PSICOCALCIO - I TABLOID INGLESI HANNO PRONTA LA STRATEGIA PER METTERE SOTTO PRESSIONE LO SVALVOLATO BALOTELLI: FINO A DOMENICA SPARERANNO IN PRIMA PAGINA FANTASTORIE, CHIACCHIERE, GOSSIP E FOTO PICCANTI - GIÀ ALLA VIGILIA DELL’ESORDIO EUROPEO DELL’ITALIA, SCRISSERO CHE SUPERMARIO E UN GRUPPO DI AZZURRI ERANO ANDATI IN UN BORDELLO - E SE SCENDERÀ IN CAMPO, IL NOSTRO ATTACCANTE SARÀ PROVOCATO IN OGNI MODO - DE ROSSI: “È ORA CHE MARIO COMINCI A ESSERE UN OMETTO”…

1 - GLI INGLESI: "BALOTELLI? SAPPIAMO COME FARE". E I TABLOID SI SCATENANO
Massimiliano Nerozzi per "la Stampa"

Perché sempre io?, come da maglietta ormai cult, lo spiegano i 35 giornalisti inglesi piombati ieri a Casa Azzurri, dal «Sun» al «Daily Mirror» non mancava nessuno, e i quattro fotografi avvistati tra gli alberi nei dintorni dell'hotel «Turowka», base Italia, alle porte di Cracovia. «Più che un giocatore, Mario Balotelli è una rockstar». Con tutto quel che ne segue: ronde della polizia polacca per le strade attorno e security all'erta.

Oltre ai famelici tabloid, da ieri a caccia di tutto, una foto in mutande o il nuovo flirt, c'è anche il lato positivo: come i venti minuti che SuperMario, molto molto paziente, ha dedicato agli autografi dei bambini delle scuole elementari della città e ai tifosi italiani, dopo l'allenamento pomeridiano.

È fatto così: buono o «crazy», pazzo. Racconta James Milner, compagno al Manchester City e domenica avversario nell'Inghilterra: «Ci sono due Mario. Quello che si presenta a volte in allenamento, un po' freddo e non troppo interessato, e quello che ha davvero voglia, ed è un talento davvero speciale».

Ecco il guaio: i tabloid hanno l'album di quel che Balotelli combina fuori dal campo, i giocatori la scheda di quel che sa fare dentro, pregi e difetti. Ancora Milner: «Lescott conosce bene Mario, si allena con lui ogni giorno e sono sicuro che sa come tenerlo a bada». E qui bisogna intendersi, perché Lescott fa il centrale del City, e con un altro difensore, Richards, Balotelli si prese praticamente a cazzotti, in allenamento. Milner ci scherza su: «Potremmo fargli qualche battuta...».

Il collega ride un po' meno: «Non ci manderemo alcun messaggio: giochiamo insieme a livello di club, ma con la Nazionale è tutto diverso». Entrambi lo stimano parecchio, comunque: «Contro l'Irlanda è entrato e ha cambiato la partita: è uno che può costruirti qualcosa dal nulla. Anche se l'Italia non è solo lui». Come l'Inghilterra non è solo Manchester City. Difatti l'indiziato per stuzzicare Balotelli, secondo la stampa inglese, è quel bravo ragazzo di John Terry. Auguri.

Daniele De Rossi si astiene da consigli: «Dirgli prima della partita, stai calmo e non reagire, penso serva fino a un certo punto». Da compagno di club, Milner s'augura si usino solo mezzi legali: «È stato bello veder segnare Balotelli contro l'Irlanda, ma penso che i nostri difensori fin qui siano stati fantastici. Joleon (Lescott, ndr) è stato perfetto per tutta la stagione, e ora lo sarà con l'Inghilterra. Lui Mario lo conosce bene».

