ALLA RAI SI PREPARA LA VENDETTA - SUI MURI DI SAXA UN SINISTRO MESSAGGIO AI FEDELISSIMI DI MINZO, FRANCESCO GIORGINO E FILIPPO GAUDENZI: “NON PENSATE DI PASSARLA LISCIA: SE NON LO FARANNO I PROSSIMI DIRETTORI, CI PENSEREMO NOI COLLEGHI INCAZZATI. PRENDETE IL VOSTRO BEL FAGOTTO E ANDATEVENE A MEDIASET, DOVE POTRETE SERVIRE IL VOSTRO CAPO” - QUANDO MINZO, NEL CENTRO DI ROMA, INSEGUÌ CON LA GIAMMANCO DUE PAPARAZZI: TACCHI ROTTI, BOTTE E LA SUA MISTERIOSA SCOMPARSA ALL’ARRIVO DEI CARRAMBA...

Da "www.oggi.it"

Lui, Augusto Minzolini, il direttore forse uscente del Tg1 (vedi box pagina 46) è un over 50 con meritatissima fama di latin lover. Lei, Gabriella Giammanco, deputata del Pdl già eletta Miss Parlamento, è una splendida under 35. Tra i due per oltre un anno è stato amore. O quasi. «Ora ci siamo lasciati», ha ammesso lei a Un giorno da pecora (Radio 2), «ma siamo rimasti amici», ha subito rassicurato. Poco più di un mese fa, però, le cose tra i due forse già scricchiolavano, causando tensioni. Altrimenti non si spiega il loro comportamento ritratto in queste fotografie: volti scuri, reazioni inconsulte, addirittura inseguimenti e scappellotti all'indirizzo di un paparazzo. Ecco la cronaca di una notte brava da fine di un amore.

NERVI TESI E URLA AL BUIO
Roma, qualche settimana fa, è una serata ancora tiepida di inizio autunno ed è quasi mezzanotte. La coppia viene intercettata dai fotografi romani Luca G. e Massimo S. mentre Minzolini riaccompagna a casa la Giammanco, percorrendo un dedalo di viuzze lastricate di sanpietrini tra il Circo Massimo e Piazza Venezia. L'occhio del cronista Minzolini nota un fotografo in agguato vicino al portone di casa Giammanco.

La deputata si spaventa. In realtà di fotografi ce ne sono due (l'altro è in auto). Il paparazzo scatta, il Direttorissimo sbotta. Scende dall'auto e lo prende a male parole. Il paparazzo accenna una fuga, Minzo non può mollar lì la sua Porsche bianca cabrio, quindi fa un giro, rientra, parlotta nervoso con Gabriella. A giudicare da quel che accade dopo, e per giocare col gergo militare, elaborano una tattica.

NELLA FUGA, I SANDALI HANNO LA PEGGIO
Decidono per un accerchiamento: Gabriella a piedi, Augusto in auto. Target: il fotografo e quelle foto che non doveva scattare. Vogliono convincerlo a cancellarle e a lasciarli in pace, una buona volta. E qui c'è il primo mini-mistero della serata: perché una coppia che, allora, viveva il proprio amore alla luce del sole reagisce così al clic di un paparazzo? Luca G., il fotografo, non se lo spiega, e neanche il suo collega, che ha assistito alla scena. «È stata una reazione comprensibile considerata l'invasione costante della nostra privacy», spiega invece Gabriella Giammanco a Oggi: «In quella circostanza l'invadenza del fotografo ha passato il segno».

Sulla forma che tale invadenza avrebbe preso l'onorevole Giammanco non vuol dire: «Per natura, tendo alla riservatezza». Non rimane che tornare al racconto dei fotografi, che descrivono l'ira funesta dell'algida Giammanco, tanto arrabbiata da iniziare a correre sui sanpietrini romani nel vano tentativo di agguantare il paparazzo, rimettendoci i tacchi dei suoi splendidi sandali. Incidente che non la scoraggia: la deputata siciliana continua a rincorrerlo a piedi nudi nella notte. Lui, il fotografo, scende una scalinata, sbatte con braccio e obiettivo su una ringhiera. L'uno sanguina, l'altro si graffia, ma il fotografo corre ancora. Arriva in fondo alle scale e intercetta degli spazzini dell'Ama, la municipalizzata romana che si occupa della raccolta dei rifiuti.

