mussolini fascisti

"GLI ITALIANI SONO FASCISTI, AMANO OBBEDIRE” - ANDREA CAMILLERI CI RIFILA LA SOLITA SCULACCIATA ANTI-ITALIANA: “MI RICORDO CHE A 15 GIORNI DALL'UCCISIONE DI MUSSOLINI SUL MURO TORTO SPUNTÒ UNA SCRITTA: 'ARIDATECE IL CAPOCCIONE NOSTRO'. SE IL CAPO DICE SEGUITEMI, SEGUONO. LA DITTATURA O S'IMPONE CON LA FORZA O VIENE CHIAMATA DALL'IGNAVIA DEL POPOLO. E CREDO CHE QUESTO SIA IL CASO CHE PIÙ SI ATTAGLIA A NOI"

Da “Circo Massimo - Radio Capital”

 

andrea camilleri

Lo zoo di Camilleri. Aspettando il nuovo Montalbano ("lo sto scrivendo, sono a metà"), lo scrittore siciliano torna in libreria con "I tacchini non ringraziano" (edito da Salani e illustrato da Paolo Canevari): "Gli animali si comportano esattamente come noi, ma noi non sappiamo interpretare bene queste situazioni perché purtroppo non hanno il dono della parola. Se l'avessero, sarebbe spaventoso per noi uomini.

 

Darebbero giudizi peggiori di quelli della commissione europea sulla nostra manovra", dice Camilleri a Circo Massimo, su Radio Capital, "Il lupo azzanna quando ha fame, sennò sta buono. Noi ci azzanniamo per qualsiasi cosa, anche quando non abbiamo fame. E questo agli occhi del lupo credo sia assai riprovevole".

gattini su salvini 8

 

Quando gli si chiede quale sia l'animale che domina la scena, il papà di Montalbano non ha dubbi: "Il bufalo. Le bufale quotidiane sono veramente tante, il bufalo domina. Chi ne spara di più? Salvini. È un maestro di bufale difficilmente superabile. Ma anche il contorno salviniano non è da meno".

 

Il leader leghista, però, vola nei sondaggi: "Gli italiani hanno sempre desiderato l'uomo forte", riflette Camilleri, "Mi ricordo che a 15 giorni dall'uccisione di Mussolini sul Muro Torto spuntò una scritta: 'aridatece il capoccione nostro'. Diciamocelo francamente, gli italiani sono fascisti. Amano obbedire. Forse amerebbero meno combattere e morire. Ma se il capo dice seguitemi, seguono. La dittatura", continua, "o s'impone con la forza, e non è questo il caso, o viene chiamata dall'ignavia del popolo. E credo che questo sia il caso che più si attaglia a noi".

mussolini

 

Dal governo, e in particolare dal Movimento 5 Stelle, arrivano continuamente attacchi alla stampa: "Lei non trova pazzesco", si chiede Camilleri, riferendosi all'iniziativa di Repubblica al Teatro Brancaccio, sabato scorso, "che nel 2018 sia necessario fare un'assemblea per difendere la libertà dell'informazione? Io sono terrorizzato. Ci rendiamo conto che stiamo facendo passi indietro mostruosi, che l'Italia è un gambero?

 

Il solo pensare che la persona che ha un'idea diversa dalla tua sia un venduto, un pennivendolo o una puttana, è già il segno di una malattia grave nella testa di chi lo pensa. Una malattia che nasce dal potere", dice lo scrittore, "Si pensa che, essendo stato eletto, un individuo sia esente da un giudizio della magistratura e che sia perfettamente nella verità e nella ragione solo perché ha avuto dei voti. Queste sono distorsioni mentali spaventose, possono portano al peggio".

di battista randazzo

 

Oltre che ai giornalisti, spesso i politici se la prendono con le istituzioni, attaccandoli in quanto "non eletti": "È una follia. A questo punto", scherza, "lo si può applicare anche ai medici. Al mio dottore che mi dice di fumare meno perché ho 93 anni, io gli dico: ma lei è stato eletto?". Per il popolo italiano, nella mente di Camilleri c'è un altro animale: "In Italia c'è il più grande allevamento di struzzi esistente al mondo. Tutti con la testa sotto la sabbia. Poi qualcuno tira fuori la testa, dice che va tutto bene e la rituffa sotto la sabbia: questi sono ancora più pericolosi".

 

Per quanto riguarda la sinistra italiana, suggerisce Massimo Giannini, si può essere a un gruppo di serpenti che si mordono l'uno con l'altro? "Peggio", dice lo scrittore, "Sono la pelle del serpente. Quando il serpente fa la muta, rimane una cosa biancastra che ha il disegno del serpente. Ecco, loro sono la muta, la pelle del serpente. Un serpente ha più corpo, più vitalità, più capacità di movimento". In conclusione, Camilleri suggerisce: "Ci siamo dimenticati che apparteniamo allo stesso regno degli animali. Riconosciamoci in quel regno, forse miglioreremo".

 

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