“I GIORNALI VANNO DIFESI PERCHÉ SONO UNO STRAORDINARIO STRUMENTO DI IDENTITÀ” – LO STORICO GIANNI OLIVA INTERVIENE SULLA CRISI ITALIANA DEI QUOTIDIANI E SUL FUTURO INCERTO DELLA “STAMPA”, DI CUI JOHN ELKANN HA DECISO DI SBARAZZARSI: “CHE COS'È UNA COMUNITÀ (POLITICA, INTELLETTUALE, TERRITORIALE) SENZA GIORNALI? BISOGNA BATTERSI PERCHÉ, AL DI LÀ DEI PASSAGGI DI PROPRIETÀ, ‘LA STAMPA’ CONTINUI AD ESISTERE NELLA CONTINUITÀ DELLA REDAZIONE. L'IDENTITÀ CULTURALE E MORALE DI QUESTO TERRITORIO SI È COSTRUITA ANCHE ATTRAVERSO QUESTE PAGINE…”
Estratto dell’articolo di Gianni Oliva per “La Stampa”
Che cos'è una comunità (politica, intellettuale, territoriale) senza giornali? O con quotidiani ridotti a poche pagine di cronaca spicciola?
Da quanto sono comparsi nel XVIII secolo, i giornali e i periodici sono sempre stati uno straordinario strumento di identità: si sono variamente chiamati "gazzette", "almanacchi", "corrieri", hanno avuto periodicità diverse, ma ad ogni testata corrispondeva un'aggregazione di uomini pensanti, un messaggio, un progetto.
Non a caso nei manuali scolastici si associa il primo romanticismo italiano a Il Conciliatore (bisettimanale milanese), o il fermento antiborghese del primo Novecento a La Voce di Giuseppe Prezzolini.
Nel secolo scorso la diffusione della scolarizzazione e il formarsi di una società di massa hanno fatto proliferare i quotidiani di informazione, ognuno dei quali ha orientato un segmento di opinione pubblica creandone, nel contempo, la base identitaria […]
La crisi dell'editoria è sotto gli occhi di tutti: anche se non riguarda solo i giornali, in questo settore appare più evidente, con vendite in rapida decrescita, edicole che chiudono, pochi caffè con i quotidiani a disposizione. Ma con che cosa vengono sostituiti? La prima risposta è ovvia: con la televisione.
JOHN ELKANN IN REDAZIONE A LA STAMPA DOPO L ASSALTO DEI PRO PAL
Le informazioni che si possono ascoltare in un tg del mattino sono aggiornate di almeno otto ore rispetto a quelle del quotidiano che "ha chiuso" a mezzanotte. Però l'informazione televisiva è uno strumento con cui, sul piano cognitivo, non possiamo interagire: è lo schermo a dettare i tempi di comunicazione, a proporre notizie e commenti che lo spettatore può semplicemente "ascoltare" e dei quali ricorderà ciò che è stato più spettacolare (un'immagine cruda, una frase patetica, un pianto).
Il giornale è invece uno strumento nel quale il protagonista è il lettore: per leggere devo concentrarmi sul pezzo (mentre per ascoltare posso fare mille altre cose, basta alzare il volume); posso rileggere una frase se non mi è chiara; posso ritagliare l'articolo perché mi è parso interessante. […]
A maggior ragione queste considerazioni valgono per l'altro strumento di informazione, i social. Al di là delle "fake" e dei rischi di manipolazione che comportano, la comunicazione ridotta a messaggio di qualche riga è fatta per suscitare umori e reazioni, non riflessioni: leggendole posso indignarmi, esaltarmi, infiammarmi, ma senza sapermi spiegare il perché.
E gli stessi social possono indirizzarmi domani a indignarmi o infiammarmi in direzione opposta. Per questo né le televisioni, né i social creano identità [...]
La crisi dei giornali rischia di compromettere proprio il senso di appartenenza di un territorio o di una comunità intellettuale: perché sono il più immediato (e forse il principale) strumento interattivo tra il singolo e il gruppo di riferimento.
JOHN ELKANN IN REDAZIONE A LA STAMPA DOPO L ASSALTO DEI PRO PAL
La Stampa è da sempre il quotidiano di Torino e del Piemonte: ne ha registrato le differenti fasi politiche e sociali, ha contribuito ad amalgamare una popolazione che negli anni Cinquanta-Sessanta è raddoppiata con l'immigrazione, ha ospitato i suoi intellettuali più brillanti (da Norberto Bobbio a Massimo Mila, a Italo Calvino).
E da sempre è un quotidiano nazionale per il ruolo che Torino e il Piemonte hanno nella vita della nazione. Per questo bisogna battersi perché (al di là dei passaggi di proprietà) la testata continui ad esistere nella continuità della redazione.
L'identità culturale e morale di questo territorio si è costruita anche attraverso queste pagine: e di queste pagine continua ad aver bisogno per riconoscersi attraverso lo "scambio" dialettico tra chi scrive e chi legge.



