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VESPA PUNTO SUL VIVO - BRU-NEO REPLICA AL “FATTO” SUI SUOI AFFARI CON VENETO BANCA: “I FORTUNATI AFFARI DI CASA VESPA DI CUI PARLA DISINVOLTAMENTE MELETTI SONO UNA PERDITA SECCA DI 213MILA EURO”. MELETTI: “SE È CONVINTO DI QUANTO SOSTIENE, INSULTI GLI ISPETTORI DELLA BCE”

1.LETTERA DI BRUNO VESPA AL FATTO QUOTIDIANO

 

bruno vespa (2)bruno vespa (2)

È affascinante la leggerezza con cui Giorgio Meletti, pur disponendo di carte riservate e potendo controllare le cifre al centesimo, spari con assoluta incoscienza ipotesi di guadagni nei miei rapporti con Veneto Banca totalmente fuori dalla realtà.

 

1 - Meletti parla di "non meno di 2-3 milioni di dividendi" ricevuti dalla mia famiglia dal 2001 al 2012. In realtà i dividendi sono stati 491mila500 euro netti così ripartiti: 31mila500 per gli esercizi 2001-2007 e 460mila per gli esercizi 2007-2011. Il rendimento netto annuo è stato dell' 1 per cento circa. I Bot avrebbero reso di più.

 

2 - Si dirà: ma intanto le azioni crescevano. Certo e la plusvalenza nasce da questo incremento. La plusvalenza incassata nel 2013 è stata , al netto delle imposte, di 913mila euro.

 

3 - La minusvalenza delle azioni che non ho venduto è stata di 1.126mila euro. Sensibilmente maggiore di quella comunicata a Report (873mila euro) perché intanto le azioni sono state valutate 0,10 euro.

bruno vespa matteo renzi e fabiola gianottibruno vespa matteo renzi e fabiola gianotti

 

4 - Quindi il 'colpo fortunato della famiglia Vespa', 'i fortunati affari di casa Vespa' di cui parla disinvoltamente Meletti sono una perdita secca di 213mila euro. Non male per uno che era nella manica dell' amministratore delegato.

 

5 - Dopo l' articolo di Meletti, sia Consoli che il dirigente che si occupava dei miei risparmi mi hanno confermato che nel 2010 dopo il reportage dell' Espresso chiesi di vendere le azioni. Il dirigente ricorda anche nel 2011 mi fu impedito di vendere azioni per comperare i Bot che con lo spread altissimo rendevano il 7 per cento. La richiesta di vendere è stata ripetuta e costante e avvenne parzialmente nel 2013 quando la bufera che avrebbe investito la banca era lontanissima. Altrimenti avrei venduto tutto. Se ci sarà un giudizio, li chiamerò entrambi a testimoniare.

bruno vespa photobomb frank matanobruno vespa photobomb frank matano

 

6 - È imbarazzante (per chi lo scrive) immaginare che in una cena a casa mia dell' estate 2010 dovessi informarmi presso importanti banchieri sulla liquidità di Veneto Banca il cui amministratore delegato godeva di fama eccellente.

 

7 - Per completare i conti in tasca alla mia famiglia, vale la pena di precisare che il fatturato di Edizioni Fotogramma per la pubblicazione di una rivista di Banca di Roma/Capitalia alla quale hanno collaborato i più grandi imprenditori e giornalisti italiani non era di 1,2 miliardi di lire all' anno, ma di 853.755.355lire.

Bruno Vespa

 

2.LA REPLICA

Mi lusinga che un giornalista di tale fama mi attribuisca sullo scandalo Veneto Banca fonti migliori delle sue. Mai oserei paragonarmi. Mi lusinga meno che voglia dare a me la patente di "affascinante leggerezza e incoscienza". Se è davvero convinto di quanto sostiene, insulti gli ispettori della Bce. Il punto non sono le carte riservate ma le notizie pubbliche. Il punto non sono i 213 mila euro persi ma gli 11,3 milioni messi in salvo dall' amico banchiere.

 

giorgio melettigiorgio meletti

È tutto scritto in documenti pubblici che Vespa, tuttora azionista di Veneto Banca sia pur svalutato a 10 centesimi, dovrebbe conoscere. Gli ispettori Bce, non io, conoscono le carte riservate e non hanno trovato traccia di richieste di vendita delle azioni da parte della famiglia Vespa prima del maggio 2013. Comunque, ci sono già mille denunce di risparmiatori che non sono riusciti a vendere le proprie azioni.

 

Se, come afferma, nel 2011 gli fu impedito di vendere le azioni per comprarsi i redditizi Bot, che cosa aspetta a fare anche lui la sua denuncia? Infine, la mia osservazione sulle cene con Mario Draghi e Cesare Geronzi voleva essere ironica e mi scuso se non si è capito.

 

Certo che non doveva chiedere al governatore della Banca d' Italia e al boss di Capitalia se erano illiquide le azioni di Veneto Banca. Lo sapevano tutti, e Vespa almeno da quando "gli fu impedito di venderle", continuò a comprarne.

G. Me.

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