fini tulliani

AMBASCIATORI DOUBLE FACE – CON FINI AL POTERE, TROVAVANO LA STANZA D’ALBERGO E L’IDRAULICO AL COGNATINO A MONTECARLO. CADUTO IN DISCRAZIA, TULLIANI VENIVA RESPINTO AL PORTONE – “NEL PRINCIPATO TUTTI SAPEVANO CHE FINI AVEVA COMPRATO UNA CASA” – IL FRATELLO DELLA MOGLIE VOLEVA LA RESIDENZA A MONACO

 

Andrea Ossino per “il Tempo”

 

GIANCARLO ELISABETTA TULLIANI - LABOCCETTA - GIANFRANCO FINI

Le garanzie in banca, i contatti delle agenzie immobiliari, quelli delle ditte che si occupano di ristrutturazioni o un semplice intervento per cambiare stanza in albergo: Giancarlo Tulliani era solito comporre spesso il numero dell' ambasciata italiana nel Principato. E mentre diversi diplomatici italiani si affrettano a spiegare di non aver «mai conosciuto Giancarlo o Elisabetta Tulliani», o ancora di non aver «mai parlato di affari nel Principato di Monaco», grazie alle domande degli inquirenti qualche circostanza singolare, alla fine, viene alla luce.

 

GIANCARLO TULLIANI

Il filone d' indagine relativo ai rapporti tra le ambasciate e Giancarlo Tulliani, cognato dell' ex ministro degli Esteri Gianfranco Fini, aveva destato la curiosità degli inquirenti dopo l' ultimo interrogatorio dell' indagato Amedeo Laboccetta. «Ricordo che accompagnai Giancarlo Tulliani al nostro consolato italiano a Montecarlo e lo presentai al console come cognato del Presidente della Camera - aveva raccontato agli inquirenti il 2 marzo scorso- Abbiamo chiesto se potessero darci riferimenti riguardo una immobiliare di fiducia del consolato e ci venne dato un bigliettino con indirizzo».

 

Franco Mistretta

Così il procuratore aggiunto Michele Prestipino e il sostituto Barbara Sargenti avevano deciso di approfondire la faccenda, ascoltando come persone informate sui fatti 3 diversi ambasciatori italiani che avevano lavorato nel Principato a ridosso delle faccende relative la casa di Montecarlo, l' appartamento lasciato in eredità ad An dalla contessa Colleoni e che i Tulliani avrebbero acquistato a prezzi ridotti grazie ai soldi sottratti al fisco italiano dall' imprenditore catanese Francesco Corallo, il «re delle slot».

 

DALL' ALBERGO ALLE DITTE DI RISTRUTTURAZIONE

Franco Mistretta è stato ambasciatore a Monaco dall' ottobre 2008 fino al 2010. È lui a rivelare come Gianfranco Fini avrebbe alzato il telefono per allertare i diplomatici dell' arrivo del cognato. «Ho conosciuto Giancarlo Tulliani per averlo ricevuto in ambasciata nel Principato di Monaco, credo nel 2009 - spiega agli inquirenti - L' incontro era stato preceduto da una telefonata di Gianfranco Fini che mi avvisava che sarebbe venuto il cognato a prendere informazioni. Effettivamente venne Tulliani a informarsi per ottenere la residenza a Montecarlo. Gli spiegai che non era molto semplice ottenere la residenza perché occorreva un titolo di proprietà o di locazione, e un conto in banca cospicuo».

FRANCESCO CORALLO

 

Così il cognato di Fini si sarebbe rivolto agli uffici consolari in diverse occasioni: «Quando venne per la prima volta in ambasciata mi chiese un albergo ottenendo una lista di alberghi accessibili (...) È ritornato dopo un paio di mesi dicendo che voleva ristrutturare una casa (...) Gli ho fatto dare l' elenco degli imprenditori, artigiani italiani di Ventimiglia che lavorano a Montecarlo per piccole lavorazioni, comunque gli abbiamo fornito l' indicazione delle due principali ditte di ristrutturazione che facevano grandi lavori edilizi nel Principato. So che Tulliani si rivolse a una di queste, la Engeco della famiglia Casiraghi, in cui lavora Luciano Garzelli. Lo so perché Garzelli, dopo qualche mese, mi disse che Tulliani si era rivolto a lui come parente di Gianfranco Fini e io gli confermai che era il cognato».

 

FINI E LA CASA DI MONTECARLO

Tulliani si sarebbe rivolto all' ambasciata per ogni incombenza: «So che era un tipo particolare - prosegue Mistretta - mi dissero che aveva chiamato l' ambasciata perché non gli volevano cambiare stanza in albergo». E ancora: «Con l' onorevole Fini non ho mai parlato di alcuna situazione, affare, persona che coinvolgesse il Principato di Monaco». Poi rivela: «Era evidente a tutti la sproporzione (in riferimento alla casa di boulevard Princesse Charlotte, Ndr) tra il valore di mercato, che era sul milione di euro, e il prezzo di acquisto che sarebbe stato intorno ai 370 mila euro. È noto che un appartamento di 40-60 metri quadrati valesse oltre un milione di euro».

Luciano Garzelli

 

«LA RICHIESTA DI SUGGERIMENTO DI UN' AGENZIA IMMOBILIARE»

Mario Polverini, ambasciatore a Montecarlo nel 2006, spiega come i contatti forniti dall' ambasciata a Tulliani appaiono «singolari»: «Eravamo molto prudenti e quando ci veniva richiesto un suggerimento, circa il nominativo di un legale o di un medico, fornivamo un elenco con più nomi senza alcuna responsabilità. Mi sembra singolare la richiesta di suggerimento di un' agenzia immobiliare affidabile per Montecarlo avanzata in Ambasciata dal momento che era noto ai più la circostanza della presenza di numerosi intermediari immobiliari di prestigio e totale affidabilità».

 

fratelli_tulliani - ELISABETTA E GIANCARLO

Il diplomatico aggiunge che già a quei tempi «nell' ambito della comunità italiana del Principato di Monaco si parlava dell' acquisto di questo appartamento da parte di un parente di Gianfranco Fini». Racconta anche una circostanza accaduta nell' anno in cui Gianfranco Fini dovette abbandonare la poltrona da presidente della Camera: «Nel 2013, in occasione di una delle feste nazionali italiane si presentò Giancarlo Tulliani, non invitato, ma non era in lista e non partecipò. Gli addetti alla sicurezza non lo fecero passare perché erano stati allertati sulla sicurezza».

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…