
LA "RUOTA" GIRA! IL FONDATORE E PRIMO SEGRETARIO DEL PD WALTER VELTRONI, GRAN CONSIGLIERE DI CAIRO, SUL FILOGOVERNATIVO “CORRIERE DELLA SERA” MAGNIFICA LA “RUOTA DELLA FORTUNA” DI GERRY SCOTTI CHE SUL BISCIONE BERLUSCONIANO HA TRAVOLTO LA CONCORRENZA RAI DI “AFFARI TUOI”, E MANDA DI TRAVERSO, COME CANDELA DIXIT, IL CAFFE’ AI VERTICI DI TELE-MELONI – “NON È SOLO TV E NIENTE ACCADE PER CASO. E A VIALE MAZZINI LO SANNO BENE...” – LA STILETTATA DI "WALTERLOO": “PERCHÉ LA TELEVISIONE DI OGGI NON FA ALTRO CHE RIPESCARE ANTICHI FORMAT? LA CAPACITÀ DI INVENTARE TELEVISIONE IN PROPRIO SEMBRA ESSERSI FERMATA ALLA RAI DEGLI ANNI '80 E NON È UN BENE” - VIDEO
DALLA RUBRICA A LUME DI CANDELA
Giuseppe Candela per Dagospia
VELTRONI 'GIRA LA RUOTA' E MANDA IN TILT I VERTICI MELONIANI
pier silvio berlusconi nello studio della ruota della fortuna con gerry scotti 7
Il caffè è andato di traverso ai vertici Rai meloniani. Questa mattina hanno aperto la rassegna stampa e si sono ritrovati sul Corriere della sera (filogovernativo) la celebrazione con ben due paginate del fenomeno della concorrenza, "La Ruota della Fortuna", con l'illustre firma di Walter Veltroni. Scotti celebrato, proprio lui che ha sgonfiato e travolto "Affari Tuoi". Perché d'altronde non è solo tv e niente accade per caso. E a Viale Mazzini lo sanno bene...
LA RUOTA DELLA FORTUNA
Walter Veltroni per il “Corriere della Sera” - Estratti
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GERRY SCOTTI SAMIRA LUI LA RUOTA DELLA FORTUNA
Ora la nuova sfida è tra due programmi televisivi, Affari tuoi e La ruota della fortuna che, per effetto delle complesse scelte dei Von Clausewitz dei palinsesti, si trovano per la prima volta uno di fronte all’altro nella fascia di ascolto denominata access prime time.
Maggioranza Le trasmissioni arrivano dopo i telegiornali delle due reti.
I duellanti, ammesso che lo siano, finiscono con raccogliere cifre molto rilevanti dell’ascolto. Per capirsi, stiamo parlando di due indiscutibili successi. Insieme fanno, in quella fascia oraria, quasi il cinquanta per cento degli spettatori. Un po’ come quando, nel 1976, Pci e Dc raccolsero più del settanta per cento degli elettori e si trovarono nella condizione di dover obbligatoriamente collaborare.
Senza uno dei due partiti, infatti, non c’era governo possibile.
Gerry Scotti e Stefano De Martino non dovranno formare una coalizione insieme.
Devono competere, ma lo fanno dal cucuzzolo della montagna degli ascolti. Se ne freghino se una sera vince uno o l’altro. Coppi e Bartali, Mazzola e Rivera sono nella storia, ciascuno per i suoi meriti. Tempo fa, su questo giornale, ho scritto di Affari tuoi , allora condotto da Amadeus.
Mi piaceva il racconto dello spaccato del Paese che il gioco, fondato prevalentemente sulla buona stella dei vincitori, fornisce, quasi nascostamente, ogni sera. Mi sembra che quelle storie di italiani non famosi, quei frammenti di dialetti e di condizioni sociali familiari e generazionali che emergono nelle pause di una gara fatta di sorte e coraggio, costituisca un buon modo di fare «romanzo popolare» in televisione. Stefano De Martino, con la sua intelligente allegria, ha aggiunto la misura del suo talento al successo del programma.
