UN MISTERO CHIAMATO ROMA - IL TARANTINO ANGELO MELLONE SI TUFFA IN QUEL “CIMITERO CHE SCOPPIA DI SALUTE” (FELLINI) CON UN LIBRO CHE SCANNERIZZA I ROMANI SOPRAVVISSUTI A TRILUSSA, FLAIANO, PASOLINI, VERDONE, VANZINA - OGGI CI SONO “IL ROMANO DELLE NEVI”, “IL NEO-COATTO”, “IL PROGRESSISTA TERRAZZATO”, “IL TIPINO MUCCINO” - I NUOVI IDOLI SONO I CESARONI, TRONISTI, KITTESENCULA, LA “BANDA DELLA MAGLIANA”, LE RIFATTONE DI DAGOSPIA…

1- IL GUSTO E IL VIZIO DI ESSERE ROMANI
Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"

È da pochi giorni uscito un libro sfrontato e ambizioso, parziale, divertente
e perfido: il titolo è già abbastanza eloquente, Romani (Marsilio, pp. 256, e 19); ma è il sottotitolo che spiega subito il genere di sfida, a metà tra il reportage e l'analisi mediologica e di costume - Guida immaginaria agli abitanti della Capitale-in cui si misura Angelo Mellone, dirigente Rai e intellettuale in cammino da destra, scrittore e commentatore politico, «un immigrato tarantino felicemente integrato a Roma».

Ecco, è da quest'ultima sua affermazione che occorre partire. Perché solo gli occhi di un estraneo che arriva e si accasa (sia pure affiliandosi, con spirito di sacrificio, alla causa calcistica biancoceleste, minoranza nell'impazzimento giallorosso) possono avere la lucidità e la forza di vedere ciò che i romani non vedono. Il romano medio, infatti, si piace moltissimo. E si piace così com'è.

A volte, certo, finge di indignarsi innanzi alla solita rappresentazione retorica che della sua comunità chiusa dentro il Grande raccordo anulare viene fatta in banale ritornello: i rigatoni con la pajata, il Colosseo, Totti, Alberto Sordi, Antonello Venditti, Campo de' Fiori, e via dicendo. Ma è un'indignazione scatenata, di solito, da puro opportunismo. Poi ripiomba nel torpore. Che è un miscuglio di compiacimento e rassegnazione. Noi romani, si ripetono i romani, siamo così.

Ecco, appunto: ma così come? Mellone, allora, partendo dal presupposto che «i romani de Roma sono ormai una piccola minoranza, biologicamente in via d'estinzione», indaga sull'autentica identità romana - liquida, appiccicosa, leggera, chiacchierona - che assale chiunque vada a vivere nella capitale e si fa spesso veicolo di egemonia sull'immaginario italiano.

Capitolo dopo capitolo («Il Romano delle Nevi», «Il neo-coatto», «Il Progressista Terrazzato», «Il Tipino Muccino»: i più indovinati) Mellone inizia un viaggio che non solo coglie alcune verità non scontate - «Roma più che una metropoli, è un agglomerato di villaggi: ciò genera un fortissimo senso di appartenenza al quartiere, sicché d'abitudine ci si definisce romano de San Giovanni, piuttosto che de Montesacro» - ma come un palombaro egli s'immerge nella quotidianità, e l'attraversa.

Mellone cammina e ascolta. «Abbello, abbella. Anvedi. Ao'. Damm'er cinque, fraté». È lo stesso linguaggio ascoltato nella vineria dei fratelli Cesaroni, alla Garbatella, luogo di fiction televisiva e di culto mediatico. Così, riflette Mellone, «il Cesarone finisce con il rappresentare il romano iperreale». Esattamente come il coatto è il prodotto incredibile dell'immaginario della romanità e del romanismo. «L'epifania del carattere profondo del romano quando si trasforma in romanesco, del popolare quando volge al popolaresco, senza limiti di pose e di linguaggio».

