AMORI BOLLATI - ADORATA DA UN PAVESE (LETTERA DISPERATA) E DOTATA DI UN FASCINO IRRESISTIBILE ROMILDA BOLLATI SI CONSIDERAVA ‘L’ANIMA PRATICA DEL FRATELLO GIULIO (A LUNGO ALTER EGO DI EINAUDI) - SPOSÒ IL LEADER DEMOCRISTIANO BISAGLIA CHE POCO DOPO MORÌ IN UN MISTERIOSO INCIDENTE IN BARCA…

1. ADDIO A ROMILDA BOLLATI - IL FASCINO DISCRETO DELLA CULTURA
Mauro Baudino per ‘La Stampa'

Cesare Pavese si innamorò di lei, giovanissima e bellissima, scrivendole quelle «lettere a Pierina» che sono state per molto tempo un piccolo mistero nella storia dell'Einaudi. Negli anni eroici del primo dopoguerra, allo Struzzo, erano un po' diffidenti verso quella presenza elegante e discreta che trascorreva in punta di piedi per i corridoi della casa editrice dove il fratello Giulio, entrato nel '49, stava rapidamente diventando un grande protagonista, e nel tempo qualche volta anche l'antagonista dell'altro Giulio, cioè Einaudi. Poi, su iniziativa della celebre «Titta», temuta madre di Achille Occhetto, il gelo si sciolse e divenne finalmente una di loro.

Romilda Bollati di Saint Pierre si è spenta lunedì, a Torino. Oggi il funerale, che la famiglia ha voluto in forma privata. C'è però un versante pubblico, importante, non solo dal punto di vista imprenditoriale ma anche e soprattutto da quello culturale. Romilda Bollati se n'è andata a 82 anni, da presidente della casa editrice Bollati Boringhieri, l'ultima impresa cioè del fratello Giulio, acquistata da lei nel 1987. Giulio Bollati la diresse fino alla morte, nel '96, e la sorella ne continuò caparbiamente il lavoro. Solo nel 2009 decise di cederla, scegliendo il gruppo editoriale che offriva maggiori garanzie di continuità, di indipendenza e di rilancio, e cioè la Gems delle famiglie Mauri e Spagnol.

I risultati le hanno dato ragione, sia sul piano culturale sia su quello imprenditoriale, terreno dove peraltro aveva imparato a muoversi molto presto, quando alla morte del primo marito si ritrovò a dover gestire la Carpano. Era una donna forte, grande ammaliatrice dotata di una straordinaria energia; e nello stesso tempo non le piaceva apparire. In una delle rare interviste (detestava la scena, amava riservatezza e understatement) confessò a Mirella Appiotti, su Tuttolibri: «Sono sempre stata lo spirito pratico di mio fratello». Definendo non solo una personaggio, ma anche una visione della vita, un ruolo, un destino.

Legatissimi, i fratelli Bollati - tre, con una sorella più giovane - erano originari di Parma. La guerra, la lunga prigionia del padre, situazioni difficili anche economicamente avevano fatto sì che Romilda raggiungesse Giulio a Torino, e qui si fermasse. Divenne quasi per caso indossatrice per una importante sartoria, furono anni di educata bohème, di molte letture e di molti sogni, con il clan einaudiano degli Anni Cinquanta al gran completo, da Calvino a Vittorio Foa, da Massimo Mila a Carlo Levi, dalla Ginzburg alla Romano, le presentazioni interminabili, le vacanze a Bocca di Magra dove l'autore di Cristo si è fermato a Eboli si esibiva addentando e trangugiando polipi vivi.

Passano gli anni, e le strade dei due fratelli proseguono parallele. Mentre Giulio diventa condirettore dell'Einaudi e inventa collane come il «Nuovo Politecnico» o la «Pbe», Romilda sposa l'industriale Attilio Turati. Vedova, si ritrova a capo di una grossa realtà economica come la Carpano e Baratti, ovvero lo storico Punt & Mes e i cioccolatini. Niente di più torinese, si direbbe.

In realtà, un gruppo internazionale. Il suo fascino era considerato irresistibile. L'innamoramento, non corrisposto, di un Pavese ormai disperato dopo la fine della storia con l'attrice americana Constance Dowling, ce la tramanda poco più che adolescente come personaggio letterario, ingenuo e indifeso, in quel testo enigmatico che sono, appunto, le Lettere a Pierina (nomignolo derivato dal Saint Pierre del cognome).

Niente di meno realistico. Una volta a Capri, questi sono invece ricordi suoi, Severino Gazzelloni suonò per lei seduto al bar, dopo il concerto, solo perché aveva notato che non era in sala. Essere invitati da lei a Palazzo Carpano, a Torino, non era solo statuto mondano; e non era questione di grandi patrimoni, di aristocrazia o di borghesia.