I telespettatori È chiaro che l’arrivo di un quiz nella stessa fascia, al posto di Striscia la notizia di cui si sente comunque la mancanza e che sarebbe un delitto penalizzare, ha portato la televisione concorrente nella stessa aia. Ma i telespettatori sono contenti? Direi di sì. I due conduttori sono intelligenti, simpatici, pop. I due giochi funzionano.
Gerry Scotti ha fatto un miracolo. Ha preso un format antico, è su piazza dal 1975 negli Usa e dal 1988 in Italia, e lo ha trasformato soffiando via la polvere e facendolo sembrare un programma nuovo e grande.
Sono andato a vedere come funziona, negli studi di Cologno Monzese dove si registra.
Milano-Roma E già qui si scrive un’altra pagina del meraviglioso bipolarismo italiano: Milano e Roma. Affari tuoi è Roma, dove c’ è la Rai. La ruota della fortuna è Milano, dove c’è Mediaset. Ma, fino a prova contraria, sempre Italia è.
Il successo de La ruota della fortuna è impressionante.
Spostato di fascia oraria, da prima a dopo il Tg5, l’ascolto è enormemente cresciuto.
«Una scelta coraggiosa e azzardata ma riuscita», mi dice Massimo Porta responsabile dell’intrattenimento Mediaset.
Ora è chiaro che il rapporto tra qualità e ascolti non è meccanico. Ci sono programmi orrendi che sbancano l’audience e anche il contrario.
Ma bisogna liberarsi dell’aristocratico pregiudizio in base al quale se una produzione culturale incontra il favore delle persone allora deve essere certamente fallata.
A Gerry Scotti ho fatto una domanda simile a quella che Baudo rivolse a Troisi, determinandone la legittima indignazione: «Come mai piaci alle donne?».
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«Come ti spieghi il successo del tuo programma?», ho chiesto al conduttore de La ruota della fortuna .
Mi ha risposto così: «Sono piacevolmente stupito. Abbiamo rischiato e vinto, era un azzardo. Io sapevo che non bastava riproporre un vecchio e nobile marchio, legato al prestigio di Mike Bongiorno. Non è la fiera del vintage. Lo chassis era buono e allora abbiamo fatto come le industrie automobilistiche che riesumano vecchi marchi come la 500, la 600, la Renault 5... Abbiamo pensato a una confezione che richiamasse uno show di prima serata. Doveva essere bello, perché si chiama tele-visione e l’occhio è il primo organo agito da uno spettatore. Abbiamo innestato tecnologia su quello chassis».
I colori In effetti il programma ha una veste molto accattivante, i colori, così importanti per dettare il «clima» del racconto, sono stati scelti in modo da trasmettere allegria. «Deve essere un luogo di calore e di colore, deve comunicare allegria, festa», spiega il regista Giovalli.
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Dice Gerry: «Noi arriviamo dopo il tg e in questi tempi l’informazione brucia. Io vedo i telegiornali con la mia nipotina e provo pena nel condividere con lei l’immagine di un mondo pieno di guerre, di sangue, in cui creature della sua stessa età soffrono e muoiono. Noi ci proponiamo di offrire allo spettatore un’oasi non di evasione, quel dolore è dentro di noi, ma di leggerezza. Quando andavamo in onda prima del tg io incrociavo le persone indaffarate, chi tornava dal lavoro, chi preparava la cena. Un pubblico inevitabilmente distratto. Ora mi rivolgo invece a famiglie riunite, sedute a cena o dopo cena, attente. E allora noi offriamo la possibilità di giocare, di partecipare sentendosi coinvolti e misurando le proprie capacità».
affari tuoi - stefano de martino
Scotti ha costruito un clima accogliente, semplice, in cui tutto sembra avvenga senza la principale malattia contemporanea, lo stress. Si diverte a fare questo programma e a giocare con le cose che sa e anche con quelle che non nasconde di non sapere. È spiritoso, ogni tanto usa il dialetto lombardo per sottolineare passaggi, è un conduttore dal quale accetteresti un passaggio con serenità. Ha storia televisiva dentro e una invidiabile freschezza.
