LO STREAMING DEI GIUSTI - "CREDO DI AVERTI LASCIATO DEL ROSSETTO… LÌ SOTTO"; "NON IMPORTA, È L'UNICO POSTO DOVE LO METTO" - COME GIALLO NON È IL MASSIMO QUESTO "HONEY DON'T", MA HA LE MIGLIORI SCENE LESBO E I MIGLIORI DIALOGHI POST SESSO CHE SI SIANO VISTI ULTIMAMENTE, COME: "MI TENGO IL DILDO. ALMENO NON È ATTACCATO A UN PORCO" - SEMPRE IN STREAMING AVETE UN GRANDE FILM COME “BUGONIA”... - VIDEO
@moviejet Best upcoming thriller movies (2025) | Bugonia starring Emma Stone ?? In theatres October 31! #movie #movietok #bugonia #emmastone ? original sound - All Trailers
Marco Giusti per Dagospia
“Credo di averti lasciato del rossetto… lì sotto” – “Non importa è l’unico posto dove lo metto”. Magari come giallo non è il massimo questo “Honey Don’t” di Ethan Coen, assurdamente divorziato dal fratello Joel, che ho pagato su Amazon 9, 90 euro (troppo), ma ha le migliori scene lesbo di sesso e i migliori dialoghi post sesso che si siano visti ultimamente, grazie anche a una coppia fantastica come quella formata da Margaret Qualley e Aubrey Plaza.
La detective Honey O’Donahue, lesbica dichiarata (“mi piacciono le ragazze”), con auto targata Honey Don’t come la canzone di Carl Perkins, indaga su una ragazza misteriosamente morta in auto, e non per un incidente. Guarda caso la aveva chiamata spaventatissima proprio il giorno prima e l’avrebbe dovuta incontrare se non fosse precipitata in una scarpata a testa in giù. Una pista porta a un reverendo maniaco del sesso, Chris Evans, che Honey tratta malamente (“Mi tengo il dildo. Almeno non è attaccato a un porco”).
Nel frattempo scompare anche sua nipote, brava ragazza un po’ scombinata. La aiuta nelle ricerche una poliziotta, M .G. Falcone (M.G. sta per Maria Grazia), interpretata da Audrey Plaza. Hanno un caldo incontro al bar, e finisco subito a letto, con i giocattoli sessuali di Honey. “Queste sono cose che faccio al terzo incontro”, dice la poliziotta.“Io di solito non arrivo al terzo incontro”, chiude Honey. Il finale non ve lo dico.
Le due protagoniste sono fantastiche, molte battute sono buone, ma come nel film precedente del solo Ethan Coen, sempre scritto con la moglie, Trisha Cook, e sempre con una coppia lesbo, “Drive-Away Dolls”, con Margaret Qualley e Geraldine Viswanathan, si sente che manca la regia e lo sguardo del fratello Joel per fare un vero film dei Coen. Quando si rompe una coppia, non sempre si hanno due registi dello stesso valore.
Sempre in streaming avete, tra Sky e Amazon, un grande film come “Bugonia” diretto da Yorgos Lanthimos, scritto da Will Tracy, lo sceneggiatore del thriller-horror “The Menu”, con Jesse Plemons magrissimo e fuori di testa che rapisce la Ceo di una potente multinazionale farmaceutica, ovviamente Emma Stone, ritenendola non solo responsabile della malattia della madre e di tutti i mali del mondo, ma anche una sorta di imperatrice aliena venuta dal pianeta Andromeda per colonizzarci e cancellare la nostra specie come fossimo api.
A Venezia non venne capito, magari agli Oscar avrà almeno una nomination la protagonista, Emma Stone coi capelli rasati a zero, faccia e corpo ricoperti prima di crema antistaminica e poi di sangue. Come ben spiega la sequenza finale, che non vi dirò, commentata dalla celebre "Where Have All the Flowers Gone?” di Pete Seeger, ma non cantata da lui (e neanche da Marlene Dietrich o Joan Baez…), siamo di fronte a un grande film politico sulla fine dell’umanità oltre che della democrazia, dove la guerra tra il capitale e la classe operaia, come insegna l’America di Trump e Musk, è già vinta dai mostri che dominano le grandi aziende.
Dove follie da social, informazioni di Internet, si trasformano nei più sgangherati complottismi da terrapiattisti. In fondo, se pensate al senso del titolo, Bugonia, cioè, come racconta nelle Georgiche Virgilio, bous/bue e goné/nascita, la credenza dei greci e dei romani della nascita delle api dalla carcassa dei buoi morti, anche quella è una sorta di fake news da social del mondo classico.
Michelle, la bella e elegante Ceo in carriera che il “malato mentale” Teddy di Jesse Plemons, operaio alla catena di montaggio della sua azienda, col cugino stupidotto Don, Aidan Delbin, ha rapito, rapato a zero (altrimenti comunica col suo imperatore sull’astronave madre) e legata nella cantina della sua casa, cerca di far ragionare il suo rapitore. Che viene da ogni tipo di attivismo ecologico militante e politico, ha passato tutto, dall'estrema destra all'estrema sinistra, inutilmente.
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Ma Teddy ha le idee chiare su quello che vuole fare. Vuole comunicare con l’imperatore di Andromeda per salvare l’umanità. E forse vorrebbe anche salvare sua madre, in coma in ospedale, fulminata dagli oppiacei e dalle cure sperimentali dell’azienda di Michelle. Possibile che davvero Teddy e Don siano convinti che Michelle sia un’aliena e che hanno solo quattro giorni di tempo per convincerla a farsi trasportare durante il plenilunio nell’astronave?
Ci dobbiamo credere? Eppure il discorso di Teddy, politicamente, non fa una grinza. Ha una visione lucida della situazione dell’America e del mondo rispetto a una classe di padroni, alieni o terrestri che siano, che ci hanno tolto tutto e reso schiavi. L’idea che Trump, Musk e altri mostri siano i veri alieni però non è proprio sbagliata, mi dice Dago…
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