Mellone sale poi sulle terrazze dove si radunano certi pensatori di sinistra, i politici che arrivano con l'ultima amante, gli scrittori di nicchia, gli attori che vorrebbero recitare solo con Nanni Moretti. E quando scende risale le strade di Roma Nord, «luoghi piuttosto omogenei per reddito, ascensori sociali e cilindrata dei veicoli: quell'agglomerato dove tanto i fratelli Vanzina quanto Moccia attingono per trovare ispirazione sulle nuove tendenze della borghesia e dei suoi figli».

La guida evita di addentrarsi nei vialoni delle immense periferie, che pure producono modelli, linguaggi, abitudini. Questo rappresenta una lacuna, nell'indagine, ma è anche vero che l'esemplare di romano rappresentato nel frullato mediatico proposto dalla televisione e dal cinema, e dunque percepito dal resto del Paese, non è certamente rintracciabile lì, dove Pasolini raccontava la vita delle borgate e dove ora sorge la Roma resa grigia dal cemento armato e dalla solitudine dell'emarginazione.

Il libro, che ha una scrittura densa e rigogliosa, non è avaro di citazioni illuminanti - Erri De Luca: «Roma è una città pratica di estranei» - e nella narrazione è ben dentro anche gli ultimi memorabili eventi, come la nevicata dello scorso inverno, quando ai primi fiocchi fu decretato un emozionato ordine di evacuazione - «Nevica, anzi nevica forte. Tornate a casa». Inoltre ha la forza di essere complessivamente appassionato e attendibile e il limite, in alcuni passaggi, di essere spietatamente cinico (ma qui è il romano che parla: e i romani adorano essere cinici e spietati con gli altri, mai con se stessi).


2- LA GUIDA AI ROMANI DI OGGI DI ANGELO MELLONE
BOOKTRAILER VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=UgNHNyPClL8&feature=share

Esiste oggi un'identità dei romani? Ma come no, ce stanno er papa, la pajata, il Colosseo, Totti, Alberto Sordi. Sì, vabbé, ma non basta. È un'immagine del passato, questa. I simboli della romanità oggi sono differenti: i Cesaroni magari, il Maxxi forse, le ragazzine della bira&calippo e quelli di Ostia beach certamente, i neo-coatti seduti sul trono di Maria de Filippi purtroppo, le rifattone di Dagospia senza dubbio.

I romani de Roma scompaiono, o si fanno minoranza in via d'estinzione, ma l'identità romana resta fortissima dentro e pure fuori le mura della Capitale: questo paradosso da tempo anima la curiosità di Angelo Mellone, che si definisce "immigrato felicemente integrato" (ha sposato una romana di Roma nord, e dunque ha fatto la scelta stilistica di avere i figli per forza biondi, neppure finti) e alla fine ha deciso di scrivere una guida immaginaria ai romani.

Nella certezza - maturata in vent'anni di giri per Roma, convinto che da Flaiano in poi la Capitale la sanno raccontare meglio i non romani - che la vecchia Roma è scomparsa assieme a Pasolini, risucchiata dalla postmodernità, e una nuova forma di identità romana, filtrata e riprodotta dall'industria mediatica, è esplosa ed è diventata egemone sull'immaginario nazionale.

Ecco perché in Romani. Guida immaginaria agli abitanti della Capitale (Marsilio editore, pp. 256, euro 19) campeggia in copertina un bel pupazzetto a forma di legionario. A Mellone non interessa girare per la Roma reale - per quello ci sono i polpettoni di "denuncia" dei mali di Roma, i soliti libri fregnoni e magari pure moralistici - ma avere la possibilità di esplorarla diversamente attraverso quello che viene definito un "viaggio iperreale" tra i mille volti della romanità.

E iperreale è il concetto centrale attorno cui ruota tutto il libro, una incrocio tra il reportage, l'analisi mediologica e il saggio di costume. L'iperreale non è la negazione o la cancellazione della realtà: è il suo abbellimento, la lieve manipolazione di alcuni aspetti del reale compiuta dai media per raccontare la realtà stessa, a cui viene conferita un'aura prodotta dalla magia evocativa dei simboli.

