TOTO TATE! - DOPO LE DIMISSIONI ANTICIPATE DELLA DIRETTRICE GENERALE DELLA TATE, MARIA BALSHAW, SI APRE IL WALZER PER TROVARE IL SUO SOSTITUTO - ANTONIO RIELLO: IN POLE C'E' ALEX BEARD, CHE DIRIGE IL ROYAL BALLET & OPERA ED È UN PROFONDO CONOSCITORE DEL JET-SET LONDINESE. POTREBBE EMERGERE UNA FIGURA MOLTO MENO GLAMOUR, MA LEGATA AL "DEEP STATE" LABURISTA - IL PUNTO È CHE LA TATE SOFFRE PARECCHIO: DA QUANDO BALSHAW HA RIFIUTATO SUPPORTO DELLA "BP" (QUELLI DEL COLOSSO PETROLIFERO SONO STATI DEFINITI "SOLDI TROPPO POCO SOSTENIBILI") I BILANCI SONO IN ROSSO...
Antonio Riello per Dagospia
La Tate, fondata nel lontano 1897, è senz'altro l'istituzione artistica più rappresentativa della Gran Bretagna. Comprende, a Londra, la Tate Britain (Direttrice Karin Hindsbo) e la Tate Modern (Direttore Alex Farquharson). Vanno aggiunte la Tate St. Ives (situata in Cornovaglia, la Direttrice è Anne Barlow) e la Tate Liverpool (Direttrice Helen Legg).
La Direttrice generale, Maria Balshaw, ha annunciato pochi giorni fa che in Primavera darà le dimissioni, prima della scadenza naturale del mandato. È partito il Toto-Tate (con tanto di scommesse incluse, in Inghilterra si scommette su tutto). I nomi in "pole position" sono numerosi: Alex Beard è il favorito. Attualmente dirige il Royal Ballet & Opera. Profondo conoscitore del jet-set londinese.
sciopero degli impiegati della tate
Jessica Morgan, ha già lavorato per la Tate (l'installazione di Carsten Höller l'ha curata lei) ed è stata Direttrice alla Dia Art Foundation di NYC. E' considerata insuperabile nel fundraising (convincere gli sponsor a sganciare). Tristan Hunt, ha avuto molto successo al timone del Victoria & Albert Museum. Capace di visioni alternative e audaci in campo museale.
Victoria Siddall, una delle figure storiche della rivista Frieze e della omonima fiera d'Arte. Ora brillante capo della National Portrait Gallery di Londra. Ma, alla fine, potrebbe emergere una figura con meno glamour ma più legata al "deep state" del Labour. Chiunque sarà la prescelta (o il prescelto) non avrà un compito facile.
Il punto è che la Tate soffre parecchio. Intanto per cominciare ha seri problemi di denaro. Da quando la Balshaw ha rigettato il supporto della BP (quelli del colosso petrolifero sono stati definiti "soldi troppo poco sostenibili") i bilanci sono in rosso. A credito della dimissionaria c'è stato, negli ultimi anni, un notevole aumento dei membri della Tate (è arrivato a quasi 150.000 unità).
Ogni membro paga un fisso annuale che varia, a seconda dei casi, dalle 60 alle 120 Sterline. Comunque, malgrado il generoso supporto dello stato (circa 51 milioni di Sterline all'anno) e un bookshop abbastanza efficiente, la Tate, lo stesso, non ce la fa. L'integrità ecologica dura-e-pura non è stata premiata dai visitatori paganti come qualcuno forse si aspettava.
Inoltre sono stati decisi ed avviati costosi ampliamenti sia a Liverpool (ancora in corso) che a St. Ives. Se ci sono in generale meno visitatori che senso ha continuare ad ingrandirsi? Tra l'altro riempire degli spazi più ampi vuol dire dover spendere di più. Inutile aggiungere che queste località, a differenza di Londra, sono comunque lontane dai maggiori flussi turistico-culturali, manifestamente svantaggiate dalla loro logistica. A Londra le cose vanno solo un po' meglio.
Alla Tate Britain strutturalmente manca, per essere attrattiva sul piano delle masse, la grande stagione della pittura francese (Impressionisti e affini). Sono certo bellissimi i quadri di Turner e di Constable (c'è ora una bella mostra in corso proprio su loro due). Ma, di fatto, il museo è troppo British per smuovere un pubblico internazionale e generalista. Questa però non è di sicuro una colpa della Balshaw.
La Tate Modern - la frazione più importante - da qualche tempo non riesce a trovare il progetto giusto per la enorme Turbine Hall (in genere l'elemento più "sexy" di tutta l'istituzione). E' un magnifico contenitore, ma non semplice da riempire. La Balshaw (che è un po' fissata con le artiste e le opere tessili) ha in questo caso involontariamente appiattito la varietà delle proposte. Le sorprese sono davvero poche.
turner alla mostra turner vs constable
Sembra - con leggere variazioni - di andare a vedere sempre un po' la stessa mostra. Ma la cosa grave è che dalle statistiche qui risultano latitare soprattutto i visitatori più giovani. C'è di sicuro qualcosa che non funziona nell'offerta. E' vero che tanti adolescenti vivono in uno stato di semi-rincoglionimento da social, ma una realtà come la Tate dovrebbe pur sempre riuscire ad incrociarne almeno una certa parte. L'Arte Contemporanea non è più "cool".
A rendere le cose ancora più difficili è l'agitazione dei dipendenti della Tate. In Novembre c'è stato un clamoroso sciopero: gli stipendi aumentano decisamente meno dell'aumento dell'inflazione e ci sono stati sostanziosi tagli al personale. E' in crescita un consistente malcontento. Stavolta lo "Stato Maggiore" della Tate, perennemente impegnato a cercare l'Inclusività, sembra si sia dimenticato di "includere" chi ci lavora. Un curioso paradosso. Con un briciolo di fantasiosa ironia potrebbe addirittura apparire come una provocazione artistico-concettuale.
sciopero degli impiegati della tate
sciopero degli impiegati della tate
sciopero degli impiegati della tate
tate modern london 01
constable alla mostra turner vs constable
tate modern interior
tate st ives
alex beard
riello as art detective photo by michele stanzione
tate modern london 02



