giorgio forattini

FORATTINI ERA UN UOMO LIBERO, E PER QUESTO FU CENSURATO DA TUTTI – L’EX COLLEGA FRANCO BEVILACQUA: “LA SUA VICENDA PROFESSIONALE È EMBLEMATICA: PRIMA IDENTIFICATO COME DI SINISTRA, POI COSTRETTO A LASCIARE 'LA REPUBBLICA' E 'LA STAMPA' PERCHÉ CONSIDERATO DI DESTRA, INFINE ESPULSO ANCHE DAI GIORNALI DI DESTRA. UN PO’ ALLA VOLTA LA FIRMA DI FORATTINI SPARÌ” – LA ROTTURA CON “REP” RACCONTATA DALLO STESSO FORATTINI: “NEL 1999 D’ALEMA HA QUERELATO SOLO ME, NON REPUBBLICA. COSÌ ME NE SONO ANDATO E..."

Estratto dell’articolo di Franco Bevilacqua per https://www.professionereporter.eu/

 

FRANCO BEVILACQUA

Nei primi anni ’70 incontrai per la prima volta Giorgio Forattini a Paese Sera: si aggirava sperduto per la redazione, niente di lui avrebbe fatto presagire che sarebbe diventato il grande vignettista di satira politica.

 

Aveva partecipato a un concorso di Paese Sera per una nuova striscia intitolata “Stradivarius”: era la storia di uno sfortunatissimo venditore che riceveva un inequivocabile “no”, si ispirava alle sue esperienze di venditore. La striscia vinse, ma Paese Sera non la pubblicò mai.

 

Giorgio era disoccupato per scelta: dopo un breve periodo nell’impresa di famiglia – nel settore petrolifero – aveva lasciato. Si era messo a lavorare come rappresentante ottenendo ottimi risultati, anche se spesso la durezza di quel tipo di attività riserva molti “no” e porte sbattute in faccia. Lasciò anche quel lavoro.

 

giorgio forattini 22

[...] Per Paese Sera cominciò a pubblicare disegnetti riempitivi per la pagina dei giochi. […] Il settore grafico aveva bisogno di personale, così Giorgio fu inserito nell’organizzazione delle pagine. Lo “portai”, quasi di peso, in tipografia, dove i tipografi ancora incutevano un burbero rispetto. Divenne giornalista, ma si capiva che fare il grafico non era il massimo per lui.

 

[…] Una sera, durante una cena, il caporedattore di Panorama, Pierluigi Melega, che conosceva i disegni riempitivi di Giorgio per la pagina dei giochi di Paese Sera, gli chiese se volesse disegnare vignette politiche per il suo settimanale. Forattini ovviamente accettò. Da quel giorno, per Panorama, disegnò settimanalmente la sua vignetta. Famosa quella di Berlinguer che offre l’ostia del compromesso storico al comunistaccio, fazzoletto rosso legato attorno al collo, inginocchiato davanti a lui.

 

la vignetta di forattini su berlinguer

Dopo il clamore suscitato da quella vignetta Paese Sera scoprì che la satira funzionava e che l’autore di satira -e che autore!- ce l’aveva in casa. Giorgio cominciò a pubblicare quotidiane vignette anche per il quotidiano, commentando tutta la battaglia per il “NO” al referendum sul divorzio, culminata con l’esilarante vignetta della bottiglia di spumante, marca “NO”, con il tappo che salta; e tutta l’Italia rise, perché il “tappo” era Fanfani.

 

[…] Nell’estate del 1976 io e Forattini ricevemmo l’offerta di andare a lavorare a la Repubblica fin dalla fondazione. Decidemmo di accettare, per affrontare una nuova avventura.

eugenio scalfari giorgio forattini

 

In quei primi anni le vignette di Forattini divennero editoriali disegnati, spaziavano in tutti i campi e in tutti gli schieramenti della politica: poteva tranquillamente disegnare Andreotti come Nosferatu, Craxi come Mussolini con gli stivali, Spadolini nudo, La Malfa tartaruga, De Mita con la coppola, il Papa polacco muscolare, Berlinguer imborghesito in vestaglia, che ascolta infastidito i rumori di uno sciopero che provengono da fuori la finestra.

 

eugenio scalfari giorgio forattini 23

Dopo le proteste da parte della direzione del partito, da “Botteghe Oscure” io, che una volta a settimana lo sostituivo nella pagina dei commenti, ridisegnai lo stesso identico ambiente, ma con Berlinguer che, smessa la vestaglia, si infila la tuta da metalmeccanico.