MA MINZO C'ERA O NON C'ERA?
Ai netturbini, Luca G. chiede di chiamare la Polizia. Nel frattempo, arriva di corsa la Giammanco e urla: «Fermatelo, mi ha rubato la macchina fotografica». Luca G. non ha neanche il tempo di stupirsi che si ritrova placcato dall'ignaro spazzino, minacciosissimo. Qui il racconto si biforca: il fotografo sostiene di esser stato strattonato sia dallo spazzino sia dall'onorevole. La Giammanco smentisce: «Non ho intenzione di giustificarmi per alcunché, né di fornire versioni alternative dei fatti. Posso però escludere qualsiasi spintone o altra forma di violenza fisica tra me e il fotografo».

Nel mentre, Massimo S., l'altro paparazzo, ha chiamato i Carabinieri. Nei 20 minuti circa che passano dalle telefonate all'arrivo di Polizia e Carabinieri, gli animi si rasserenano. Al punto che quando le volanti arriveranno, non ci sarà alcuna denuncia da raccogliere e si procederà a una semplice identificazione dei presenti. Già, i presenti. Qui c'è il secondo micro-giallo della serata: nelle foto, Minzolini non c'è. «Gli ho consigliato di andar via, per non far scoppiare uno scandalo», dice Luca G. «Non è vero, non mi ha lasciata sola. È solo fuori dall'inquadratura», lo difende la Giammanco prima di aggiungere: «E comunque alla fine sono foto divertenti, no?». Tutto è bene quel che finisce bene.

E SE MOLLA IL TG1 SARA' VALZER DI POLTRONE
Si complicano le manovre per l'atteso giro di poltrone nel mondo dei giornali e dei tg. Se Augusto Minzolini, come pare, sarà costretto a lasciare il Tg1 (ma lui ha smentito pochi giorni fa parlando col Corriere della Sera), non è più così sicuro che il suo posto sarà preso da Antonio Preziosi. Si sussurra anche, per esempio, di Mario Calabresi, il quale però ha più volte ribadito di voler restare almeno due anni alla Stampa. E si spiffera su Mario Orfeo, attuale direttore del Messaggero di Roma che ha già diretto il Tg2.

E il Direttorissimo? Per lui potrebbero aprirsi le porte del Tg4, semmai Emilio Fede si facesse da parte. Scombussolando così le prospettive di Giorgio Mulè, anche lui in predicato per il Tg4 (liberando il posto a Panorama per lo stesso Minzolini). Il Tg4 però è ambito anche da Claudio Brachino e Salvo Sottile. In cerca di una direzione, a bordo campo si scalda Gianni Riotta. Intanto tira aria da regolamento di conti al Tg1.

Un comunicato anonimo è apparso sui muri della mensa aziendale della Rai a Saxa Rubra. Conteneva minacce neanche troppo velate indirizzate ai giornalisti «firmatari del famoso documento Minzolini». Titolo: A Giorgino, Gaudenzi & Company, con esplicito riferimento ai gironalisti Francesco Giorgino e Filippo Gaudenzi. Sintesi del testo: «Non potete pensare di passarla liscia dopo quello che avete fatto: se non ci penseranno i prossimi direttori, ci penseremo noi colleghi incazz...».

Gli anonimi inviperiti, che si firmano Movimento Lavoratori Rai, indicano poi ai loro colleghi «troppo servili» la strada maestra: «Prendete il vostro bel fagottello e andatevene a Mediaset, dove potrete servire in maniera diretta e più efficace il vostro capo onnipotente». C'è l'aria pesante del redde rationem...

 

 

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