RICCHI DI ORO NERO - ROSNEFT, LA SOCIETA' ENTRATA IN PIRELLI E IN SARAS, FA 160 MLD DI RICAVI, PRODUCE PIU' PETROLIO DEL COLOSSO AMERICANO EXXON ED E' GUIDATA DA SECHIN, MISTERIOSO BRACCIO DESTRO DI PUTIN

1. LA MARCIA DI SEICHIN, L'UOMO DI PUTIN CHE PRODUCE PIÙ BARILI DELLA EXXON
Stefano Agnoli per ‘Il Corriere della Sera'

Che cos'è Rosneft? E chi è il suo navigato e indiscusso capo, Igor Ivanovich Sechin? Un paio di domande che sono d'obbligo dopo l'ingresso in Pirelli e il posizionamento dello scorso anno nella Saras dei Moratti. Partiamo dalla prima: Rosneft, compagnia statale di Mosca, è semplicemente il numero uno del petrolio mondiale. Il «re» storico, l'americana ExxonMobil, è ancora in testa sotto molti punti di vista, soprattutto finanziari. Rosneft ha guadagnato quest'anno «solo» 11,5 miliardi di euro contro i 32 miliardi di dollari del colosso Usa.

Ma è su un numero fondamentale che i russi hanno preso il sopravvento: ogni giorno dello scorso anno hanno prodotto 4,87 milioni di barili di petrolio contro i 4,175 di Exxon. Parecchio più dell'Iraq, dell'Iran o degli Emirati arabi, per intendersi.
E chi è invece Igor Sechin? Potrebbe bastare il luogo di nascita per fare un bel passo in avanti: Leningrado (oggi San Pietroburgo), 7 settembre 1960. Anche se probabilmente lui non sarebbe d'accordo, Sechin, come molti nel «cerchio magico» del vero zar Vladimir Putin, è inserito d'ufficio nel gruppo dei «siloviki», di coloro che hanno fatto la gavetta nell'orbita dei servizi segreti e del Kgb prima di approdare in posizioni di grande potere.


La sua biografia, per la verità, presenta un «buco» notevole, quello degli anni della giovinezza, di cui poco si sa. Laureato in filologia all'università di Leningrado, dove ha imparato il francese e il portoghese, negli anni 80 lo si ritrova prima in Mozambico e poi in Angola durante il periodo travagliato delle guerre civili. Ufficialmente in veste di traduttore per alcune attività di import-export. Una copertura per la vendita d'armi, hanno però scritto in molti, ma non è dato saperlo.

Il legame con Putin è successivo. All'ombra del sindaco di San Pietroburgo Anatolij Sobchak, negli anni Novanta Sechin diventa assistente di Putin, e non lo lascerà più.
Dal 2000 al 2008, durante i primi due mandati del suo datore di lavoro, l'attuale capo di Rosneft è la vera «eminenza grigia» della presidenza, di cui gestisce la segreteria.

Pur dietro il riserbo che caratterizza le mosse del Cremlino (pare che nel 2000 i giornalisti si lamentassero che non ci fosse in circolazione una sua foto pubblicabile) ci sarebbe stata la mano di Sechin a condurre l'affare Yukos, la manovra e le accuse di frode fiscale che nel 2003 hanno portato in carcere (per dieci anni) Mikhail Khodorkovsky, l'oligarca proprietario della compagnia petrolifera che avrebbe osato sfidare Putin.

Nel quadriennio di Dmitry Medvedev diventa vice primo ministro, ma con il nuovo presidente e con la «fazione» che fa capo a Gazprom, braccio energetico nel gas di Mosca, i rapporti non sono idilliaci. Il tutto nel quadro degli scontri interni al potere putiniano, come quello, recente, che ha visto Sechin e la Rosneft opporsi al trio Gazprom-Gennady Timchenko-Mikhail Fridman per il controllo di Severenergia, un altro «pezzo» di Yukos finito per il 49% (ma solo per qualche anno) nelle mani delle italiane Eni e Enel.

