1- SA-BONA BEGAN CONFERMA AL “FATTO” DI ESSERE INCINTA, COME RIVELATO DA DAGOSPIA, MA LA REGINA DEL BUNGA CONTINUA A NON RIVELARE CHIARAMENTE CHI SIA IL PADRE 2- BANANONI PER SEMPRE! “NELLA MIA VITA HO SOLO UN MODELLO, UN IDEALE, UNA PASSIONE. È IL SIGNORE DI CUI MI SONO FATTA TATUARE LE INIZIALI. LA PERSONA PIÙ DOLCE DEL MONDO” 3- CERTO, CON LA FAMIGLIA SQUASSATA PER L’EREDITà, UN IMPERO TRAVOLTO DALL’EUROCRISI, AL CAVALIER POMPETTA MANCAVA SOLO UN’ALTRA BOCCA DA SFAMARE 4- MENTRE SOGNA LE ELEZIONI DEL RISCATTO, È SOLO, IN OSTAGGIO DI SALTIMBANCHI E SIGNORINE CHE BATTONO CASSA E PRETENDONO CASE E VITALIZI O PRESUNTE PATERNITà

Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"

L'inferno deve essere così. Senza Cancellieri tedeschi da ingiurare al grido di "culona", piazze da arringare, presidenti con cui alzare la voce: "Mister Obamaaa", ministri degli Esteri spagnoli a cui fare le corna. Un declivio scosceso e, qui sta il peggio, non scosciato da cui osservare malinconici il presente. Silvio, il trapasso, lo immaginava diverso. Qualche convegno, riposo, il riconoscimento dei "sacrifici" fatti per l'Italia.

Gli ex voto dei tanti Zelig interpretati nel suo ventennio da venerare, dal presidente operaio, in giù. È andata diversamente. Sberleffi, ingratitudine, guai giudiziari. Tra uno sfratto prossimo venturo (la Mondadori esiliata da Segrate), un processo milanese, una transizione sanguinosa con l'ex moglie, il tramonto repentino di calcio e cinema (svendita dei campioni al Milan, nera crisi di Medusa), i numeri traditori di Mediaset (utili in calo del 73%), alla porta sono rimasti solo i proci.

Vestiti da Ronaldinho o da D'Alema. Le tette in vista, ma senza tatto. L'animo gretto. La lista della spesa. Smart, monili, farfalline senza ali: "Amoreee, veniamo in cinque ad Arcore, ti dispiaceeee?". Questuanti, saltimbanchi, approfittatori. Silvio Berlusconi è un uomo solo. Tenuto in piedi dall'affetto di chi, in questi anni, non ha cambiato sponda. In attesa che l'usurpatore in piedi con i suoi voti abbandoni le prime pagine tornando alla grigia Bruxelles e alla sua raggelante monogamìa, Silvio sogna le elezioni.

Il lavacro del voto che con l'ultimo miracolo restituisca il taumaturgo alle Dacie con Putin, alle promesse che invariabilmente propina da decenni e agli affari che a Montecitorio, è dimostrato, fruttano guadagni e dividendi da reinvestire. Nell'attesa, Berlusconi si prepara a pagare ancora. All'orizzonte sente un ronzio, ma se proprio dovesse staccare un altro assegno familiare, contro le leggi dell'età e della ragione, lo farà a ragion veduta. A metà meriggio, in un caldo prìncipio di agosto, Dagospia incendia il quadro.

La bella Sabina Began, l'ape regina di tanta pubblicistica mistico morbosa sull'ex premier, esce dall'alveare. Secondo Roberto D'Agostino, che la incontra nel tempio del purismo giapponese, l'ortodosso ristorante Hamasei nel centro di Roma, dubbi non ci sono. La verità è cruda. Guizzante come un pesce d'aprile. Un trancio di surrealismo che confonde i profili, altera le percezioni, e precipita dalle parti di Buñuel. Il fascino discreto dell'improbabile coincide con il desiderio di Sabina.

Aspetterebbe un bambino, Began. Il padre, tra un'ambiguità e una mezza ammissione, sarebbe Silvio Berlusconi. Il sogno di un'esistenza intera già rivelato in radio non più di un mese fa: "Io Silvio l'ho sempre amato e lo amo ancora. È stato l'uomo più importante della mia vita e ora che è meno impegnato vorrei fare un figlio con lui". A Dago (che legge il "dico non dico" da uomo di mondo e sospetta prossime remunerate rivelazioni a singhiozzo su qualche settimanale specializzato) la 38enne non nega: "Ma chi vuoi che sia il padre".

Al Fatto Quotidiano che la scuote dal beato torpore della maternità, Began regala un rosario di ipotesi. Le facciamo gli auguri e lei flatua un "grazie". Poi si impegna a confermare il teorema d'agostinesco: "Non posso parlarne proprio di questa cosa, cerchi di capirmi" e quando la imploriamo appellandoci al diritto/dovere di informare: "Non ci impedisca di dare al Paese la notizia", si schermisce alla croata. Ride.

L'argomento però è serio, così insistiamo. Silvio il qualunquista, non è un uomo qualunque. Lei concorda: "Nella mia vita ho solo un modello, un ideale, una passione. È Il signore di cui mi sono fatta tatuare le iniziali. La persona più dolce del mondo. Mai cambiata nei miei riguardi, neanche nelle difficoltà". Ora che l'assalto dell'inattività presenta il conto, giura Sabina, Silvio è sempre lo stesso: "Anzi, forse è persino meglio che in passato" .

Con l'ipotetico padre - complice anche il rebus sulle sue possibilità procreative dopo il tumore alla prostata -, l'uomo che dalle parti delle ascelle, testuale: "ha l'odore di un bambino", Began si sente spesso: "Ultimamente è meraviglioso. Gli errori gli hanno dato forza, le amarezze lo hanno strutturato. Certe cattiverie, invece di distruggerlo, gli hanno fatto bene. Ha rinnovata voglia di fare delle cose, dimostrando quello che ha nel cuore". Tremiamo per la rivelazione, ma continuiamo ad ascoltarla: "Si può imparare anche a 80 o 90 anni".

Le facciamo notare che il fanciullino che abita Berlusconi potrebbe offendersi e Began si allarma: "Parlavo in astratto". Poi, tratta a fondo dall'amore, riannoda il filo: "Lo adoro e il male, le assicuro, non lo ha scalfito. Di quelle brutte persone che lo frequentavano, le ragazze, il diavolo incarnato, non voglio più parlare". Ora c'è altro: "Vorrei focalizzarmi sul bello, sulla serenità, sulle vacanze". A Villa Certosa? "Lei è simpatico, mi fa ridere" (arrossiamo) "ma il luogo di villeggiatura è una cosa privata". Almeno il nome, Sabina, almeno il nome. Se sarà maschio, fornirà materia a Monsieur de La Palice. Se femmina, chissà. "Non le dico nulla". La nazione prega. Veglia esotica. Le Bahamas, forse, non sono così lontane.

 

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