Analogico La ruota della fortuna è uno strano mix di tante cose diverse. È un quiz ma è uno show, è moderno e antico. Ed è tecnologico nella veste ma analogico in due elementi di sostanza. Il primo è che la trasmissione si fonda sull’enigmistica, gioco in cui tutti, prima o poi, si sono cimentati.
Gioco difficile, soprattutto se condizionato dall’incalzante scorrere del tempo. Ma gioco che si fa nel tempo libero, gioco senza ansia, gioco popolare.
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Il secondo è un elemento apparentemente secondario: il suono della ruota che i concorrenti fanno girare con l’olio di gomito. È un suono antico, familiare. Ha un fascino magnetico, sa d’Italia profonda, antica, semplice. È il suono delle ruote dei luna park, o «delle giostre», suggerisce il regista Giovalli.
Primordiale Per Gerry Scotti «è la stessa libidine che mi provocava da bambino il vibrare delle cartoline messe nei raggi della bicicletta. Quel rumore di meccanismo rudimentale che gira, così semplice, quasi primordiale, evoca la ineluttabilità della vita e al tempo stesso, come dico alla fine di ogni puntata, la convinzione, in fondo ottimista, che prima o poi, per ciascuno, “la ruota gira”».
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Il dato meno atteso è il successo del programma tra i giovani tra i 17 e i 34 anni. Forse la veste tecnologica, forse le memorie infantili delle edizioni di Mike o ancora la popolarità di Scotti in quel guazzabuglio che sono i social. Fatto sta che ai ragazzi, poco inclini persino alla struttura narrativa dei programmi tv, questo showgame piace.
affari tuoi - stefano de martino
Il gioco che fa partecipare l’intera famiglia, la veste tecnologica calata su uno chassis analogico, la bellezza dell’ambiente scenico, il rumore d’altri tempi della ruota che gira, il meccanismo della competizione che non ha pause. «Lo abbiamo studiato nei dettagli e abbiamo messo in fondo il “rubasecondi” per tenere sempre viva la tensione» commenta Edmondo Conti, appassionato curatore del programma per la produzione Endemol. Angelo Mandelli, la persona che si occupa del casting dei concorrenti, dice che arrivano in media 500 richieste al giorno e che loro cercano di comporre un mosaico di appartenenze territoriali, anagrafiche, culturali senza mai cercare i «fenomeni», semmai la normalità di italiani veri.
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Elemento decisivo del successo del programma è Samira, la ragazza che affianca Gerry Scotti. Che di lei parla così: «Samira funziona non solo perché è uno splendore di ragazza, ma perché è intelligente, spontanea. Sa improvvisare come pochi e tra noi si è costruito un gioco di ruoli che diverte il pubblico».
Samira in effetti ha saputo instaurare un rapporto allegro e non subalterno con il conduttore, del quale dice: «Con lui c’è una bellissima sintonia. È tutto vero, non recitiamo un copione, ci divertiamo a prenderci in giro. E il divertimento, in primo luogo tra noi, è la chiave di questo programma e credo del suo successo improvviso e inaspettato».
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Samira non è una valletta, non sorride a comando, non è restata nell’angusto recinto, deposito di antichi difetti, nel quale le ragazze che fanno televisione si trovano costrette.
È intelligente, spiritosa e non si vergogna di esserlo. Voleva fare l’architetta, ha studiato lingue e letterature straniere e pensa che un giorno riprenderà a farlo anche se questa vita è quella che aveva sognato da bambina.
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Eppure resta nell’aria una domanda. Perché la televisione di oggi non fa altro che ripescare antichi format o, comunque, cercarne di nuovi in giro per il mondo? La capacità di inventare televisione in proprio sembra essersi fermata alla Rai degli anni ottanta e non è un bene.
Massimo Porta risponde così: «Per una televisione commerciale è necessario avere risultati a breve. Format sperimentati e di successo rassicurano gli investitori pubblicitari e oggi sono dominanti. Comunque è vero che c’è una crisi della creatività. Dobbiamo tutti avere coraggio e sperimentare».
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GERRY SCOTTI SAMIRA LUI LA RUOTA DELLA FORTUNA
GERRY SCOTTI - LA RUOTA DELLA FORTUNA
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urbano cairo - presentazione palinsesti la7 - foto lapresse