L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA - È PARTITO IL TOTO-SENATORI A VITA: MUTI, SCALFARI, GIORGIO ARMANI

Barbara Palombelli per "Il Foglio"

Non sarà una scelta facile. Se davvero Giorgio Napolitano vorrà procedere al rimpiazzo dei senatori a vita, dovrà destreggiarsi fra diverse legittime aspirazioni. Probabilmente, i primi della lista che il capo dello stato esaminerà saranno i grandi della musica. Claudio Abbado e Riccardo Muti sono nomi eccellenti, sponsorizzati da sempre in ambienti internazionali. Ma non sono i soli, anzi.

Ennio Morricone, il compositore le cui melodie hanno fatto il giro del mondo, come potrebbe essere trascurato? E l'italianissimo Adriano Celentano, davvero vorremmo poi tenerlo fuori dalla rosa? Immaginare, anche soltanto immaginare i suoi silenzi in Aula sarebbe strepitoso.

Vedo molte difficoltà invece per due ex ragazzacci che meriterebbero in pieno la nomina: Eugenio Scalfari e Giorgio Albertazzi, protagonisti indiscussi della vita intellettuale del secondo Dopoguerra. Come evitare che torni a galla la loro passione giovanile per il regime mussoliniano? La rivolta del popolo del Web sarebbe garantita e immediata, proprio ora che - per motivi di età - i post fascisti sono usciti quasi tutti dal Parlamento. La memoria non perdona.

Se sul serio il presidente della Repubblica vorrà scartare i politici, non ci sarà spazio per Romano Prodi, tuttora molto in corsa per la successione al Colle. Si chiuderanno per sempre anche le giuste candidature, ripetute e assolutamente dovute, per un ritorno di Marco Pannella a un seggio. Peccato, perché se c'è un leader che si è sempre battuto per la difesa delle istituzioni e dei diritti di tutti, quello è lui. Altre figure di spicco nel mondo dei partiti non si intravedono.

Perfino nella hit parade grillina, compilata poche settimane fa, non brillavano identikit così nuovi. Messi da parte gli ex onorevoli, fra gli economisti non ci sono margini per affiancare Mario Monti. Troppa finanza, in tempi di magra, non sarebbe gradita. Banchieri, rettori e strateghi dell'euro dovranno stare fermi un giro. Due donne meriterebbero sul serio un riconoscimento immediato. La mitica Franca Valeri, classe 1920, sfuggì per miracolo da ragazza ai nazisti che la cercavano perché ebrea. Laica e di sinistra, sempre, con ironia. Una vita limpida, senza compromessi, ombre o cedimenti ai vari poteri che si sono avvicendati nel paese.

Autrice e attrice di teatro e di cinema, è in palcoscenico con la sua ultima commedia, "Non tutto è risolto". In Senato, direbbe la sua. E Sophia? La Loren sogna davvero un riconoscimento da parte dello stato. Non chiede, spera. Lei, che arrivò con sua madre Romilda e sua sorella Maria nella Roma città aperta, pensa di avere illuminato il nome dell'Italia nel mondo. Chi potrebbe mai contestarle questo merito? Una lunghissima gavetta, film e teatro con i più grandi del pianeta, la sua dolcezza napoletana restituirebbe calore all'Aula di Palazzo Madama.

Nel mondo delle imprese, c'è poco da stare allegri. Il nome su tutti che troverebbe una assoluta unanimità è quello di Giorgio Armani. Un marchio ancora italiano, una azienda corretta con i dipendenti, un uomo che solo una settimana fa ha dato lavoro a mille persone, a Roma, per costruire una notte indimenticabile.

Fuori e lontano dalla politica, Armani si è sempre distinto per la maniacale passione per il lavoro e la fatica allo stato puro. Nel palazzo porterebbe il segno di un'Italia vincente, che non si chiude sotto i colpi della crisi. Il suo sorriso, ancora da ragazzo timido, potrebbe diventare una bandiera entusiasmante.

 

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