DIO WEB! (METTETE SALE IN ZUCK-ERBERG) - LA RELAZIONE CHE LEGA IL FONDATORE DI FACEBOOK AI SUOI DIPENDENTI È QUELLA DI UN SANTONE CON I SUOI DISCEPOLI - IL PARA-GURU DEI SOCIAL NETWORK FA ORGANIZZARE CORSI DI PREPARAZIONE E CAMPEGGI IN CUI SI INSEGNA LA SUA FILOSOFIA DA “HACKER CREATIVO” E PER MOLTI INGEGNERI DEL GRUPPO AVERE LA SUA APPROVAZIONE FINALE È “LA” RICOMPENSA - COME JOBS, ANCHE ZUCKERBER AMA I SUOI PRODOTTI PIÙ DEL DENARO…

Maurizio Molinari per "La Stampa"

Le frasi che riassumono la «Hacker Way» sono stampate sui poster che addobbano le pareti del quartier generale di Menlo Park e i manager non solo le conoscono a memoria ma le vivono come sintesi di un modo di essere creativi dove fantasia e anarchia si fondono. Benvenuti dentro Facebook ovvero nel mondo del «culto di Zuck», come lo definiscono Miguel Helft e Jessi Hempel, i reporter investigativi del magazine Fortune autori dell'eBook «Inside Facebook» destinato alla miriade di piccoli e grandi investitori attirati dall'offerta pubblica d'acquisto (Ipo) di un gigante che potrebbe valere a Wall Street oltre 100 miliardi di dollari.

La descrizione del cuore del social network che fa interagire oltre 840 milioni di «amici» verte attorno al fondatore e Ceo Mark Zuckerberg, 27 anni di età, che oltre ad accentrare il controllo finanziario - detiene direttamente o meno il 57% delle azioni - è l'epicentro di quello che definiscono un culto perché la relazione che lo lega ai dipendenti è simile a quella di guru con i propri seguaci.

Tanto per cominciare Facebook organizza dei corsi di preparazione o campeggi nei quali si insegna ai giovani ingegneri elettronici a «pensare come Zuck». Appena arrivano nella località prestabilita dentro il campus, si trovano davanti un laptop con dentro sei email che li sfidano a «cambiare il modo di pensare tradizionale», inventando e innovando anche al prezzo di non staccarsi dal video per notti intere.

L'intento, scrivono gli autori, è di «codificare una formula vincente istituzionalizzando una sorta di mentalità brillante e anarchica» che si riconosce nell'espressione «Hacker Way» inclusa da Zuckerberg nella lettera con cui ha accompagnato il passo dell'Ipo.

Comportarsi da hacker significa essere libero da costrizioni, fuori dagli schemi ma al tempo stesso creativo e non distruttivo. «Il culto di Zuck - scrivono gli autori - si riscontra in ingegneri elettronici che hanno una visione romanzata della sua visione al punto tale che avere la sua approvazione costituisce una ricompensa».

L'intento di Zuckerberg è mantenere uno stretto controllo su questo tipo di anarchia innovativa. «Zuckerberg non si comporta tanto da dittatore quanto da guru» spiega agli autori Andrew Bosworth, direttore del ingegneristica di Facebook, che ne descrive così il modo di operare: «La sua opinione è definitiva ma fino a quando non la esprime non fa capire se è contento o meno, non premia o condanna, per spingere i creatori di software a continuare a operare in libertà».

La differenza con Steve Jobs appare netta perché il co-fondatore di Apple, recentemente scomparso, era un perfezionista capace di chiedere di sostituire in sei settimane i vetri dei display di tutti gli iPhone in produzione o di rimandare indietro un piatto al ristorante per tre volte, mentre Zuckerberg «vede nell'Hacker Way un approccio dove si arriva alla perfezione attraverso un percorso fatto di risultati che si susseguono» perché ciò che conta è la direzione di marcia.

Per questo nel campus californiano di Facebook sui poster campeggiano le scritte «Done is Better than Perfect» (una cosa fatta è meglio di una cosa perfetta) oppure «Move Fast, Break Things» (Fai in fretta, rompi le cose). In comune con Steve Jobs, secondo Rebecca Greenfield di «Atlantic», Zuckerberg ha il fatto che «ama i suoi prodotti più del denaro» però non si tratta di oggetti fisici bensì di metodi sempre più sofisticati per far interagire di più le persone.

Ai soldi veri e propri d'altra parte non pensa lui ma Sheryl Sandberg, la chief operation officer, che governa la macchina amministrativa e gestionale grazie a un network di fedelissimi noto nel campus con l'acronimo «Foss» (Friends of Sheryl Sandberg), a cui nessuno osa opporsi.

 

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