verdini berlusconi

2015, FUGA DA ARCORE – VERDINI PORTA VIA ALTRI SETTE DEPUTATI A BERLUSCONI AL GRIDO DI “MA CHE CI FAI ANCORA LÌ? FORZA ITALIA NON HA FUTURO” – IL BANANA FA IL SUPERIORE: “CHE VADANO PURE, SENZA DI ME NON ANDRANNO DA NESSUNA PARTE”

1. ESODO FORZA ITALIA, IN OTTO DA VERDINI

Carmelo Lopapa per “la Repubblica

 

VERDINI BERLUSCONIVERDINI BERLUSCONI

Glieli sta portando via uno dopo l’altro. Con una domanda retorica che, raccontano, sta funzionando da perfetta calamita, esca infallibile: «Ma che ci fai ancora lì? Forza Italia ormai siamo noi». Denis Verdini lavora da Verdini, nell’ombra e con profitto. Da ieri sette deputati già a lui vicini ma ancora iscritti al gruppo Fi, lasciano e danno vita ad “Ale” anche a Montecitorio. E con loro un senatore, Giuseppe Ruvolo (il terzo in meno di una settimana in uscita). Per Forza Italia è un’emorragia ormai senza fine.

 

Lascia il mini blocco meridionale composto dall’ex ministro siciliano Saverio Romano, dal collega calabrese Pino Galati e Ruvolo appunto. I capigruppo forzisti Paolo Romani e Renato Brunetta parlano ormai senza mezzi termini di «compravendita », «sporta della spesa». Silvio Berlusconi resta blindato ad Arcore e annulla l’attesa riunione di gruppo di oggi pomeriggio proprio coi senatori.

 

BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS

Doveva servire a serrare le file, antipasto della “discesa in campo” autunnale del Cavaliere, atteso anche sabato alla festa Atreju della Meloni e domenica dalla scuola di formazione politica della Gelmini. Tutto saltato: l’assemblea di gruppo rischiava di trasformarsi in uno sfogatoio, alle due manifestazioni si farà vivo con la solita telefonata. Nel partito il clima è spettrale. Sospetti reciproci di fuga, panico da abbandono del leader, la sensazione di essere già finiti sotto la cappa di Salvini.

 

LUCA DALESSANDRO E SIGNORA LUCA DALESSANDRO E SIGNORA

Dopo il Senato, dove a luglio è nato il gruppo, la saracinesca di Verdini si apre anche alla Camera. Sarà una componente del misto (ne occorrono 20 per il gruppo). Sono in sette a lasciare Forza Italia e passare col nuovo movimento ( Alleanza liberalpopolare- Autonomie) che per l’occasione sarà Ale-Maie, perché si aggiungono i quattro deputati eletti all’estero dell’omonimo movimento. E dunque: i forzisti Ignazio Abrignani, Luca D’Alessandro, Monica Faenzi, Giuseppe Galati, Giovanni Mottola, Massimo Parisi e appunto Saverio Romano, che coordinerà i parlamentari di Camera e Senato. E poi i quattro del Movimento associativo italiani all’estero: Franco Bruno, Renato Bueno, Mario Borghese, Riccardo Merlo.

ignazio abrignani e la moglie monicaignazio abrignani e la moglie monica

 

«Lasciateli pure andare questi traditori — minimizza da Arcore coi suoi Berlusconi — Dove pensano di andare senza di me? Io non li fermo di certo, non ho fermato neanche chi stava con me da vent’anni come Denis». Il fatto è che Verdini non si ferma, obiettivo venti deputati e venti senatori, racconta chi tesse le trame. Nel mirino ora ci sono 9 senatori Fi assai in bilico.

 

5ba24 giuseppe galati china girl5ba24 giuseppe galati china girl

Tutto sta terremotando. Gli ex An sono i più lesti nel guardare oltre. Andrea Ronchi con la sua “Insieme per l’Italia” ha dato appuntamento oggi pomeriggio in un hotel di Roma a Matteo Salvini, Raffaele Fitto, Maurizio Gasparri e altri sotto lo slogan “Ricostruiamo il centrodestra”. Bocceranno la corsa di Alfio Marchini a Roma, tanto per cominciare.

Un po’ tutto è nel caos. Il capogruppo forzista al Senato Romani dice che «col Pd ora si può aprire un confronto sulle riforme ». Il collega Brunetta stronca: «Opposizione contro le sedicenti riforme di Renzi».

 

MASSIMO PARISIMASSIMO PARISI

Proprio il capogruppo alla Camera è stato protagonista di un botta e risposta ancora più plateale, nel pieno della presentazione della kermesse del fine settimana della Gelmini sul lago di Garda. «Inutile girarci attorno, abbiamo un problema di leadership», dice il senatore Francesco Giro, riferendosi agli effetti della Severino. Brunetta irrompe: «Sbagliato, la leadership c’è ed è abbondante. Solo che non è eleggibile ». E Giro: «E ti pare poco?»

 

 

2. SAVERIO ROMANO: “CON DENIS AVREMO FUTURO,CON SILVIO NO”

C.L. per “la Repubblica

 

SAVERIO ROMANO SAVERIO ROMANO

«Berlusconi? Non offre più alcun progetto. Io almeno non lo vedo. Assistiamo giorno dopo giorno al declino di un partito che per anni è stato il riferimento dei moderati italiani, declino per incapacità di rinnovare una leadership non più spendibile, perché il board è passato a figure francamente modeste, per la cessione di sovranità a Salvini. Io mi riprendo libertà di parola e di azione ». Saverio Romano è solo l’ultimo ex ministro di Fi a dire addio al Cavaliere (prima di lui Fitto). Lo fa con una lettera con cui, assieme al collega deputato Pino Galati e al senatore Giuseppe Ruvolo, saluta il leader «con affetto» ma «non ci piace un partito non partito».

 

Perché passate con Verdini? Che progetto offre invece lui?

«Con altri colleghi di Fi abbiamo condiviso il disagio, quindi l’esigenza di rappresentare i nostri territorio in un’area di centro di ispirazione riformista ».

 

Volano accuse di compravendita.

ABBRACCIO TRA BERLUSCONI E SAVERIO ROMANOABBRACCIO TRA BERLUSCONI E SAVERIO ROMANO

«Le accuse infamanti e senza prove qualificano chi le muove. Denis ha avuto il merito di costruire un percorso di alleanza istituzionale per dare continuità e slancio a una legislatura altrimenti destinata all’esaurimento».

 

Insomma, è una polizza assicurativa per arrivare a fine legislatura?

«No, è un progetto credibile per il futuro dei moderati. Verdini, nonostante Berlusconi abbia rotto il patto per le riforme, sta difendendo quell’intesa con coerenza. E da questa intuizione nasce un’opportunità per la riaggregazione del centro».

 

Perché ha rotto con Fitto?

FRANCESCO SAVERIO ROMANO FRANCESCO SAVERIO ROMANO

«Non si può coltivare uno spazio politico che abbia come king maker Salvini, a meno che non si scelga di essere subalterni alla Lega populista. Io e i miei amici sinceramente non siamo interessati».

 

Con l’accordo nel Pd, Verdini e i suoi non saranno determinanti sulla riforma.

«In apparenza no. Politicamente a quel progetto però diamo sostanza. Non è la vocazione al soccorso che ci ha spinto».

 

saverio romano foto mezzelani gmt saverio romano foto mezzelani gmt

No? E cosa?

«Una prospettiva politica che costruiremo giorno dopo giorno».

 

Già, ma ora chi vi ricandida?

«Il cammino verso il 2017, se non 2018, è ancora molto lungo».

(c.l.)

 

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?