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RICORDANDO BONCO! ALBA PARIETTI: "UN GENIO DAL CARATTERE DIFFICILE MA LA SANTIFICAZIONE POST-MORTEM LO ANNOIEREBBE. DA LUI HO IMPARATO LA BELLEZZA E LA SPIETATEZZA DI QUESTO LAVORO. IN UN SECONDO TI DICEVA: NON MI SERVI PIU’" - BONACCORTI: "AI TEMPI DI "NON È LA RAI" CI FURONO DEGLI SCREZI. AVEVO AVUTO DA RIDIRE PERFINO SUL TITOLO CHE NON MI PIACEVA..." - VIDEO

 

 

1. BONACCORTI: QUANDO MI DICEVA ‘NON PREOCCUPARTI. TANTO TUTTO SARA’ UN DISASTRO’

M.Tamb. per la Stampa

 

BONACCORTIBONACCORTI

La grazie e l' impertinenza di un ragazzino geniale pronto al dispetto e alla carezza come fossero parti imprescindibili di un carattere unico. Enrica Bonaccorti ricorda Gianni Boncompagni con un sorriso divertito, ed è già un gran risultato, passare nella vita degli altri toccando le corde dell' ironia.

 

Bonaccorti, lei ha fatto con Boncompagni due programmi culto. Come vi siete conosciuti?

«Stavo conducendo con Mino D' Amato "Italia sera" e ne ero molto soddisfatta. Quando Raffaella Carrà decise di abbandonare il programma di Mezzogiorno di Raiuno, "Pronto Raffaella" si scatenò la caccia al sostituto. Tutti dissero di no; Cardinale, Tognazzi, Sandra Mondaini. Disperati mi precettarono per quello che era diventato "Pronto chi gioca". Fui invitata al bar dietro la Rai da Gianni Boncompagni che mi offrì un gelato. Fu terribile».

IRENE GHERGO E GIANNI BONCOMPAGNIIRENE GHERGO E GIANNI BONCOMPAGNI

 

Il gelato o Boncompagni?

«Tutti e due. Più io gli chiedevo rassicurazioni più lui mi ignorava mentre il gelato mi si squagliava in mano. Poi mi disse: "Non preoccuparti, tanto andrà tutto malissimo"». E poi? «Scoprii che non c' era nulla di pronto, che Gianni voleva si andasse a braccio insegnandoci così l' improvvisazione».

 

Boncompagni l' aiutò?

«Smontava le paure ingarbugliando quel poco che avevamo preparato la sera prima. Mi prendeva in giro, mi faceva gli scherzi con l' interfono, però mi concesse la massima libertà e fu generosissimo».

In che senso?

«Io guadagnavo pochissimo e lui quando si accorse della paga mi passò il 10% dei ricavi che lui percepiva da autore. Anche Magalli fece lo stesso».

BONACCORTIBONACCORTI

Si divertiva con lui?

«Molto. Spesso mi faceva fare dei giri per lo studio fingendo di farmi controllare le luci, invece mi chiedeva a voce alta giudizi sulle ragazze che circolavano di lì. Si divertiva a vedere il mio imbarazzo e la faccia che facevo. Fu terribile e dolcissimo. Sono passati più di trent' anni e posso dire che è stato il più bel periodo della mia vita».

Poi avete lavorato di nuovo insieme, 4 anni dopo, a «Non è la Rai»

«Era il 1991. Io stavo lavorando in un piccolo programma che però aveva un buon riscontro e non volevo abbandonarlo. Gianni però mi voleva a tutti i costi e mi fece telefonare addirittura da Berlusconi che finalmente aveva la diretta e perciò lanciava questo nuovo programma. Ritrovarlo fu bellissimo. Subito si ricreò quell' atmosfera di scherzo e di improvvisazione felice in quello che sembrava un collegio in libera uscita».

 

Però non fu solo idillio, giusto?

«Sì, ci furono degli screzi e me ne sono dispiaciuta. Come sempre aveva ragione lui, che aveva uno sguardo lungo e capiva come sarebbero andate le cose. Io avevo avuto da ridire persino sul titolo "Non è la Rai" che non mi piaceva, figuriamoci...».

enrica bonaccorti non e la raienrica bonaccorti non e la rai

Che cosa trovava interessante in lui?

