todde rwm

BOMBA O NON BOMBA? - MENTRE L'EUROPA FA DI TUTTO PER CONVINCERE GLI STATI A SPENDERE DI PIÙ IN ARMI, IN SARDEGNA SINDACATI E CITTADINI PROTESTANO CONTRO L'AMPLIAMENTO DELLA FABBRICA DI ARMI "RWM". ANCHE LA GIUNTA REGIONALE, GUIDATA DALLA GRILLINA TODDE, FA DI TUTTO PER OSTACOLARE L'ALLARGAMENTO DELL'AZIENDANELLA REGIONE, LA SOCIETÀ PRODUCE BOMBE D'AEREO (VENDUTE A TUTTI I PAESI NATO) E MINE NAVALI ORDINATE A MIGLIAIA DALL'AUSTRALIA PER ALLESTIRE UN MURO SUBACQUEO CONTRO LA MINACCIA CINESE...

Estratto dell'articolo di Gianluca Di Feo per “Affari & Finanza – la Repubblica”

 

FABBRICA Rwm

Il dilemma "Burro o Cannoni" fa discutere l'intera Europa e in Sardegna è stato spesso declinato in "Turismo o Poligoni" nelle manifestazioni contro le basi militari. Adesso però il problema è diverso e forse più dirompente, perché si tratta di decidere il futuro di un impianto per la produzione di armi. Una situazione in apparenza paradossale.

 

La Commissione di Bruxelles sprona a costruire in fretta altre industrie belliche, offrendo finanziamenti miliardari e regole semplificate, e tutti i Paesi fanno a gara per aprirne. Nel Sulcis invece esiste già una fabbrica pronta, con commesse per gli anni futuri, ma è stata bloccata dopo il completamento da una serie di iniziative amministrative.

 

bombe rwm 1

Ostacoli burocratici che in realtà testimoniano un'ostilità non soltanto politica, ma espressione di un sentimento sardo di insofferenza verso eserciti e cannoni che è stato capace di mobilitare consensi trasversali nella protesta contro le "servitù militari" dove si svolgono le esercitazioni. Il ritorno della guerra in Europa non ha cambiato questa indole che intreccia ambientalismo, pacifismo e indipendentismo.

 

La materia del contendere però è piena di contraddizioni. Anzitutto perché si va a ostacolare un'industria che esiste già da decenni e che dal 2022 non si ferma mai: i capannoni-bunker di Domusnovas sono attivi H24 sette giorni su sette, con un aumento continuo del personale impiegato passato da 300 a 480 dipendenti.

 

bombe rwm 2

Si tratta della Rwm, storica società bresciana oggi parte di Rheinmetall Italia, a sua volta posseduta dall'omonimo gruppo tedesco che più di ogni altro ha cavalcato il riarmo mondiale: dal 2022 la capitalizzazione a Francoforte è cresciuta del 2000% e non smette di accumulare ordini, puntando a quintuplicare il fatturato entro il 2030. Solo dall'inizio dell'anno la quotazione è salita del 217%.

 

Cosa realizzano in Sardegna? Soprattutto bombe d'aereo di ogni formato: è la più grande fucina europea di questi ordigni e, oltre alla nostra Aeronautica, rifornisce tutta la Nato. Il governo Conte mise il veto alle esportazioni verso Arabia Saudita ed Emirati, all'epoca coinvolti nel conflitto in Yemen: ora quelle per Riad sono riprese. Nessuna vendita a Israele dopo il 7 ottobre 2023, come ha imposto il governo Meloni.

SPESA MILITARE PAESI NATO

 

La seconda attività per importanza sono le mine navali, strumenti hi-tech dotati di un triplice sensore di progettazione italiana ordinate a migliaia dall'Australia per allestire un muro subacqueo contro la minaccia cinese. C'è poi una piccola catena di montaggio robotizzata per proiettili da 155 millimetri destinati all'artiglieria ucraina – circa 30mila l'anno - e ne è prevista una per i minuscoli "droni-kamikaze" Hero prodotti su licenza israeliana. Strumenti di morte, certo, ma destinati ai nostri aerei o a quelli dei Paesi alleati e amici, sempre nel rispetto delle leggi.

 

manifestazione contro l'export di armi ai sauditi

La disfida legale tra Rwm e Regione riguarda il raddoppio della fabbrica, anch'esso già esistente: è stato tirato all'interno dello stesso perimetro con una spesa di 45 milioni. C'erano le licenze edilizie, non la Valutazione d'Impatto Ambientale – VIA - perché già concessa all'industria per il primo impianto. Quando nel 2021 pure il nuovo è stato completato, le denunce delle associazioni locali hanno determinato un processo penale per abusivismo, chiuso in primo grado con l'assoluzione.

 

Contemporaneamente la Regione ha chiesto di fare una nuova VIA. Anche questa procedura sembra essere stata definita. Il 23 settembre l'assessore regionale all'Ambiente ha presentato un parere positivo. La giunta, su proposta della presidente Alessandra Todde, ha rinviato la decisione perché «pone questioni di particolare rilevanza e dal forte impatto, oltreché tecnico, economico, politico e sociale, che richiedono un accurato esame da parte di tutti gli assessori. Non possiamo ignorare che si tratta di un'attività che comporta rischi per il territorio e per la salute delle persone che lo vivono, a partire dagli stessi lavoratori».

roma, manifestazione contro il riarmo europeo

 

L'azienda si è rivolta al Tar che ha emesso una sorta di ultimatum: la Regione deve decidere entro sessanta giorni. Un altro degli aspetti contraddittori è che l'impianto si trova al centro di un distretto economico, il Sulcis, in profonda crisi. [...]

 

Il ministro Adolfo Urso ha cercato una mediazione: la partenza del "raddoppio" di Rwm offrirebbe subito 250 posti per assorbire parte dei cassintegrati rimanendo nella stessa zona. La bocciatura della Cgil è stata netta: «Il futuro dell'industria nel Sulcis – ha dichiarato il segretario generale sardo Fausto Durante – non può essere affidato alle produzioni militari.

 

rwm italia

Per le crisi Eurallumina, Sider Alloys, Portovesme Srl al momento il governo non avanza proposte concrete sul piano industriale ma indica solo una pericolosa scorciatoia: affidare la prospettiva economica del Sulcis all'economia di guerra. Una scelta sbagliata, contro la quale ci batteremo». Una linea dura, senza se e senza ma, condivisa da una dozzina di associazioni e appoggiata dal clero.

bombe rwm

 

Rwm in questa fase non rilascia commenti. È chiaro che Rheinmetall non cerca scontri e tiene viva la ricerca di un compromesso che prenda atto delle istanze sarde e delle strategie della Difesa Ue.

 

Questa vicenda mette a nudo come la mobilitazione dei territori e l'indecisione delle amministrazioni vadano a frenare le priorità di sicurezza nazionale che spingono per potenziare le capacità produttive. Gli accordi Nato impongono all'Italia di spendere il 5% del Pil per mettere a disposizione una quantità di uomini e mezzi: all'Alleanza non importa che siano o meno Made in Italy. [...]

alessandra todde giuseppe conteelly schlein giuseppe conte e il caso todde in sardegna - vignetta by usbergo

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