 

[…] Le sue vignette potevano essere trasversali, dissacranti, al limite dello sberleffo, o spiritosamente poetiche.

 

Ricordo quel magico periodo della fondazione nel settore grafico quando tutto era in divenire, quando avevamo la sensazione di contribuire, io con il nuovo stile grafico, Giorgio con la potenza delle vignette a costruire quel nuovo modo di fare un quotidiano che ha rivoluzionato la stampa italiana.

 

giorgio forattini gianni agnelli

Nel 1982 l’avvocato Agnelli convinse Giorgio a passare a La Stampa; Giorgio vi rimase fino all’84, per tornare, su insistenza di Scalfari, a la Repubblica.

 

[…] Ma il clima politico e i giornali stavano cambiando. La vignetta di Forattini su Panorama, sui finanziamenti in rubli sovietici all’ex partito comunista scatenò polemiche: scattarono le querele con conseguenti richieste miliardarie di risarcimento, che Panorama decise di pagare.

 

giorgio forattini fanfani

Da allora nelle querele l’iter civile al posto del penale diventò consuetudine: rischiare di pagare miliardi di risarcimento spaventava, e come! Un modo subdolo di condizionare giornali e giornalisti, senza arrivare apertamente alla censura.

 

[…] Quando la Repubblica venne venduta a De Benedetti, Scalfari lasciò la direzione; arrivò Ezio Mauro. Il clima in redazione per Forattini diventò più difficile. In un giornale sempre più schierato, l’anarchica libertà di Forattini, che per Scalfari dimostrava la liberalità del giornale, veniva vista come un sacrilegio.

 

A fare una satira militante, schierata, Forattini non ci stava, e ogni giorno mandava da casa con il fax la sua vignetta, mettendo in subbuglio tutta la redazione. Ogni mattina, in riunione, si celebrava “il processo alla vignetta”.

INDRO MONTANELLI IN UN ILLUSTRAZIONE DI FRANCO BEVILACQUA

 

E si arrivò alla rottura. Così me la raccontò Forattini: “Quando nel 1999 D’Alema mi ha querelato chiedendo 3 miliardi di lire di risarcimento per la vignetta dove sbianchettava i nomi della lista Mitrokin, ha querelato solo me, non Repubblica. Così me ne sono andato, mi sono licenziato, senza chiedere niente. Appena D’Alema ha saputo che mi ero licenziato, ha ritirato la querela”.

 

[…] Forattini tornò alla Stampa, ma nel 2004, morto l’avvocato Agnelli, che si divertiva alle sue vignette, non gli rinnovarono il contratto. Passò al Giornale, cominciarono a non pubblicare le sue vignette, praticamente a censurarlo. Passò al Quotidiano Nazionale, ma anche lì dopo un po’ non gli rinnovarono il contratto.

 

La vicenda professionale di Forattini è emblematica: prima identificato come di sinistra, poi costretto a lasciare la Repubblica e La Stampa perché considerato di destra, infine paradossalmente espulso anche dai giornali di destra. Un po’ alla volta la firma di Forattini sparì.

 

Fortunatamente rimangono migliaia di sue vignette, raccolte in libri. Rimane il ricordo dei suoi “editoriali visivi”, la storia della politica di quegli anni, disegnata con feroce e dissacrante humor.

GIORGIO FORATTINI ILARIA CERRINA FERONIgiulio andreotti mostra una vignetta di giorgio forattini su di luiGIORGIO FORATTINI ILARIA CERRINA FERONIgiorgio forattini 3vignetta di giorgio forattini su giulio andreottiplayboy ita gen 1983 spadolini by giorgio forattinivignetta di giorgio forattini su giulio andreotti 1giorgio forattini 5vignetta di giorgio forattini su giulio andreotti 7giorgio forattini 4GIORGIO FORATTINIvignetta Forattinila vignetta di giorgio forattini su massimo dalemaGIORGIO FORATTINIvignetta di giorgio forattini su giulio andreotti 6FORATTINI D ALEMA 77FORATTINIFORATTINI D ALEMAvignetta di giorgio forattini su giulio andreotti 8vignetta di giorgio forattini su giulio andreotti 2vignetta di giorgio forattini su giulio andreotti 4vignetta di giorgio forattini su giulio andreotti 5giorgio forattini gianni agnelli bill clinton vignettaFORATTINI VIGNETTEFORATTINI VIGNETTA D ALEMAGIORGIO FORATTINI ILARIA CERRINA FERONI 55giorgio forattini berlinguer

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...