bollore cioli

TELECOM FOLIES – LAURA CIOLI, NUOVO AD DI RCS, NON MOLLA LA POLTRONA NEL CDA DI TELECOM ITALIA E LASCIA FUORI DALLA PORTA BOLLORÈ CON IL SUO 20% – LE MEZZE RISPOSTE ALLA CONSOB DI NIEL, CHE NON HA SPIEGATO CHI GLI HA ORGANIZZATO IL COMPLICATO CASTELLO DI OPZIONI E DERIVATI

1.TELECOM, LE VERITÀ DI NIEL SOLO A METÀ

Maddalena Camera per “il Giornale

 

NIELNIEL

Xavier Niel agisce da solo su Telecom, non ha diritti di voto e non si muove di concerto con Vivendi. Ieri di buon mattino è arrivato il comunicato richiesto dalla Consob relativo alla sua partecipazione pari al 15,1% in opzioni sulle azioni dell' ex-monopolista. Il mercato è così rimasto deluso, nessuna scalata in partnership con l' altro gruppo francese che di Telecom ha il 20%. E dunque niente Opa. Il risultato è che il titolo ha chiuso a fine giornata a -3,7%, anche a causa dei risultati in forte calo registrati in Brasile.

XAVIER NIEL E SARKOZYXAVIER NIEL E SARKOZY


Ma il mistero Niel continua: più che quanto dichiarato a Consob fa infatti notizia quello che Niel non ha detto. O non ha spiegato. Primo: a che prezzo può esercitare le opzioni? Si dice 1,2 euro, per un totale di 1,6 miliardi. Ma o Consob non glielo ha chiesto, o egli non ha risposto. Si è poi appreso che la sua Njj Holding tramite la società interamente controllata Rock Investment detiene una «posizione lunga» sul 15,14% con diritto di voto strutturato tramite «call spreads», tutte opzioni di tipo europeo.

 

IL PRESIDENTE DELLA CONSOB GIUSEPPE VEGASIL PRESIDENTE DELLA CONSOB GIUSEPPE VEGAS

Ma anche che opzioni sul 10% prevedono il regolamento in azioni e per cassa, mentre altre opzioni, sul 5% circa, prevedono quello per sola cassa. Il risultato è che la quota opzionata netta è di circa il 10%. In ogni caso non rilevabile tra giugno 2016 e novembre 2017. Allora secondo mistero: perché solo opzioni europee, che possono essere esercitate esclusivamente alla scadenza? Dunque non prima di giugno? E per una quota iniziale minore del 5%, quindi insufficiente a chiedere un' assemblea? E ancora: essendo tutta questa architettura assai complessa, possibile non conoscere chi è l' advisor finanziario che affianca l' unico team venuto allo scoperto, che è quello industriale-legale dello studio Erede?


In definitiva nessuno è riuscito a capire quale sia la vera natura della mossa di Niel, che in Francia controlla Iliad, il quarto gestore fisso e mobile. Iliad e la controllata Free Mobile hanno incrementato gli abbonati grazie a una spericolata politica di prezzi e offerte a cui neanche «3» è mai arrivato. Se l' investimento è industriale, l' impatto con la mastodontica struttura dell' ex-monopolista, oltre 40mila dipendenti, non sarà facile. Niente sconti o offerte roboanti ma una politica fatta di piccoli passi per risalire la china del fatturato in calo.

maria pace odescalchi giuseppe recchi marcella loglimaria pace odescalchi giuseppe recchi marcella logli

 

 E se fino a un anno fa, almeno dai conti della controllata brasiliana veniva una boccata d' ossigeno, oggi anche il paese sudamericano è in crisi. Con conseguenze gravi sui conti di Tim Brasil che ha visto nel terzo trimestre i ricavi scendere del 15,2% a 4,11 miliardi di reais (995 milioni di euro, per un calo di oltre il 30% tenendo conto dei cambi).

marco patuano ad telecom italiamarco patuano ad telecom italia


Ma, visto che gli investimenti non sono mancati, alla fine l' utile netto è risultato in calo del 50,5%. Ovviamente su tutto, come già detto, pesa anche il forte calo della moneta nazionale, il real, che ha subito una pesante svalutazione. Da notare che nel trimestre il gruppo ha concluso la vendita di circa 6mila torri ad American Tower per circa 3 miliardi di real in contanti, circa 700 milioni di euro. Mentre il debito, causa investimenti, è più che triplicato, passando a 2,5 miliardi di real: era a 791 milioni un anno fa.


Oggi intanto a Milano si svolgerà la riunione del cda per i conti trimestrali dove sarà affrontato anche il tema del possibile accordo con Metroweb sulla rete a banda ultralarga.

 

 

2. LE PRESSIONI SU CIOLI PER UN POSTO IN CDA

Camilla Conti per “il Giornale

 

LAURA CIOLILAURA CIOLI

Il presidente di Vivendi, Vincent Bolloré, è ancora lì sull' uscio del cda di Telecom ad aspettare che si liberi almeno una poltrona per i suoi, nonostante abbia in mano oltre il 20% del capitale. I francesi si sono messi pazientemente in attesa dell' assemblea programmata per la primavera del 2017 che dovrà rinnovare il board del gruppo di tlc aprendo dunque la porta a un paio di rappresentanti di Vivendi.

 

Per un azionista di riferimento senza posto a sedere ora però c' è un consigliere che siede contemporaneamente in due cda: quello di Telecom e quello di Rcs. Ovvero Laura Cioli, nominata di recente amministratore delegato dell' azienda editoriale al posto di Pietro Scott Jovane.

LAURA CIOLILAURA CIOLI


Il lavoro che la attende in casa Rizzoli è assai impegnativo, c' è un piano industriale da varare e una delicata trattativa ancora aperta con le banche creditrici. Senza dimenticare che Cioli siede anche nei consigli di Salini Impregilo e di Duty Free. Eppure la manager, indicata per il consiglio Telecom da Telco-Mediobanca quando era ancora azionista, non pare intenzionata a lasciare la poltrona anche perché la legge lo consente, non essendoci incompatibilità formali.

vincent bollore al telefonovincent bollore al telefono


Ma la resistenza della Cioli non sarebbe passata inosservata, anzi. Qualcuno in cda avrebbe già puntato il dito su una questione di opportunità e di potenziale conflitto di interessi in caso di eventuali rapporti commerciali fra i due gruppi. Non solo. Considerando anche il blitz del miliardario Xavier Niel e il confronto interno al cda sul possibile accordo con Metroweb per realizzare il piano della banda ultralarga, sedersi a quel tavolo è diventato urgente. Se non necessario.

 

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."