Nel 1982 si risposò, ma lo seppero in pochi, sul momento. Si unì con Antonio Basaglia, politico democristiano e più volte ministro: matrimonio segreto, a Venezia; rito solo religioso, cioè non concordatario, non valido per lo stato civile. Appartenevano a mondi differenti, culturalmente e politicamente. Volevano stare lontani da qualsiasi forma di pubblicità e di pettegolezzo.

La sorte aveva però in serbo una prova durissima: poco più d'un anno dopo, Bisaglia morì in un banale incidente, sulla barca davanti a Portofino, con le ovvie conseguenze sui media, le dietrologie, le dicerie. Giulio, intanto, aveva lasciato l'Einaudi, prima per il Saggiatore poi per il gruppo Mondadori.

Una grande avventura editoriale e culturale era alle porte. Paolo Boringhieri, anche lui un einaudiano della prima ora, era disposto a cedere la casa editrice fondata nel '57 sulla base di un'attenzione particolare alla psicoanalisi e all'integrazione tra sapere scientifico e filosofico. Fu quasi naturale per i fratelli Bollati accettare la sfida e nell'87 lanciarsi nella nuova avventura. Insieme, come sempre. Da una parte lui, l'intellettuale lucido e irruento, e accanto lei, il suo «spirito pratico», come sempre appena un po' dietro le quinte. E come sempre, efficacissima.

2. L'ULTIMA LETTERA DI CESARE PAVESE: TI VOGLIO UN FALÃ’ DI BENE
Da ‘La Stampa'

Cara Pierina,
[...] tu, per quanto inaridita e quasi cinica, non sei alla fine della candela come me. Tu sei giovane, incredibilmente giovane, sei quello che ero io a vent'otto anni quando, risoluto di uccidermi per non so che delusione, non lo feci - ero curioso dell'indomani, curioso di me stesso - la vita mi era parsa orribile ma trovavo ancora interessante me stesso.

Ora è l'inverso: so che la vita è stupenda ma che io ne sono tagliato fuori, per merito tutto mio, e che questa è una futile tragedia, come avere il diabete o il cancro dei fumatori.

Posso dirti, amore, che non mi sono mai svegliato con una donna mia al fianco, che chi ho amato non mi ha mai preso sul serio, e che ignoro lo sguardo di riconoscenza che una donna rivolge a un uomo? [...] Non si può bruciare la candela dalle due parti - nel mio caso l'ho bruciata tutta da una parte sola e la cenere sono i libri che ho scritto. Tutto questo te lo dico non per impietosirti - so che cosa vale la pietà, in questi casi - ma per chiarezza, perché tu non creda che quando avevo il broncio lo facessi per sport o per rendermi interessante.

Sono ormai aldilà della politica. L'amore è come la grazia di Dio - l'astuzia non serve. Quanto a me, ti voglio bene, Pierina, ti voglio un falò di bene. Chiamiamolo l'ultimo guizzo della candela. Non so se ci vedremo ancora. Io lo vorrei - in fondo non voglio che questo - ma mi chiedo sovente che cosa ti consiglierei se fossi tuo fratello. Purtroppo non lo sono. Amore.
Cesare Pavese

 

 

ROMILDA BOLLATIcesare paveseROMILDA E GIULIO BOLLATI BOLLALTI c d ad b bd e e ac romilda bollati e antonio bisaglia Romilda Bollati TuratiBOLLALTI f a da e a a f e

Ultimi Dagoreport

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)

ignazio la russa giorgia meloin zaia fedriga salvini fontana

DAGOREPORT - MEGLIO UN VENETO OGGI O UNA LOMBARDIA DOMANI? È IL DILEMMA SPECULARE DI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI – L’APERTURA SUL TERZO MANDATO DEL NASUTO DONZELLI È UN RAMOSCELLO D’ULIVO LANCIATO VERSO IL CARROCCIO (ANCHE PER DESTABILIZZARE IL CAMPO LARGO IN CAMPANIA) - MA ALLA PROPOSTA S’È SUBITO OPPOSTO IL GENERALE VANNACCI – L’EX TRUCE DEL PAPEETE, CHE HA CAPITO DI NON POTER GOVERNARE TUTTO IL NORD CON L'8%, È DISPOSTO A CEDERE IL PIRELLONE A FRATELLI D'ITALIA (SI VOTA TRA TRE ANNI), MA LA SORA GIORGIA RIFLETTE: SOTTO LA MADUNINA COMANDA LA RUSSA, E SAREBBE DIFFICILE SCALZARE LA SUA PERVASIVA RETE DI RELAZIONI – I MALIGNI MORMORANO: VANNACCI AGISCE COME GUASTATORE PER CONTO DI SALVINI, PER SABOTARE IL TERZO MANDATO, O PARLA PER SE'?