salvatore ferragamo shoemaker of dreams

LA VENEZIA DEI GIUSTI - NOI CRITICI IGNORANTELLI POCO O NIENTE SAPEVAMO DELL'AVVENTURA A HOLLYWOOD DI SALVATORE FERRAGAMO, INCREDIBILE FABBRICANTE DI SCARPE CHE DALL’IRPINIA DIVENNE FAMOSO IN AMERICA ALLA FINE DEGLI ANNI ’10, RITORNÒ IN ITALIA NEL 1927 STABILENDOSI A FIRENZE E METTENDO IN PIEDI UN IMPERO - GUADAGNINO CE LA RACCONTA CON UN DOCUMENTARIO KOLOSSAL DA 120 MINUTI DI GRANDISSIMO RESPIRO PRODUTTIVO E AUTORIALE CHE FARÀ IMPAZZIRE NON SOLO I FETICISTI DELLE VECCHIE STAR E DELLE SCARPE

 

 

 

Marco Giusti per Dagospia

 

Salvatore: Shoemaker of Dreams di Luca Guadagnino

 

salvatore ferragamo shoemaker of dreams

Noi critici ignorantelli, ammettiamolo, poco o niente sapevamo non tanto della vita di Salvatore Ferragamo, incredibile fabbricante di scarpe italiano che dall’Irpinia, era nato a Bonito nel 1898, divenne famoso in America alla fine degli anni ’10, ritornò in Italia nel 1927 stabilendosi a Firenze e mettendo in piedi un impero, quanto della sua avventura a Hollywood. Luca Guadagnino, che da tanti anni ragiona e lavora dentro la moda, non è un male, visto che tutti i maggiori registi italiani lo fanno, con l’aiuto di un maestro come Martin Scorsese ci racconta soprattutto questa avventura che lo rese il calzolaio delle stelle in “Salvatore: Shoemaker of Dreams”, un documentario kolossal da 120 minuti di grandissimo respiro produttivo e decisamente autoriale che farà impazzire non solo i feticisti delle vecchie star e delle scarpe.

 

salvatore ferragamo shoemaker of dreams

Autoriale, perché senti sempre, anche se sceneggiato da Dana Thomas e montato come tutti i suoi film da Walter Fasano, la mano di Guadagnino nel raccontare questa storia abbastanza incredibile. Quella di un uomo un po’ tozzo, non bello, non colto, arrivato da un paese minuscolo dell’Irpinia, che impose in brevissimo tempo il suo genio nel lavorare sull’anatomia del piede e poi costruire scarpe nella Hollywood ingenua e magica del muto, fra le grandi serie western e i film di Valentino. “Non esistono brutti piedi, esistono cattive scarpe”, sosteneva.

 

Ogni volta che Guadagnino, con l’aiuto del materiale audio e video dello stesso Ferragamo, bellissime interviste radiofoniche originali fatte in Australia  e dichiarazioni tratte dalla sua autobiografia lette da Michael Stuhlbarg, entra nel merito della costruzione di una certa scarpa, ci rendiamo però conto della sua genialità e diventa ovvio come sia esploso quasi naturalmente prima in America e poi nel mondo. Senza nulla togliere alla parte iniziale, gli esordi prima a Torre del Greco, poi a Napoli, la difficoltà di staccarsi dall’Italia, il viaggio verso Boston dal fratello, è ovvio che la parte hollywoodiana sia per noi quella più clamorosa e più accattivante. La vita a Santa Barbara, il negozio di scarpe a Hollywood. Anche se venne traumatizzato dalla morte del fratello e da quella di Valentino, non si capisce fino in fondo perché, così popolare e con la carriera avviata in America, sia ritornato nell’Italia già fascista del 1927.

 

salvatore ferragamo shoemaker of dreams

Stabilendosi a Firenze, andandosi poi a pescare una moglie, Wanda, più giovane di lui di ventitrè anni, proprio nel suo paesello, con la quale farà ben sei figli. Forse Guadagnino esagera un po’ nelle interviste a figli e nipoti di Ferragamo, ma penso che non ne potesse fare a meno, anche se è interessante vedere come il successo economico trasformi tutta la famiglia, così irpina, in qualcosa di simile ai nobili fiorentini.  Come penso che non potesse raccontar nulla della vita privata di Ferragamo, ammesso che esistesse, prima di sposare la moglie Wanda. Ci sono anche un po’ troppi critici e storici della moda, mentre gli interventi degli altri shoemaker presenti, come Manolo Blahnik, per non parlare della costumista Deboarh Landis sono tutti magistrali.

 

salvatore ferragamo shoemaker of dreams

Piuttosto bello anche il balletto finale alla Busby Berkeley ricostruto a passo uno dall’animatore americano premio Oscar PES (si chiama Adam Pesapane). Solo quello varrebbe il biglietto. Ma, ripeto, è quando è alle prese con la storia di una scarpa, quando si parla di anatomia umana, di ingegneria del costruire e quando racconta Hollywood degli anni Venti che il film di Guadagnino diventa una lezione fenomenale di cinema. Qualcosa, sappiamo, che è possibile fare solo con certi mezzi economici, certo, e con l’appoggio della maison, ma anche con una conoscenza, una passione, una intelligenza che non tutti i registi hanno.

WANDA E SALVATORE FERRAGAMOluca guadagnino Guadagnino .Foto- Alessio Bolzoni salvatore ferragamo shoemaker of dreams

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