Ma poi c'è il detto di Edward Bulwer-Lytton, «la penna è più potente della spada», che più di tutti vale in Inghilterra: la minaccia s'annida fuori dal prato. Quattro giorni per chiacchiere, gossip e foto, ti possono mettere addosso una bella pressione. Balotelli ripete che non gl'importa granché. Sarà, ma quella maglietta, «Why always me?» era per i tabloid. Parola sua.

La battaglia d'Inghilterra è anche tutto questo, roba che ha fatto incavolare persino un iceberg come Fabio Capello, un altro pedinato giorno e notte, davanti a casa e fuori dall'ufficio. Per dare l'idea, un tabloid s'era già scatenato alla vigilia dell'esordio europeo dell'Italia: Balotelli e un gruppo di azzurri in un bordello, scappando di notte dal ritiro. Figurarsi adesso. Hanno il vantaggio di sapere chi è Balotelli: «Che può anche essere uno svantaggio», sorride Lescott. Sul campo e fuori.

Se è vero che «conosci il tuo nemico» è la prima regola della strategia, Roy Hodgson è già a metà dell'opera. Del resto, il menù stagionale, ha offerto una casa incendiata dai petardi, mance in migliaia di sterline, squalifiche come fossero salatini. SuperMario avrebbe le contromisure a portata di mano se è vero che l'altro ieri, nella mezza giornata libera, è uscito per una visita in un negozio e a prendersi un gelato: i tabloid erano molto delusi.

2 - DE ROSSI: "È ORA CHE MARIO COMINCI A ESSERE UN OMETTO"
Massimiliano Nerozzi per "la Stampa"

Daniele De Rossi, contento di aver preso l'Inghilterra?
«Tra loro e la Francia non c'era una scelta: diciamo che avremmo preferito l'Ucraina. Ma sono felice, contro gli inglesi non ho mai giocato, neppure con le nazionali giovanili».

Il suo nemico preferito?
«Gerrard è sempre stato il mio idolo, e da una decina d'anni è tra i migliori del mondo. Uno che spunta in difesa, in attacco, forse pure più che a centrocampo: un giorno vorrei assomigliargli».

Sarà meno contento Balotelli, con i tabloid in agguato.
«Una domanda che dovete fare a Mario: o sono cattivi loro, o è lui a dare troppo da mangiare. Ma non è neanche uno che soffre la popolarità: anzi, mi sembra la viva abbastanza bene. Poi in campo fa il suo, e c'è un allenatore apposta per riprenderlo, se corre o meno. Però non è neppure giusto focalizzare tutto su di lui».

Si dice che si senta solo: cosa ne pensa?
«Che a 21, 22 anni cominci a essere un ometto e devi prenderti le tue responsabilità. Al posto suo vorrei essere trattato come gli altri: alla sua età, o poco più grande, feci il Mondiale 2006, ma nessuno ebbe un occhio di riguardo particolare per me quando diedi quella gomitata (contro gli Usa, 4 giornate di squalifica, ndr)».

Che consiglio potete dargli?
«Penso che Balotelli sappia quel che deve fare. Dirgli, prima della partita, calmo e non reagire, serve fino a un certo punto. Non è un bambino: saprà affrontare questa partita».

Le sarebbe piaciuto ritrovare Capello?
«È la persona che più mi ha aiutato nella mia carriera: mi ha preso per mano. Dire che gli devo tutto è poco. Ho sempre fatto il tifo per lui, tranne quando era alla Juve».

A Roma avrà Zeman: vi siete sentiti?
«Pochi giorni fa, roba di 5 minuti. Non ci ho mai lavorato, come gli altri che erano in lizza per la panchina, escluso Montella, cui faccio l'in bocca al lupo. Sarà interessante conoscerci: sono un professionista e credo che lui li ami. Sul discorso tattico non dico nulla: deciderà lui se farmi giocare, in porta, in attacco».

Perché ci sono così pochi tifosi italiani?
«Il problema è il costo, chi può permetterselo? Speriamo di fare bene e di passare il turno, magari sposteremo più gente in semifinale».

 

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