
POP-PORNO! – “TASCHEN” PUBBLICA “SEXY RECORD COVERS”, DI DIAN HANSON ED ERIC GODTLAND, UNA COLLEZIONE DELLE COPERTINE PIÙ HOT DEGLI ALBYM USCITI TRA GLI ANNI ’60 E ‘90 – DAI NUDI SUI DISCHI DI FAUSTO PAPETTI ALLE MODELLE DEI ROXY MUSIC, MA ANCHE JOHN LENNON E YOKO ONO “COME MAMMA LI HA FATTI” NEL DISCO “TWO VIRGINS”, IL POP-EROTICO TEDESCO, L’EASY LISTENING GIAPPONESE E LE COPERTINE FUNKY AFRO – SI POTREBBE FARE ANCHE OGGI? DIFFICILE CON IL BACCHETTONISMO DELLE PIATTAFORME STRAMING…
Estratto dell’articolo di Alberto Piccinini per www.repubblica.it
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Dian Hanson, storica americana della pornografia, editor della prestigiosa casa Taschen, ha messo assieme qualche centinaio di copertine di dischi nude uscite tra gli anni 60 e 90. «Prima che il sexy diventasse sessismo, (...) quando le tette si aggiravano liberamente nei negozi», scrive nella prefazione al volume Sexy Record Covers.
«Le case discografiche sapevano benissimo che i ragazzi si interessavano alla musica all’incirca nello stesso momento in cui scoprivano le ragazze», annota il coautore Eric Godtland, collezionista, «e ogni giovane audiofilo aveva una copertina dalla quale non poteva staccare gli occhi». In verità il target dei vecchi dischi di Fausto Papetti – il più celebre di tutti qui da noi per le copertine nude – era piuttosto adulto, borghese, prude.
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[…] L’abissale penuria di immagini nude in quell’epoca lontana non scusa i danni storici del male gaze, ma la distanza, l’allegria e l’esagerazione del camp, la nostalgia dell’avventurosa educazione erotica d’antan, un poco aiutano.
MADE IN ITALY
Fausto Papetti, sassofonista del giro jazz e rock’n’roll milanese – accompagnava Tony Dallara – diventò uno dei re dell’etichetta Vedette […] I grafici misero all’inizio il suo volto in copertina, poi generiche immagini di festa, quindi i ritratti di alcune anonime modelle e infine, a cominciare dalla raccolta n. 10, nudi a figura intera sempre un po’ più espliciti che artistici, come si usava dire.
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Uscì nel 1969, année érotique secondo un celebre verso di Serge Gainsbourg, e conteneva effettivamente una versione di Je t’aime... moi non plus. Scandalo dell’epoca, corto circuito del senso del pudore che nel frattempo attraversava il cinema e l’editoria, con significativi incroci dal momento che le colonne sonore dei film sexy (Stelvio Cipriani, Francis Lai, Umiliani ecc.) erano spesso i pezzi forti delle successive collezioni del sassofonista.
I dischi venduti da Papetti si calcolano in milioni, e ogni etichetta discografica italiana andò in cerca del suo. […] Le copertine di nudo fanno parte integrante del genere easy listening per tutti gli anni 70 e oltre. […]
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Anche la sfrontatezza delle pose. Fino alla fama tra i collezionisti di alcune immagini censurate (e prontamente sostituite) sul mercato spagnolo, però in tempi di franchismo. In generale nessuna di queste copertine venne mai sequestrata – cosa che invece poteva accadere al cinema o alle riviste in edicola, aumentando come è ovvio il senso di trasgressione.
SEX & SAX
john lennon e yoko ono two virgins
«I fotografi di nudo», spiega ancora Dian Hanson, «spesso si vergognavano di mettere i loro nomi sui servizi negli anni 60-70, e così la maggior parte dei capolavori contenuti in questo libro sono anonimi». Può darsi che una ricerca negli stock fotografici del tempo avrebbe potuto dare qualche risultato sull’identità di fotografi e modelle.
Studi così non se ne conoscono. Sarebbe servito? Hanson può spendere qualche riga romantica «per i grafici sottopagati che ritagliarono e incollarono le matrici», e ricordare i casi in cui i nudi di copertina hanno superato il grado zero del marketing cochon: le modelle sui dischi dei Roxy Music, a cominciare da Amanda Lear, con il loro immaginario snob-wahroliano; le copertine di funky afro, come quelle degli Ohio Player, che portano nella musica l’immaginario dei film blaxploitation con attrici e modelle come la mitica Pam Grier, poi venerata da Tarantino. Infine, il doppio nudo concettuale John Lennon e Yoko Ono sull’album Two Virgins, con l’autoscatto.
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[…] Il sassofonista Gianni Bedori, uno dei grandi del nostro jazz, nella sua fase-Papetti si chiamò Johnny Sax. Per qualche genere di decenza nelle copertine di “successi sempreverdi” il suo ritratto con lo strumento in mano si alterna a timide foto di ragazze nude sulla spiaggia, genere artistico. Eppure «per i dirigenti delle case discografiche», commenta Godtland, «la parola sax è sufficientemente vicina a sex da far pensare sexy sax! e mettere un nudo in copertina». Nel frattempo, l’Ultimo tango a Parigi di Gato Barbieri (1972) aveva nobilitato definitivamente il sax come strumento erotico, voce interiore di un tormentato romanticismo maschile.
OGGI NON SI POTREBBE PIÙ?
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Del resto i termini “rock’n’roll” oppure “jazz” – ce lo ricordano i curatori di questo volume – hanno sempre avuto a che fare con il sesso. Anche se i filologi del termine jazz non sanno ancora decidersi tra jasmine, il profumo al gelsomino delle prostitute di New Orleans, il rumore dei piatti di metallo della banda o l’indicibile jasm/jism.
L’immaginario di rumba e salsa, disco e hip-hop è esplicitamente erotico, peccaminoso, anche fluido. Resta parecchio da imparare, tuttavia, osservando le copertine di questo volume divise per generi e abitudini geografiche.
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La musica pop tedesca a sfondo erotico avrebbe una complicata derivazione dalle canzoni per militari di un certo Walter Heyer – ex soldato della Wermacht, poi direttore della banda della polizia – e dal genere Lederhosen, i pantaloni alla tirolese, imbottito di erotismo paesano e nostalgia heimat. […] Pure i dischi easy listening e jazz giapponese hanno tutti dei nudi in copertina, però le modelle sono europee. E così via.
Per finire. L’obiezione “oggi non si potrebbe più fare” è puerile. Nell’era dello streaming, le copertine dei dischi sono vestigia da collezione. Su eBay i nudi sono censurati, su Discogs – il grande mercato dell’usato – molto meno. Su Spotify le immagini delle playlist easy listening conservano qualche elemento nudo degli originali, ma soltanto per mera abitudine. […] L’anonimato dell’easy listening lascia il posto all’universo dei bot e dell’intelligenza artificiale, che un corpo non ce l’hanno proprio.
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