«Il suo sano distacco dalle cose e la sua unicità. Gianni non potrà mai avere eredi anche se da lui e nel suo solco si è formata una scuola di professionisti non indifferente. Mai volgare e finemente crudele nell' ironia, ha inventato la scenografia umana gioiosa, naturale e perfetta nell' assenza anche dell' essenziale».

 

 

 

 

2. PARIETTI: UN VERO GENIO

 

gianni boncompagni ambra angiolinigianni boncompagni ambra angiolini

Silvia Fumarola per la Repubblica

 

Conoscendolo, Gianni si annoierebbe moltissimo, mi creda. Perché quando muori ti fanno diventare subito santo? La santificazione no, per favore. Lui era un genio della tv, un vero genio. Ma aveva il suo carattere». Alba Parietti deve molto a Gianni Boncompagni («No, gli devo tutto: mi ha scoperto »), ma spiega che era difficile lavorarci insieme».

 

Signora Parietti, quando avete lavorato insieme?

«Nell' 82 fui presa con un provino per Galassia 2, poi nel '97 mi diede la grande occasione della mia vita, in un programma che resterà nella storia della televisione, Macao, da cui peraltro sono usciti tutti i più grande talenti, da Paola Cortellesi a Lucia Ocone, Sabrina Impacciatore e Enrico Brignano».

 

Per lei cosa rappresentò?

ALBA PARIETTIALBA PARIETTI

«Il mio grande rilancio, mi ha dato nuova vita, la mia terza vita. È uno dei programmi che più è rimasto nella storia della televisione, come Quelli della notte. Era moderno».

 

Boncompagni era un visionario: dalle scenografie alle luci. Com' era dietro le quinte?

«Un vero genio e, come tutti i geni, non aveva un carattere facile: era schietto, tagliente, sarcastico. Francamente il processo di beatificazione irriterebbe lui per primo, non era una specie di chierichetto».

 

Che tipo di carattere aveva?

gianni boncompagnigianni boncompagni

«Aveva un carattere introverso, ermetico, era un uomo ironico che usava pochissime parole. Ti metteva in mano tutto, ti dava la scenografia più bella, un cast pieno di talenti, luci e musiche meravigliose, poi ti diceva: "Arrangiati" ».

 

E lei si arrangiava?

«Quando ero a Galassia 2 ero una ragazzina, mi diede la grande occasione.

il rapporto era più sereno perché lui era il re, e io non potevo che guardarlo con ammirazione».

 

Invece a "Macao"?

«Per lui i programmi erano tutti giocattoli, creava giochi per la tv. Si annoiava appena aveva finito di costruirli, e difficilmente riuscivi a convincerlo. Come tutti i bambini viziati non ti dava la possibilità di interloquire. Lui era in regia, era tutto nelle sue mani».

 

Però avrà imparato qualcosa, no?

ALBA PARIETTIALBA PARIETTI

«Certo, per me è stato un grandissimo maestro. Non c' erano le mezze misure, in un secondo ti diceva: "Non mi servi più". Imparavi la bellezza o la spietatezza di questo lavoro. O imparavi o smettevi. Lui il suo mestiere lo sapeva fare al meglio, è stato il più grande regista televisivo, con Falqui e Trapani. Per motivi diversi, questi registi geniali non hanno mai regalato niente a nessuno ».

 

In che senso?

«Nel senso che chi sopravvive a questi geni vuol dire che ha carattere e voglia di fare. Gianni per amor di battuta ti poteva disintegrare. I geni sono sempre intelligenti, il discorso è che rapportarsi con loro è impossibile, i geni vanno conosciuti e adorati. Se hai la fortuna di conoscerne uno e lavorarci hai la possibilità di dire: sono stata scoperta e lanciata da un genio della tv».

 

Non è poco, non crede?

«Sarò eternamente grata a Gianni, anche nella sua durezza e nel suo cinismo perché con lui ho imparato la prima lezione: questo non è un lavoro per persone sensibili».

Ma anche Boncompagni, dicono gli amici, aveva le sue fragilità: come tutti.

«Non lo metto in dubbio, sarà stato una persona fantastica e un padre adorabile. Puoi essere la persona più buona del mondo ma sul lavoro è diverso.

gianni boncompagnigianni boncompagni

Con Gianni ho imparato a improvvisare veramente tanto, non sbagliava mai nel riconoscere i talenti. Era un visionario. Un artista. D' altronde nessuno ha mai chiesto a Picasso di essere anche un francescano».

( s. f.

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gianni boncompagni e renzo arboregianni boncompagni e renzo arbore

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