Secondo Mellone la romanità tradizionale - quella della lingua di Trilussa, della cucina di Fabrizi, del neorealismo e dell'amarcord - viene sostituita dal romanismo, la dimensione iperreale della romanità dove si scioglie il reale e si coagulano stereotipi, luoghi comuni, il nuovo "canone" che produce un'idea semplificata di romanità semplificata, stilizzata, ripulita, addolcita, replicabile, uniformata, contemporanea. Una romanità globale che piace tanto ai turisti, ingozzati di polpettoni tipo Mangia, prega, ama! o To Rome with love di Woody Allen, o di pezzi kitsch come l'Omaggio a Roma di Zeffirelli, ma anche agli studenti fuorisede che in pochi mesi imparano gli strumenti per sentirsi membri della "comunità immaginata" dei cittadini romani.

Per questo la romanità - lo slang, i simboli, gli stili, le pose, le mode in voga nella Capitale - diventa riassunto egemonico dell'identità italiana. Per questo anche coloro che dichiarano di odiare Roma alla fine ne restano soggiogati.

Roma è caput telecomandi. Il "popolo" romano viene costruito nella "fabbrica" dell'immaginario (cinema, letteratura, televisione, media a stampa, rotocalchi, fiction, e così via), generatori della cosiddetta "cultura di massa", e ricostruito sulle piattaforme dei nuovi media. Il reale copia la semi-finzione e così, come sappiamo, tanti italiani sono convinti che i romani di periferia siano uguali ai Cesaroni o la banditaglia abbia davvero le fattezze trendy di quelli di Romanzo criminale.

L'immaginario romano è global per simboli, stili, slang, cucina, mood. L'iperreale romano, il romanismo, conta di più del dato reale. E non solo. Nel cinema, Cinecittà resta egemone. Nelle fiction, Roma domina. La moda adolescenziale e postadolescenziale, grazie a talk e reality romanocentrici, viene scoperta e definita nelle borgate della Capitale. La lingua di Scialla! fa riassunto di una generazione. Il basic italian è romanesco.

E così via. Mellone, capitolo dopo capitolo, spiega quali sono i simboli del'lidentità romana contemporanea, quali sono i tratti di cultura popolare che danno fondamento alla romanità. racconta i tipi iperreali della Roma di oggi. La Roma dei nuovi italiani dell'Esquilino. La Roma dei circoli. La Roma che ha colonizzato Cortina con la carbonara e il botox. La Roma quarantenne e depressa dei Muccino. La Roma dei progressisti con terrazza e dei fascibbar.

La Roma del Funzionario Immortale. la Roma che santifica "Dandi" e "il Freddo". La Roma che va in vacanza ai Caraibi o a Ladispoli. La Roma occupata dai manifestanti. La Roma coi turisti più brutti del mondo. La Roma delle minicar e dei lucchetti. La Roma dei laziali e dei romanisti. La Roma dei tronisti e delle loro migliaia di emuli con le sopracciglia depilate, e così via. La Roma che Kittesencula (come recita un adesivo piuttosto diffuso). Si raccontano i romani di oggi e, soprattutto, la loro rappresentazione mediatica.

Un libro "serissimo", si diverte a dire l'autore nel booktrailer che gira su Youtube (http://www.youtube.com/watch?v=UgNHNyPClL8&feature=share ), scritto come un reportage da leggere sotto l'ombrellone. Meno male.

 

ANGELO MELLONE - ROMANIANGELO MELLONE i cesaroniCarlo Vanzina e Carlo Verdone - Copyright PizziALEMANNO SPALA NEVE A CESANO CON LESERCITO WOODY ALLEN SUL SET NANNI MORETTI CON CHIARA PALMIERI DA VANITY FAIR marco giallini in una scena del nel quarto episodio di romanzo criminale la serie

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