magalli pechino express

GIANCARLO MAGALLI, UNO CHE NON LE MANDA A DIRE: "HO DOVUTO CURARE UN LINFOMA ALLA MILZA. PURTROPPO IL DOLORE È DIVENTATO UNA MODA: VEDO GENTE NEI TALK A PARLARE SOLO DEI PROPRI GUAI DI SALUTE” – "CI SONO STATI I DEMOCRISTIANI, POI I SOCIALISTI, CHE HANNO FATTO IL SACCO DI ROMA IN RAI, QUINDI I RADICALI, I COMUNISTI…. E IO SEMPRE LÌ” – E POI, LA CASA VENDUTA A RAFFAELLA CARRÀ, GIANNI BONCOMPAGNI COME VICINO DI CASA, L'ANTIPATIA PER CRAXI, I SOLDI GUADAGNATI… – VIDEO

 

Estratto dell'articolo di Giulia Cazzaniga per “La Verità”

 

GIANMARCO MAGALLI A VERISSIMO

Gli domando se abbia il desiderio di fare questa intervista, e si sincera che non si voglia parlare solo della sua malattia. «Me lo chiedono in troppi, sarà che il dolore è diventato una moda. Vedo gente nei talk a parlare dei guai di salute che ha avuto… So che fa parte della vita, e so pure che la drammatizzazione attira il pubblico, penso però che la comunicazione debba avere, anche, un ruolo consolatorio».

 

Giancarlo Magalli, oltre 50 anni di carriera in Rai, qualche settimana fa ha raccontato di aver affrontato un linfoma alla milza. Non si fosse curato, rischiava di avere due mesi di vita. Ha perso 24 chili, ora li sta riprendendo: «Grazie a Dio ho ricominciato a mangiare, muovermi e camminare dopo sette mesi a letto».

 

GIANMARCO MAGALLI A VERISSIMO

È pronto per tornare in tv?

«Vediamo, intanto mi voglio riprendere al meglio e non posso affrontare sfide impegnative. Mi piacerebbe fare ad esempio la giuria in qualche programma divertente, o l’opinionista…».

 

In Rai o in Mediaset?

«La Rai è casa mia da sempre. L’anno scorso ho parlato con Alfonso Signorini per fare l’opinionista in studio al Grande Fratello, sarebbe stato divertente, vedremo cosa succederà per la prossima edizione».

 

[…]

 

GIANCARLO MAGALLI MILLY CARLUCCI FANTASTICO

Una parolaccia è scappata pure al Lucia Annunziata. Non le è mai successo in tanti anni in onda?

«Mai, ma che scherza? Sono nato in un’epoca in cui già dire “casino” era da tirata d’orecchi. Nella Rai in cui lavoravo si è eleganti e professionali».

 

Perché è servizio pubblico?

«Lo stile era, semplicemente, questo: ci si diceva che le cose andavano fatte per bene, ci si raccomandava che non ci fossero vallette seminude o sederi di fuori… e poi quando il programma andava bene ma faceva un punto in meno della concorrenza qualcuno ipotizzava che un sedere si sarebbe potuto pure mettere» (ride).

 

[…] Ma è il varietà la mia grande passione, e purtroppo non se la passa bene».

 

 

pippo baudo giancarlo magalli

Ha perso smalto?

«È un po’ scaduto, sì. Prima si faceva con molta cura, il varietà.

Una puntata cominciava alle 20:30 e finiva alle 21:20: quei cinquanta minuti erano provati e registrati per un’intera settimana. Prenda il balletto: ora lo hanno tolto, per risparmiare, ma era centrale. Per cinque minuti di messa in onda servivano un giorno di registrazione e tre di prove. Lo spettacolo, allora, doveva essere perfetto. Non è un caso che quando propongono qualche amarcord piaccia ancora e tanto».

 

Di chi è colpa se si peggiora?

«Sarà che registi alla Antonello Falqui non ce ne sono più. O dirigenti come Giovanni Salvi, Bruno Voglino, Emmanuele Milano… Ora la tv è fatta da manager che per lo più guardano a spendere poco e far quadrare il bilancio, e rinunciano a cose belle. Dal balletto ai costumi, alle scene».

 

[…]

 

Non è che la lottizzazione politica ha contribuito?

giancarlo magalli 3

«Mah, guardi che la Rai è sempre stata dipendente dalla politica.

Continuiamo a cambiare governo e ogni volta si ricomincia: nuovi dirigenti che devono imparare dal principio. Io sono entrato in Rai ai tempi della Democrazia Cristiana, ed Ettore Bernabei non faceva certo un segreto di esser stato messo lì da Amintore Fanfani».

 

Poi furono i socialisti…

«E non fu un bel periodo, perché arrivarono con la consapevolezza che non sarebbero durati molto e hanno occupato tutto, hanno fatto il sacco di Roma. Poi ci sono stati i radicali, i comunisti, e di nuovo i democristiani…».

 

E lei sempre lì.

«Mi sono sempre salvato perché lavoravo bene. Si ricorda cosa diceva Enzo Biagi? Dobbiamo prenderne uno democristiano, uno socialista, uno comunista e uno bravo. Ecco io ero quello lì, quello bravo e senza tessera politica. La politica non fa bene alla tv perché il turnover impazzito non dà modo di fare esperienza. Ora chi sta lì sa che dovrà andarsene, e succede ogni due o tre anni».

 

 

giancarlo magalli una parola di troppo 2

Non sotto la torre di Cologno dei Berlusconi.

«Hanno il vantaggio di esser sempre gli stessi, sì. Oggi è una realtà molto professionale. Agli inizi no, la guardavo con terrore e non mi piacevano le veline attira-pubblico».

 

In principio fu per lei Economia e commercio…

«Finito il militare, andai a fare il primo animatore del primo villaggio vacanze d’Italia, sul Gargano. Imparai molto, e conobbi giovani artisti che scritturavo a poco prezzo. Esordienti come i Gatti di Vicolo Miracoli, Troisi, Verdone… Li chiamai poi a Non stop, un programma che mi consacrò come autore. Eravamo tutti amici».

 

giancarlo magalli enrica bonaccorti alessandra martines gianni boncompagni

Quindi l’università.

«A dir il vero fu Scienze politiche prima - la scelsi proprio perché era quella con meno esami - e poi Economia perché mio padre avrebbe voluto lavorassi in una compagnia di assicurazioni come lui».

 

Eppure anche papà lavorò nello spettacolo, o meglio nel cinema.

«Quando ero bambino era direttore di produzione. Son stato in braccio ad Ava Gardner, sul set. A giocare con Gina Lollobrigida. Sulle ginocchia di Humphrey Bogart.

Mio padre poi lasciò, per un lavoro più noioso ma in cui si guadagnava bene».

 

magalli carra

Qual è il suo rapporto con il denaro?

«Non mi lamento. Non è roba da Hollywood, ma in tanti anni di carriera mi son guadagnato quanto basta per una vita decorosa e per fare bellissimi viaggi che sono una passione per me, mia moglie e le due figlie. Viaggiava con noi anche mia madre. Ho comprato casa alle ragazze e me ne sono potuta permettere una con un giardino all’Olgiata, da dove le sto parlando ora. C’è silenzio, qui».

 

[…]

magalli carra 2

 

Gli inizi in tv con Gianni Boncompagni.

«Un grande amico, venne ad abitare nell’appartamento vicino al mio. Fui io il primo a metterlo in contatto con il mondo della radio: aveva uno studio di fotografia sulla Cassia, ma era destinato ad altro. Lavorai anche a Bandiera gialla, che fu una rivoluzione per l’epoca. Per la tv, con Gianni, scrivemmo Illusione, era il 1982. Un varietà carino, con il mago Silvan, la Rettore…».

 

E si accorsero di lei?

«A dire il vero finché i conduttori più noti non andarono in Mediaset non scommisero molto su di me. “Bravo ’sto Magalli, uno nuovo”, scrissero di me Beniamino Placido e Giancarlo Fusco, che erano i critici dell’epoca. Ma dovetti attendere qualche anno, per sostituire alla conduzione Enrica Bonaccorti un giorno che aveva avuto un problema di salute».

 

 

È vero che lei fu il padrone di casa di Raffaella Carrà?

pupo giancarlo magalli pino strabioli e santino fiorillo foto di bacco

«Le affittai la casa dei miei genitori, l’appartamento confinante con quello di Boncompagni, quando si fidanzarono. Poi glielo diedi in permuta e mi stabilii al piano di sopra al loro».

 

Com’era, averli come vicini?

 «Gianni era un appassionato di musica, quando accendeva gli impianti tremava il palazzo. Ma non era mica rumore. Casa sua era una specie di paese delle meraviglie, con gente che suonava, cantava o parlava di musica a qualsiasi ora. Ho conosciuto da lui Lucio Battisti, Dalla, Tenco…».

pino strabioli pupo giancarlo magalli e santino fiorillo foto di bacco

 

Ha condotto I Fatti vostri per quasi 30 anni.

«Con qualche interruzione, sì. Un programma faticoso, quotidiano, con contenuti spesso drammatici. L’ultimo anno con il Covid è stato micidiale».

 

Ospiti sgradevoli?

«Non ne ho memoria, no. L’unico che non mi piacque era quando conduceva Fabrizio, Frizzi».

 

Chi era?

«Craxi. Fu di un’antipatia estrema. Superbo e supponente. Ringraziai di non esserci io a intervistarlo, non sarei riuscito a non trattarlo male».

MARIO DRAGHI E GIANCARLO MAGALLIadriana volpe giancarlo magalli marcello cirilloenrica bonaccorti giancarlo magallienrica bonaccorti giancarlo magalligiancarlo magalli magalli dorato e forzuto uomo oggetto per barbara bouchet magalli edoardo vianellomagalli dorato e forzuto uomo oggetto per barbara bouchet giancarlo magalli foto di luciano di bacco bonco a sanremo con fede magalli gloria guida frizzi mughinigiancarlo magalli dario salvatori foto di bacco

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