
“IO IN PIAZZA? IO SCENDO OGNI GIORNO IN RADIO” - ORSOLA BRANZI, LA MITOLOGICA PINA DI “RADIO DEEJAY”: “C'È QUESTA IPOCRISIA PER CUI SEI QUELLO CHE DICI DI ESSERE, MA A ME CHE LA GENTE SI SCHIERI NON BASTA: VOGLIO CHE CIASCUNO FACCIA IL SUO LAVORO TUTTI I GIORNI. NON CI SONO MORTI PIÙ IMPORTANTI DI ALTRI, O GUERRE PIÙ ALLA MODA DI ALTRE” – “NON MI SONO MAI PIACIUTA. COME TUTTE LE DONNE VORREI ESSERE FIGA: NON È COSÌ, LO SO, MA NON NE FACCIO UN DRAMMA" – I TATUAGGI, IL RAP (“SONO STATA LA PRIMA DONNA RAPPER. NOI FACEVAMO LA FAME VERA, SI ANDAVA AVANTI A PANINI”) E LA SCELTA DI NON AVERE FIGLI: “TROPPO INCASINATA, SAREI STATA UNA PESSIMA MADRE”
Francesca D'Angelo per “la Stampa” - Estratti
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Non specifica a cosa o a chi, perché lei, La Pina (nome d'arte di Orsola Branzi), è curiosa di tutto.
A Pinocchio, dalle frequenze di Radio Deejay, si interessa da ben 24 anni alle vite degli altri, assieme ai due compagni di avventura Diego Passoni e Valentina Ricci.
Un terzetto di corsari dell'esistenza umana, che esordiscono con l'ormai celebre «Ciao, che fate? » per poi discettare di qualunque cosa: alto e basso, facezie e verità esistenziali.
Due ore – dalle 17 alle 19 – di purissimo ascolto reciproco (...) Ora vince la parola, l'ascolto: la gente vuole essere coinvolta e tirata in mezzo».
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Il suo, oltre a essere tatuatissimo, fa pensare a una donna forte e inscalfibile, capace di tenere il passo con i tempi. È così?
«Proprio come la maggior parte delle persone aggressive, sono in realtà molto fragile: la grinta che ostento è solo una difesa perché accuso molto i "colpi" del mondo. Ascolto, provo empatia ma sempre rimanendo rintanata dentro il mio bozzolo (la radio) perché mi spaventano moltissimo e mi feriscono sia il momento storico che la mia età e le relazioni umane.
La mattina quindi vengo in radio, sto qui nella mia cuccia con Diego e la Vale, poi quando abbiamo finito torno diretta a casa per stare in pigiama con mio marito Emiliano».
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Non ha voluto avere figli. Perché?
«Non ho un pensiero risolto sulla mia infanzia. Inoltre sono troppo apprensiva, confusa, incasinata. Molti rivendicano il diritto di avere figli sempre e comunque, io ho preferito fare un passo indietro».
Un atto di umiltà?
«Sono consapevole che sarei stata un pessimo genitore, quindi perché procedere? Ho pure le prove: quando vedo le mie amiche con i figli, che magari si comportano male o le mollano, non penso "che peccato non essere madre" ma "meno male". Al loro posto non resisterei, ci soffrirei troppo, sarei super apprensiva».
Molti genitori negli ultimi tempi hanno preso posizione dopo aver visto le immagini della strage di bambini a Gaza. Anche lei è scesa in piazza?
«Io scendo ogni giorno in radio».
È la stessa cosa?
«La politica ha tante declinazioni e il nostro quotidiano ne è un'espressione molto alta, più forte di mille proclami. Io non ho bisogno di spiegare da che parte sto perché esprimo tutti i giorni, in radio, il mio punto di vista.
C'è questa ipocrisia per cui sei quello che dici di essere, ma a me che la gente si schieri non basta: voglio che ciascuno faccia il suo lavoro tutti i giorni. Io ho dimostrato chi sono in mille modi, non solo per questi bambini ma per tutti. Non ci sono morti più importanti di altri, o guerre più alla moda di altre».
Spesso i ragazzi lamentano l'assenza di modelli a cui guardare. Lei di cosa vorrebbe farsi portavoce?
«Del diritto di non farcela. Ormai sembra che bisogna per forza essere dei cavolo di geni, o dei fuoriclasse nello sport. Invece si può serenamente fallire... e amen, pazienza».
Da giovane ha fatto per dieci anni l'educatrice in un centro per bambini con problemi comportamentali. La salute mentale è un'emergenza che è sempre esistita?
«Ogni epoca e ogni generazione ha le proprie difficoltà ma la sensibilità è la stessa. Cambiano le forme che assume e gli strumenti che abbiamo (o non abbiamo) per affrontarla. Forse le generazioni passate non avevano il tempo di potersi ascoltare: erano già tutti belli che a lavorare, e poche frigne. Adesso andiamo verso una crescente consapevolezza e sensibilità».
L'hanno eletta icona della body positivity. Quanto si piace davvero?
«Non mi sono mai piaciuta, nemmeno un giorno della mia vita! Come tutte le donne vorrei essere figa: non è così, lo so, ma non ne faccio un dramma. Però cerco di prendermi cura di me, di mangiare sano e di vivere bene questo momento difficilissimo della menopausa».
È stato così traumatico?
«Brancolo in un dolore pesto. Non ho le vampate, ma dei dolori articolari così forti da essere invalidanti. E poi cambia tutto: l'umore, il modo di pensare, gli attacchi di panico (sì, pure quelli). Purtroppo si parla troppo poco dei sintomi della menopausa: una tappa che riguarda tutte le donne ma alla quale nessuna di noi arriva preparata.
Per questo cerco di parlarne molto in radio».
Molti vip stanno rimuovendo i propri tatuaggi. Anche lei si iscrive al partito dei pentiti?
«Scherza? Non solo non li tolgo ma nemmeno li correggo né li copro. Fanno parte di me: voglio bene a ognuno di loro, anche a quelli sbagliati o superati dal tempo.
Sono una coccola».
È stata la prima rapper italiana donna. Sente di aver fatto da apripista?
«Non tanto alle donne, ma a chi oggi riesce a fare i soldi rappando. Noi facevamo la fame vera, si andava avanti a panini. Tuttavia è stato un periodo bellissimo, mi sono divertita da morire perché sentivo di fare parte di qualcosa di più grande: non solo la musica, ma un movimento culturale, più ampio».
Quando la rivedremo in tv?
«Preferisco guardarla che farla. Ho capito che la mia missione è la radio e per farla bene devi restare concentrata. Amo in particolare Pinocchio perché è un programma tutto di ascolto, dove non diamo risposte ma poniamo domande, anche banali, tipo cosa hai fatto oggi o come ti vesti. Sono forme di interesse verso chi ti circonda».