maurizio molinari eugenio scalfari carlo de benedetti

PER FAR CONTENTO SCALFARI BASTA POCO: UNA TELEFONATA DI MOLINARI E PUBBLICARE IN PRIMA PAGINA LA SUA MESSA CANTATA DOMENICALE – ‘’FACCIO MOLTI AUGURI A CARLO VERDELLI, E ANALOGHI AUGURI FACCIO A MAURIZIO MOLINARI. ‘’REPUBBLICA’’ È UN FIORE ALL’OCCHIELLO SEMPRE FRESCO DOPO 44 ANNI. PRIMA DEI CENTO NON SI PUÒ APPASSIRE…” – COSÌ, IN POCHE RIGHE, EU-GENIO FRENA LE DEMENZE SENILI DI CARLO DE BENEDETTI DI COINVOLGERLO IN UNA NUOVA ‘’REPUBBLICA’’

 

 

Bruno Tucci per https://www.blitzquotidiano.it/opinioni/scalfari-liquida-de-benedetti-nuova-repubblica-3179945/

il primo editoriale di eugenio scalfari su repubblica sotto la direzione molinari

 

 “L’informazione non dorme mai”, sosteneva Joseph Pulitzer che di giornalismo se ne intendeva. D’accordo, ma che sta succedendo in Italia nel mondo dei quotidiani? Una vera rivoluzione, assicura qualcuno.  I fatti recentissimi sono noti.

 

Repubblica licenzia il direttore. Al suo posto va l’ex direttore della Stampa.

A dirigere la testata cara soprattutto ai piemontesi è una delle grandi firme della stessa Repubblica.

Un cocktail che ha dato la stura a diversi commenti. A sinistra si strepita: “Non abbiamo più un quotidiano di riferimento”.

 

Tanto che De Benedetti, l’imprenditore che molti anni fa aveva “comprato” il progetto di Repubblica, afferma a chiare lettere che vuole dar vita a un nuovo quotidiano.

Scalfari De Benedetti

Portando via al giornale romano le grandi firme che “sono sicuro”, dice “verranno con me”.

Commenti pungenti, paura di avere troppi giornali nelle mani di un solo editore.

 

Ed infatti c’è chi scrive che è nata la nuova “Stampubblica”, riferendosi al fatto che i due giornali hanno un solo padrone.

Il termine è orribile, ma è quello che si legge nelle critiche che piovono sull’operazione.

Ma Eugenio Scalfari, il grande fondatore di Repubblica, che De Benedetti ritiene sia uno dei grandi che lo seguirebbero nella nuova iniziativa, frena i bollori di coloro che protestano.

 

carlo verdelli eugenio scalfari foto di bacco (2)

Scalfari scrive nel suo editoriale di oggi che Repubblica “è un fiore che non appassisce”.

Faccio molti auguri a Carlo Verdelli per le nuove e positive avventure giornalistiche che certamente avrà, e analoghi auguri faccio a Maurizio Molinari. Repubblica è un fiore all’occhiello sempre fresco dopo quarantaquattro anni. Prima dei cento non si può appassire.

 

JOHN ELKANN MAURIZIO MOLINARI

In poche righe, Scalfari ha liquidato il progetto, a dire il vero un po’ velleitario, annunciato ieri da Carlo De Benedetti.

Troppo legato al giornale che ha fondato. Troppa esperienza e competenza.

Nel 1990, quando Berlusconi era diventato padrone di Repubblica e intorno a Scalfari si stava progettando un nuovo quotidiano della diaspora, Scalfari frenava gli entusiasmi.

 

eugenio scalfari carlo de benedetti

All’epoca Repubblica vendeva 700 mila copie al giorno, il quintuplo di quelle che vende oggi in edicola.

Ma Scalfari tagliava le proiezioni del marketing. Se va bene, diceva, ne venderemo 200 mila.

E poi, a pensarci bene, bastava che Carlo De Benedetti impedisse ai figli di vendere.

Così non avrebbe avuto ragioni per temere la svolta a destra di Repubblica.

scalfari

 

Che finisse così lo si poteva anticipare leggendo le parole di Scalfari riportate da Carlo Tecce sul Fatto.

Scalfari anticipava che avrebbe mandato il suo articolo, come ogni domenica.

Aspettava di vedere cosa ne avrebbe fatto Molinari. Molinari lo ha messo nella prima colonna a sinistra della prima pagina, la cosiddetta apertura del giornale.

