IL RE DEL TORO VEDE ROSSO - A URBANO CAIRO È STATA CONSEGNATA (GRATIS) UNA LA7 RICAPITALIZZATA DA TELECOM – LA TV HA PERSO UN MILIARDO IN 10 ANNI, SE CONTINUA COSÌ I SOLDI FINIRANNO L’ANNO PROSSIMO E CAIRO DOVRÀ INTACCARE IL SUO PATRIMONIO - NON PUÒ CEDERE QUOTE, MA PUÒ FAR ENTRARE ALTRI AZIONISTI NELLA SUA SOCIETÀ - TI MEDIA, COI MULTIPLEX MA SENZA PIÙ TELEVISIONE, SPROFONDA IN BORSA (-11%), CAIRO +3,3%...


1. TI MEDIA: PRECIPITA IN BORSA (-12%) DOPO LA7 A CAIRO (+3,3%)
(ANSA) - Ti Media precipita in Borsa e cede l'11,91% a 0,13 euro. Sul titolo pesano le vendite di chi aveva scommesso su un esito diverso della partita che ha assegnato La 7 a Cairo (+3,34%) e aveva puntato su un'Opa obbligatoria da parte di Clessidra. Telecom (+2,56% a 0,56) intanto non risente dello scivolone della partecipata.

Suggerimenti a vendere arrivano da Banca Akros, che dà un giudizio 'sell' sul titolo Ti Media. Sulla stessa linea gli analisti di Intermonte e Kepler che hanno abbassato il prezzo obiettivo della società televisiva la quale, anche alla luce delle condizioni concesse a Urbano Cairo per l'acquisto de La7, resta zavorrata dal debito.


2. TIMEDIA IN ROSSO PER 240 MILIONI
Da "Il Sole24 Ore"

TiMedia chiude il 2012 con una perdita di 240,9 milioni che la costringe ad abbattere il capitale. Il consiglio di amministrazione della società ha infatti deliberato di integrare l'ordine del giorno dell'assemblea già convocata per il 5 aprile con le delibere legate alla riduzione del capitale quando la perdita supera più di un terzo dello stesso. Sul risultato dell'anno pesano soprattutto le svalutazioni, inclusa quella della emittente La7.

L'impairment test effettuato al 31 dicembre 2012 «ha comportato una svalutazione complessiva di 156,7 milioni, di cui 105,3 milioni di euro relativo all'avviamento e 51,4 milioni di euro (a livello consolidato) relativo agli asset di La7». In particolare, evidenzia una nota, è stato svalutato il valore di avviamento attribuito a La7 per 12,2 milioni di euro, all'Operatore di Rete TIMB per 70 milioni di euro e a MTV per 23,1 milioni di euro.

Tali svalutazioni hanno così pesato sul risultato operativo, negativo per 262,7 milioni di euro, in diminuzione di 174,6 milioni di euro rispetto all'esercizio 2011 (-88,1 milioni di euro). In termini comparabili l'Ebit è pari a -106,0 milioni di euro (-51,9 milioni di euro nell'esercizio 2011). L'indebitamento finanziario netto si è invece attestato a 260,1 milioni di euro, in aumento di 121,4 milioni di euro rispetto a fine 2011 (138,7 milioni di euro). Nell'anno i ricavi sono stati pari a 222,7 milioni, in calo di 15,5 milioni rispetto allo scorso anno.

La società ha poi fissato i nuovi obiettivi del piano dopo la vendita di La7. Il gruppo si concentrerà sul ritorno all'efficienza e alla redditività. Nel periodo tra il 2013-2015 il gruppo punta così a «ricavi in crescita del 11% circa ed Ebitda del 36%», e prevede «investimenti in diminuzione, pari a circa 35 milioni di euro nei tre anni del piano». La generazione di cassa è attesa a circa 50 milioni in tre anni e con un Net-cash flow positivo a partire dal 2014. Tra i target anche la «riduzione dell'indebitamento finanziario netto».


3. IL DOSSIER-ALLEANZE PASSA PER LA HOLDING DELL'EDITORE
Carlo Festa per "Il Sole 24 Ore"

Il dossier alleanze su La7 per Urbano Cairo, per come è stato definito l'accordo di cessione, non potrà essere aperto per 24 mesi. È questo il lock up deciso all'atto della vendita con Telecom Italia.

Così, se da una parte sembrano venire meno alcune delle speculazioni (come un'alleanza imminente con Diego Della Valle), dall'altra è possibile fare altre congetture. Lo stesso Cairo ha definito ieri come una «patata bollente» l'acquisto della rete televisiva, di cui è concessionario di pubblicità.

Sarà un'avventura da realizzare in solitario, quella del rilancio economico di una tv che negli ultimi dieci anni ha perso in media 100 milioni ad esercizio: tranne che, come fanno trapelare alcuni ambienti finanziari, Cairo non decida di aprire a un nuovo socio il capitale della holding a monte di tutta la struttura dell'operazione, cioè quella Cairo Communication, società quotata nel 2000 che fa capo per il 72,87% proprio a Urbano Cairo.

Anche un aumento di capitale per La7 stessa, con l'ingresso quindi di nuovi azionisti, verrebbe infatti visto come un modo di aggirare il lock up. Soltanto ipotesi per ora, da interpretare negli articoli del contratto (studiato assieme ai consulenti di Bonelli Erede Pappalardo).

Di sicuro, l'imprenditore ha davanti a sè almeno un anno per cercare di rilanciare i conti della rete. Oggi nella holding Cairo Communication restano circa 65 milioni, eredità dei 105 milioni della Ipo del 2000: a dimostrazione che l'imprenditore è sempre stato attento a non spendere risorse eccessive.

Ma questi denari non saranno toccati, per ora, visto che a Cairo arriverà una La7 ricapitalizzata, con una posizione finanziaria netta positiva di 88 milioni e un patrimonio di 138 milioni.

Qui sta la grande scommessa di Cairo. La7 ha fino ad oggi perso in media 100 milioni l'anno. Se l'emorragia continuerà ancora a questi livelli, l'imprenditore dovrebbe avere circa un anno di autonomia dopo di che sarà costretto ad attingere a risorse proprie. In caso di perdite inferiori, il livello di autonomia potrebbe allargarsi a quei due anni dopo i quali (scaduto il lock up) Cairo potrà cedere le sue azioni.

C'è infine l'ipotesi più ottimistica. Con i tagli al palinsesto l'imprenditore potrebbe raggiungere quei risultati positivi fino ad oggi insperati: obiettivo raggiunto già con la Giorgio Mondadori qualche anno fa, anche se ci sono differenze abissali fra il risanamento passato della casa editrice e il rilancio de La7 da avviare domani. Ma, per arrivare a questo target, Cairo non dovrà diminuire l'audience raggiunta grazie a professionisti come Enrico Mentana, Gad Lerner e Michele Santoro, che in questi ultimi anni hanno rilanciato gli ascolti della rete televisiva.

 

urbano cairo TI MEDIA Bernabe e marco patuano Della Valle allo stadioGad Lerner Chicco Mentana Santoro Michele

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…