
ABBASSIAMO I TONI? COL CAZZO, ALZIAMO LE MANI! - SIAMO ALLE COMICHE: DOPO AVERCI SBOMBALLATO GLI ZEBEDEI PREDICANDO PIÙ SERENITÀ NEI RAPPORTI TRA AVVERSARI POLITICI, I DEPUTATI DI ACCAPIGLIANO A MONTECITORIO! - LA ZUFFA È SCOPPIATA DOPO L'APPROVAZIONE DEL DISEGNO DI LEGGE SULLA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE: I COMMESSI HANNO FATICATO A EVITARE LO SCONTRO TRA PAOLO BARELLI (DI FORZA ITALIA) E IL CINQUE STELLE LEONARDO DONNO - TAJANI DICE SI ESSERE STATO MINACCIATO DA ENZO AMENDOLA (CHE SI DIFENDE: "SIAMO AL RIDICOLO") - VIDEO!
Con 243 voti a favore e 109 contrari, la Camera ha dato il via libera alla riforma della Giustizia. È il terzo semaforo verde della riforma fortemente voluta dal governo e che ora dovrà fare un quarto passaggio al Senatohttps://t.co/9dZBFUelBg pic.twitter.com/aQwua01rBb
— L'Espresso (@espressonline) September 18, 2025
Estratto dell'articolo di Alessandro Di Matteo per "la Stampa"
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La riforma che tanto voleva Silvio Berlusconi è quasi realtà, la Camera approva la riscrittura della Costituzione sulla giustizia e avvicina la separazione delle carriere dei magistrati, per anni "pallino" del fondatore di Fi. Persino Marta Fascina, l'ultima compagna del Cavaliere, quasi sempre assente a Montecitorio, si presenta per un voto fortemente simbolico per il centrodestra, mentre il ministro Carlo Nordio festeggia «con uno spritz».
In Parlamento manca solo l'ultimo passaggio, la quarta lettura in Senato come prevede la Carta, ma di fatto è solo una formalità e la vera ultima sfida sarà al referendum confermativo: la riforma passa infatti con 243 voti, più di quelli che il governo ottenne al momento dell'insediamento (hanno votato a favore anche Azione e i Liberaldemocratici di Luigi Marattin, astenuta Iv), ma meno dei 267 necessari per evitare la conta tra gli elettori.
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Un duello maggioranza-opposizioni che potrebbe tenersi già in primavera, aprendo di fatto la volata per le politiche, e che sarà senza esclusione di colpi, come dimostra anche la quasi-rissa che si è scatenata dopo il voto dell'aula. Meloni festeggia: «In attesa dell'ultimo ok da parte del Senato, avanti con determinazione per consegnare alla nazione una riforma storica e attesa da anni.
Portiamo avanti il percorso della riforma della giustizia. Continueremo a lavorare per dare all'Italia e agli italiani un sistema giudiziario sempre più efficiente e trasparente».
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Il leader di Fi Antonio Tajani aggiunge: «Si compie un percorso cominciato trent'anni fa, con le battaglie garantiste del presidente Berlusconi, e che affonda le sue radici nel pensiero di Giuliano Vassalli e nelle idee di Giovanni Falcone. Una riforma per la magistratura, che ha tutto da guadagnare dallo smantellamento del sistema correntizio». [...]
In aula, appunto, si sfiora la rissa. Accade poco dopo il voto, e in realtà è un imprevisto. Prende la parola Chiara Braga, Pd, in teoria per cambiare argomento. Le opposizioni hanno preparato una protesta, un'occupazione dell'aula, per obbligare il governo a rendere comunicazioni al Parlamento su Gaza.
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La capogruppo dem in un passaggio critica Tajani accusandolo di avere applaudito il sì alla riforma della giustizia: «Il Governo dovrebbe alzarsi e rispondere a quello che abbiamo chiesto da giorni, su quello che sta accadendo a Gaza, invece di fare questa scena patetica di cui anche il ministro degli Esteri si è reso protagonista».
Tajani replica, punta il dito verso le opposizioni, scoppia un parapiglia, con Braga che prova a frenare i suoi: «Non adesso, non adesso…». La scintilla è ormai scoccata, i commessi faticano ad evitare lo scontro fisico tra Paolo Barelli (Fi) e Leonardo Donno (M5s), Tajani riferisce di essere stato minacciato da «un ex ministro» (Enzo Amendola del Pd), l'esponente dem ribatte: «Siamo al ridicolo, abbiamo solo cercato di spiegargli quali sono le regole di rispetto e serietà che dovrebbero valere in Parlamento».
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La seduta viene sospesa, il presidente della Camera incontra i gruppi di opposizione e accetta di bloccare i lavori fino a martedì, in attesa di sapere se il governo andrà in Parlamento su Gaza. La polemica però non si esaurisce. Elly Schlein definisce la riforma solo «propaganda» costruita per fare dei magistrati «un capro espiatorio a cui addossare ogni colpa dei loro fallimenti. E oggi tocca ai giudici».
Per M5s non siamo di fronte ad una riforma della giustizia ma alla «vendetta di un governo che dal primo giorno ostenta pubblicamente fastidio e anche intolleranza verso chiunque faccia da contrappeso democratico e legale alla sua azione». E la resa dei conti sarà il referendum. Dice Schlein: «Continueremo la battaglia anche attraverso il referendum costituzionale». Aggiunge Angelo Bonelli, Avs: «Andiamo al referendum e chiederemo alle cittadine e ai cittadini di difendere la giustizia». [...]
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