 

Il titolo che Molinari ha fatto o fatto fare è suggello di pace. Usando un riferimento biblico, un’arca di alleanza:

massimo giannini eugenio scalfari ezio mauro

“Il giornale che ho fondato è un fiore che non appassisce”.

Ma già ieri Scalfari aveva fatto capire che non intendeva andar via dal “suo” giornale.

Che lui a sua volta aveva venduto per una discreta somma, nel 1989.

 

In realtà Scalfari possedeva il 14% dell’Espresso, che possedeva il 50% di Repubblica.

Diviso e moltiplicato, gli 80 miliardi incassati allora da Scalfari portavano la valutazione di tutto il Gruppo Espresso a 1.200 miliardi di vecchie lire, 600 milioni di euro.

eugenio scalfari carlo caracciolo

Cifre ben lontane da quello che hanno portato a casa i rampolli De Benedetti vendendo ora il loro 40% del Gruppo Gedi: 102 milioni di euro.

 

Quel denaro peraltro non andrà tutto a loro. De Benedetti ha controllato Repubblica attraverso una catena di partecipazioni azionarie. Finanziaria di famiglia-Cofide-Cir-Espresso.

Alla fine, il “padrone” in soldi pesava per il 12,5%. Ma la faceva valere per il 100%.

Comunque sia e comunque vada a finire non c’è dubbio che il mondo dell’editoria sta vivendo un bruttissimo momento.

 

E i numeri riferiti sopra lo confermano.

Le vendite sono crollate (dai quasi 6 milioni di un tempo ai 2 milioni di oggi).

carlo de benedetti eugenio scalfari

La pubblicità è in forte calo perché gli esperti preferiscono servirsi della televisione che attira molto di più i consumatori.

 

Cosicché, anche le testate più autorevoli stanno vivendo una crisi e cercano in tutti i modi di ridurre le redazioni servendosi naturalmente e principalmente delle nuove tecnologie.

A discapito dell’informazione?

Cioè rendendo il prodotto meno accattivante verso i clienti delle edicole?

francesco merlo eugenio scalfari foto di bacco (2)

Interrogativo difficile su cui in parecchi si sono pronunciati.

 

Ad esempio Enrico Mentana, il direttore del Tg de “la 7”, il quale intervistato alcuni giorni fa, ha sostenuto a chiare lettere quanto segue:

“Perché il mattino una persona dovrebbe uscire a arrivare sino in edicola per acquistare un prodotto con notizie ormai vecchie?”.

Affermazione pesante che vuole portare acqua al suo mulino.

MEME SU EUGENIO SCALFARI

 

Ma Mentana dimentica forse che i giornali sono anche pieni di commenti e interpretazioni delle notizie che i Tg, spesso e volentieri o, meglio, quasi sempre non danno.

Ricorderei a proposito una frase di Alberto Moravia che un giorno ebbe a dire:

“Il giornale è come il cappuccino. La mattina lo si prende e basta”.

 

Però è fuor di dubbio che questo mondo è in crisi.

ezio mauro eugenio scalfari

Se la matematica non è un’opinione, i numeri vogliono dire qualcosa.

E le cifre sono indubitabili. Perché è avvenuto questo calo?

A mio avviso (è solo una mia opinione) l’informazione è stata spesso affidata a chi non masticava nulla di giornalismo.

 

Prendete la tv e le grandi vetrine di intrattenimento. Bene.

In queste trasmissioni le interviste a uomini politici di rango, perfino ai presidenti del Consiglio, vengono affidate a bravissimi conduttori o conduttrici che non hanno la cultura politica e la furbizia di rispondere agli intervistati quando questi divulgano una “fake news”.

Ezio Mauro, Eugenio Scalfari, Paolo Garimberti, Marco Ansaldo Alberto Flores dArcais, Reginald Bartholomew

 

Allora, ci si deve battere il petto, si deve recitare il “mea culpa” se quando avvengono tali episodi gli organismi di categoria non intervengono per evitare la ripetizione di simili eventi.

 

Insomma a dispetto di coloro che vorrebbero finita l’era dei quotidiani, cerchiamo in tutti i modi di creare una nuova generazione che sia all’altezza di fare informazione e di essere alla pari con i tempi che corrono.

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - MA "LA STAMPA"

DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI (POI SBARCHERA' FLAVIO CATTANEO?)

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?