Sechin, nel frattempo, è già capo di Rosneft, dove lo inserisce Putin al suo rientro al Cremlino. Poco dopo il suo arrivo, che lo consacra braccio petrolifero del presidente, Sechin liquida in un affare del valore di 55 miliardi di dollari la British Petroleum e i suoi soci privati russi dalla joint-venture Tnk-Bp, di cui diventa proprietario.

Grazie alle copiose riserve di quest'ultima, Rosneft diventa il numero uno al mondo, e c'è chi scommette che Sechin sia pronto a rispolverare il suo vecchio progetto di accorparla con il gas di Gazprom. Sarebbe uno Stato nello Stato, ma si vedrà. Anche adesso, comunque, Rosneft ha dimensioni elefantiache rispetto a Pirelli e Saras. E malgrado l'indubbio interesse «industriale» per gomma e raffinerie, Sechin è abituato a comandare. Resta il dubbio che per Pirelli e Saras si tratti solo di aspettare.

2. ROSNEFT, UN COLOSSO DA 160 MILIARDI DI RICAVI
Carlo Festa per ‘Il Sole 24 Ore'

È la maggiore società russa dell'energia con interessi crescenti in Europa. E, dopo il Regno Unito e la Germania, ora le sue attività in Italia stanno diventando sempre più di rilievo.

L'operazione in Pirelli è avvenuta proprio mentre a Londra i suoi intrecci appaiono a rischio, sotto la scure di sanzioni agli interessi russi per la crisi Ucraina. La britannica Bp possiede infatti il 20% di Rosneft, dopo che quest'ultima ha acquisito il concorrente Tnk-Bp, concedendo come contropartita alla società inglese guidata da Bob Dudley il 20% delle azioni del colosso di Mosca che vede lo Stato russo con il restante 80% del capitale azionario.

Rosneft nasce dalle ceneri della Yukos dell'oligarca Mikhail Khodorkovski, nemico giurato di Vladimir Putin e condannato a 14 anni di reclusione dal Tribunale di Mosca con l'accusa di furto di milioni di tonnellate di petrolio e di riciclaggio di 23,5 miliardi di dollari.
Nel colosso petrolifero nato da Yukos, una volta eliminata l'opposizione di Mikhail Khodorkovski (al quale secondo i rumors provenienti dal Cremlino ora potrebbe essere concessa la grazia), Putin ha inserito tutti i suoi uomini più fidati, capendo quanto sarebbe potuta diventare strategica l'azienda non solo in Russia, ma anche sullo scacchiere internazionale.

Oggi a guidare Rosneft, che fattura 160 miliardi di dollari, è Igor Sechin, braccio destro di Putin di cui è stato vicepremier. Venerdì scorso la Bild e ieri il quotidiano russo Kommersant ipotizzavano che le misure sanzionatorie dell'Europa per la crisi ucraina potessero colpire proprio Sechin.

Di sicuro, potrebbe essere non facile per l'Europa votare sanzioni contro aziende statali russe come Rosneft, se si pensa al legame che questi colossi hanno con l'Europa per quanto riguarda le forniture di gas e petrolio: in Germania ad esempio Rosneft possiede il 50 per cento del gruppo Ruhr con diverse raffinerie.
Negli ultimi tre anni, dopo le operazioni nel Regno Unito e in Germania, Rosneft ha cominciato a valutare investimenti in Italia con importanti alleanze con diversi partner italiani: da Saras ad Autogrill, dall'Enel all'Eni.

La preda più importante, prima di Pirelli, è stata proprio la Saras della famiglia Moratti, della quale è stato acquistato il 21 per cento. Il mercato continua a interrogarsi sulle prossime mosse da parte del colosso Mosca verso la Saras e c'è chi ipotizza che presto possa rilevarne il controllo. Ora l'investimento in Pirelli con la quale i rapporti sono già collaudati. Nel 2012 i due partner hanno infatti firmato un primo accordo per la vendita di pneumatici Pirelli nelle stazioni di servizio della compagnia petrolifera e per lo sviluppo di piani commerciali e di marketing comuni.

 

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