN PRIMA DI INCONTRARE IL PRESIDENTE BOLIVIANO MORALES jpegOLIVER STONE CON HUGO CHAVEZ jpegIL REGISTA DEMME HA FATTO DISCUTERE CON IL SUO DOCUMENTARIO JIMMY CARTER MAN FROM PLANS jpegANGELINA JOLIE

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO