rai3 berlinguer vianello curzi

GIU’ LE MANI DA “TELEKABUL” - “BIANCA LA ROSSA”, IL PROTO-RENZIANO VIANELLO E IL MITO DI RAI3, FORTINO DELLA SINISTRA TV - ANTONIO POLITO PARLA DI "RESISTENZA CATODICA DI UN MONDO CHE FU, A METÀ TRA GUCCINI E INGRAO"

MATTEO RENZI BIANCA BERLINGUERMATTEO RENZI BIANCA BERLINGUER

Marianna Rizzini per “il Foglio”

 

Lobby di radical -chic", ha detto il governatore campano Vincenzo De Luca parlando di Rai 3, da lui tacciata nientemeno che di "atteggiamento camorristico". E visti gli sviluppi, con la guerra nel Pd e fuori dal Pd che deflagra come ai tempi di B., ma attorno alle dichiarazioni del deputato renziano e membro della Vigilanza Rai Michele Anzaldi (tesi: il Tg3 "sovradimensiona" la minoranza del partito facendo dimenticare allo spettatore che a "vincere" sono stati gli altri ovvero Matteo Renzi), il problema sta proprio nella persistenza mediatica di quell' immagine: la "lobby", i "radical -chic". E sta anche nell' evocazione di un mondo sospeso tra immaginazione e realtà, tra vizi e virtù dell' alter-sinistra stracittadina.

 

BIANCA BERLINGUER BIANCA BERLINGUER

Tanto che l' unica cosa certa, in questi giorni di bailamme attorno alla terza rete e al suo direttore Andrea Vianello ("io penso che una rete che fa servizio pubblico non debba avere come riferimento un partito ma i cittadini", è stata la sua risposta), è che se la Rai non fosse ubicata a Roma, città della "Grande Bellezza" e del post -comunismo nostalgico ma mondano, ragionevolmente intransigente, tutto si sarebbe risolto in un pomeriggio. Invece, da giorni, Rai 3 si è fatta icona e fonte di reiterata querelle sulla cosiddetta "sinistra televisiva".

 

ANDREA VIANELLO ANDREA VIANELLO

Ecco infatti sul Corriere della Sera Antonio Polito che parla della terza rete come di "una vera e propria chiave di accesso al cuore e alle menti del popolo di sinistra", "resistenza catodica di un mondo che fu, a metà tra Guccini e Ingrao", e di un "rompicapo fin dai tempo del Pci" che "va benissimo quando la sinistra è all' opposizione, e anzi ne diventa il simbolo: quante carriere, quanti martirologi, da Michele Santoro a Sabina Guzzanti, si sono costruiti in quegli studi cantando 'Bella Ciao' contro il regime berlusconiano?".
 

MICHELE ANZALDIMICHELE ANZALDI

E però, non appena "la sinistra va al governo", scrive Polito, "Rai3 diventa indigesta, perché alla fine i media sono fatti dai loro lettori prima ancora che dai loro direttori, e il telespettatore di Rai3 vuole sapere ciò che non va, non ciò che funziona...". Ma ecco, sullo stesso Corriere, anche Angelo Guglielmi, il "grande padre" della Rai3 dei miracoli (anni Ottanta), un padre in questo caso poco affettuoso: "La formula vincente della rete" si è "esaurita", dice, senza che si sia trovata quella nuova.

 

E mentre in Parlamento, campo apparente di battaglia, va in scena l' Amarcord a parti rovesciate della stagione dei girotondi ("bavaglio!", dice Matteo Salvini), e l' ennesima intervista lancia in resta di Anzaldi contro il Tg3 fa venire il dubbio che il dossier Rai funzioni da detonatore di aggressività verbali per chi si trovi dalle parti del governo, all' orizzonte si staglia la sagoma orgogliosa del bastimento carico di sandrocurzisti, intesi come discendenti giornalistici di Sandro Curzi, a partire dal direttore del Tg3 Bianca Berlinguer,

SANDRO CURZISANDRO CURZI

 

anche detta "Regina di Biancaneve" per bellezza severa e non cedevole carattere: qualche giorno fa, intervistata sul Corriere della Sera da Fabrizio Roncone, era stata lei a rievocare il mito della Rai3 altra -dal -potere, e a parlare di "corto circuito" tra un "pubblico della rete che rimane in gran parte contestatore" e un governo "che si aspetta un atteggiamento pregiudizialmente favorevole".
 

Ai tempi di Curzi e del più semplice universo televisivo analogico, il Tg3 era la voce percepita (e autopercepita) come "indipendente", ma l' idea di un tg e di una rete che si fa demi-monde persiste e affascina amici e nemici, e il bastimento diventa anche un po' vascello fantasma: esiste davvero, la "lobby"?, esistono davvero, nella Rai3 sotto tiro, i famigerati (per De Luca) "radical -chic"?

 

Bianca Berlinguer Bianca Berlinguer

Nel dubbio, gli osservatori, nel tam-tam di voci di corridoio tra Saxa Rubra e Viale Mazzini, cercano di indovinare i piccoli, romanissimi riti da ex compagni di scuola della meglio gioventù comunista, ora gravitanti presso Rai 3 come conduttori, redattori, ospiti fissi e autori: c' è il gruppo di area "ex Manifesto" che va a sciare insieme come ai bei tempi;

 

angelo guglielmiangelo guglielmi

c' è il gruppo di "area Fabio Fazio" che un tempo pareva rottamatore nello stile - facevano elenchi di parole, creavano ibridi tra giornalismo e "narrazione", orrore per i puristi di scuola Curzi, ma oggi per carità; c'è il direttore di rete Vianello che quando faceva il giornalista -conduttore poteva essere considerato proto-renziano per stile pop -sperimentale, e che però ora si trova a incarnare la resistenza all' Invasore.

 

E poi c' è lei, il direttore Berlinguer che per Anzaldi, intervistato dal Fatto quotidiano, "ha dato tanto, ma così tanto che può anche andare", e dopo una frase così altro che Grimilde, la chiameranno per forza "Bianca la Rossa".
 

angelo guglielmiangelo guglielmiRAI3 BERLINGUER VIANELLO CURZIRAI3 BERLINGUER VIANELLO CURZI

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